Consorzi sul Pit: "La Regione ci ascolti e non sbaglierà"

Prove di dialogo tra i rappresentanti dei consorzi e assessore

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 settembre 2014 16:51
Consorzi sul Pit:

FIRENZE - "Il territorio non è loro, è nostro. E' dove abbiamo cresciuto i nostri figli e ci permette di dar loro pane e companatico". 

E' una delle frasi pronunciate nel corso dell'incontro organizzato lunedì 29 settembre dai principali Consorzi vitivinicoli toscani per la presentazione di comuni Osservazioni al Piano Paesaggistico adottato dal Consiglio Regionale lo scorso 2 luglio.

L'incontro è avvenuto dopo che una delegazione in mattinata aveva incontrato l'assessore regionale firmataria Anna Marson, nel quale era stata mostrata massima apertura. Motivo per cui i toni si sono ampiamente smorzati da come erano partiti nei giorni scorsi. 

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All'incontro erano presenti rappresentanti dei firmatari: Consorzio Chianti Colli Fiorentini, Consorzio Chianti Colli Senesi, Consorzio Chianti Rufina, Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, Consorzio del Vino Chianti Classico, Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, Consorzio della Denominazione San Gimignano, Consorzio di Tutela dei Vini di Carmignano, Consorzio di Tutela doc Bolgheri, Consorzio Tutela del Vino Morellino di Scansano, Consorzio Valdarno di Sopra doc, Consorzio Vini Cortona, Consorzio Vini Valdichiana Toscana, Consorzio Vino Chianti, Consorzio Vino doc Grance Senesi, Consorzio Vino Orcia, Ente Tutela Vini di Toscana. 

Nella lunga storia dei Consorzi toscani raramente si è raggiunta una così ampia unitarietà d’intenti, a dimostrazione del fatto che tutto il settore vitivinicolo toscano, senza distinzioni di sorta, condivide la medesima valutazione del Piano Paesaggistico e la medesima preoccupazione.

"Riconosciamo senza esitazioni - è stato detto nel corso dell'incontro - che esso contiene numerose e positive novità, soprattutto per quanto attiene l’attenzione posta sul consumo del suolo, ma per quanto riguarda gli aspetti agricoli e vitivinicoli non possiamo che ribadire il nostro negativo giudizio. Anzi, riteniamo che se fosse approvato così com’è stato proposto, questo Piano farebbe fare all’agricoltura toscana un salto indietro di decenni, producendo danni pressoché irreversibili all’economia, all’occupazione e persino all’ambiente di gran parte del territorio rurale.

È noto a tutti che senza un’economia competitiva anche il territorio deperisce, venendo a mancare quelle risorse che sono indispensabili alla sua cura e manutenzione. Nei giorni scorsi abbiamo definito questo Piano Paesaggistico “anacronistico e sbagliato” ed il nostro giudizio nel frattempo non è cambiato. È anacronistico nei suoi assunti teorici e nei suoi obiettivi pratici, perché punta alla ricostituzione di un paesaggio agrario che non c’è più, superato dalla storia dell’ultimo secolo.

Nel 2014 non si può seriamente pensare, come prevede in alcune parti il Piano, di ricostituire nelle nostre colline un paesaggio “agrosilvopastorale” quando l’assetto sociale che lo sorreggeva non esiste più da decenni. Per molti aspetti è un Piano che non si limita a trattare, come dovrebbe, del paesaggio e della sua tutela in un contesto dinamico, ma piuttosto si spinge ad indicare anche il tipo di economia che vi si dovrebbe praticare, senza preoccuparsi della sua praticabilità e dei suoi effetti".

"È sbagliato nel suo impianto normativo, perché complesso e vasto oltre ogni ragionevole misura, nonché incoerente e contraddittorio. Chiunque lo legga si rende immediatamente conto che non esiste nessuna precisa distinzione tra ciò che è prescritto e ciò che costituisce una semplice indicazione di metodo, 

lasciando un enorme potere discrezionale a quei funzionari pubblici che sono chiamati ad interpretarlo. In un Paese che non riesce a risollevarsi dalla crisi anche a causa della sua burocrazia, questo Piano prefigura un indubbio appesantimento degli oneri burocratici a carico delle imprese.Infine questo Piano ha una visione profondamente “anacronistica e sbagliata” della viticultura moderna, quella stessa viticultura che ha accompagnato e sostenuto la rinascita sociale ed economica delle nostre campagne.

Se il vino toscano ha raggiunto nel mondo una posizione di assoluta eccellenza, lo dobbiamo agli enormi investimenti delle aziende in impianti e tecnologie, oltre al lavoro appassionato e alle competenze di decine di migliaia di addetti. In tutto il Piano, ed in particolare nelle schede che trattano i singoli territori, la viticultura specializzata viene definita una delle criticità più rilevanti per l’assetto paesaggistico, arrivando addirittura a chiedere di prevenire “l’espansione ingiustificata della cultura viticola”.

"I viticultori non sono contro il Piano perché insofferenti alle regole, sono piuttosto contro “questo” Piano, per come è stato concepito e formulato. Il paesaggio toscano è un patrimonio fondamentale per gli stessi viticultori perché rappresenta un formidabile biglietto da visita nel mondo della nostra cultura, del nostro lifestyle, dei nostri prodotti: l’eccellenza del vino toscano è tutt’uno con l’eccellenza del paesaggio, la sua tutela è quindi un valore imprescindibile. Per questo sarebbe stato auspicabile il coinvolgimento del mondo vitivinicolo nella stesura del Piano Paesaggistico, per giungere a fissare poche e chiare regole. Non si tutela il passaggio trasferendo costi e oneri sulle spalle dei soli agricoltori, imponendo loro obblighi e burocrazia".

!Per questi motivi, perché siamo convinti del valore della partecipazione nelle scelte di governo, nelle nostre Osservazioni non ci siamo limitati a sottolineare puntualmente gli errori e le incongruenze, ma siamo andati oltre, proponendo di cambiare completamente la filosofia e l’approccio del Piano. Il paesaggio toscano è un valore condiviso dai cittadini come dalle aziende, così come devono essere condivise anche le politiche pubbliche di tutela. Al Consiglio Regionale e al Presidente Rossi vogliamo ribadire quanto abbiamo già detto: ripensateci, prima che sia troppo tardi.

E sull'incontro svoltosi con la Regione, commenta  il Presidente del Consorzio del Vino Nobile, Andrea Natalini. "Un tavolo di confronto che si poteva fare prima di oggi, ma che comunque dimostra un minimo di apertura al dialogo da parte della Regione". Ha definito così il Presidente del Consorzio del Vino Nobile, Andrea Natalini, l’incontro di questa mattina, tra la Regione e il Comitato dei Consorzi vitivinicoli di cui anche il Consorzio del Nobile è tra i firmatari. "Un’apertura arrivata in particolare dall’Assessore all’Agricoltura, Gianni Salvadori e dall’Assessore all’urbanistica Anna Marson – spiega Natalini – che ci fa ben sperare per quanto riguarda quelle parti del Piano di indirizzo territoriale (Pit) che è stato presentato mesi fa e che ci ha lasciato fin da subito sconcertati".

Il Consorzio del Vino Nobile è tra i principali firmatari del documento che questa mattina un comitato composto dai principali consorzi vitivinicoli toscani ha presentato alla Giunta regionale. "Già nei giorni scorsi abbiamo definito questo Piano Paesaggistico “anacronistico e sbagliato” ed il nostro giudizio nel frattempo non è cambiato – hanno indicato i Consorzi di tutela - questo Piano ha una visione profondamente “anacronistica e sbagliata” della viticultura moderna, quella stessa viticultura che ha accompagnato e sostenuto la rinascita sociale ed economica delle nostre campagne".

"Se il vino toscano ha raggiunto nel mondo una posizione di assoluta eccellenza – continuano i Consorzi -  lo dobbiamo agli enormi investimenti delle aziende in impianti e tecnologie, oltre al lavoro appassionato e alle competenze di decine di migliaia di addetti. In tutto il Piano, ed in particolare nelle schede che trattano i singoli territori, la viticultura specializzata viene definita una delle criticità più rilevanti per l’assetto paesaggistico, arrivando addirittura a chiedere di prevenire l’espansione ingiustificata della cultura viticola". Gli assessori regionali si sono detti pronti a tenere in considerazione le osservazioni dei consorzi. "Lo speriamo vivamente – conclude Andrea Natalini – perché se così non fosse sarebbe una profonda ferita, nonché un danno economico, per tutta la nostra viticoltura".

Il patrimonio “Nobile”. Cinquecento milioni di euro. E’ questa la cifra che quantifica il Vino Nobile di Montepulciano tra valori patrimoniali, fatturato e produzione. Nello specifico in oltre 200 milioni di euro è stimato il valore patrimoniale delle aziende agricole che producono Vino Nobile, 150 milioni circa il valore patrimoniale dei vigneti (in media un ettaro vitato costa sui 150 mila euro) e 65 milioni di euro è valore medio annuo della produzione vitivinicola.

Una cifra importante per un territorio nel quale su 16.500 ettari di superficie comunale, 2.200 ettari sono vitati, ovvero il 16% circa del paesaggio comunale è caratterizzato dalla vite. A coltivare questi vigneti oltre 250 viticoltori (sono circa 90 gli imbottigliatori in tutto dei quali 78 associati al Consorzio dei produttori) che nel 2013 hanno prodotto 56 mila ettolitri di Vino Nobile e circa 17 mila destinati a divenire Rosso di Montepulciano. Oltre mille i dipendenti fissi impiegati dal settore vino a Montepulciano, ai quali se ne aggiungono altrettanti stagionali.

Nel 2013 sono state immesse nel mercato circa 7,4 milioni di bottiglie di Vino Nobile e circa 2,5 milioni di Rosso di Montepulciano Doc, numeri in linea con l’anno precedente.

Sulla questione del Pit si pronuncia anche Fratelli d'Italia. "Modificare non basta: il piano paesaggistico toscano è da riscrivere. Siamo al fianco dei consorzi contro un Pit anacronistico e ideologico. La Giunta è riuscita a mobilitare un fronte di scontenti che non ha precedenti”.“Siamo al fianco dei consorzi vitivinicoli toscani - hanno commentatoil capogruppo Giovanni Donzelli e i consiglieri Paolo Marcheschi e Marina Staccioli - contro un piano paesaggistico dirigista, incomprensibile, ideologico e anacronistico. Con un piano costato ai contribuenti ben 1,3 milioni la Regione è riuscita nel non facile compito di riunire contro di sé non solo 19 consorzi ma un fronte ampissimo di categorie produttive e associazioni”. 

In sostanza si tratta di una bocciatura senza appello, che il gruppo regionale di Fratelli d’Italia muove alla giunta toscana dopo l’incontro tra i consorzi e assessori Anna Marson e Gianni Salvadori. 

“Prima gli autori del piano non hanno interpellato i consorzi, che rappresentano coloro che il territorio lo vivono e lo rendono produttivo – spiegano il capogruppo Giovanni Donzelli e i consiglieri Paolo Marcheschi e Marina Staccioli – e adesso provano una marcia indietro tardiva e solo parzialmente concreta. Eppure anche a detta dei consorzi le modifiche non bastano: interi capitoli di quel piano vanno riscritti, ripensati fin dalle premesse, perché così ricordano i piani quinquennali di staliniana memoria. Rossi, Marson e Salvadori sono riusciti a scontentare tutti, ci auguriamo che la voce all’unisono dei 19 consorzi e di tutte le associazioni che finora si sono pronunciate contro il PIT faccia comprendere alla maggioranza che quel piano è fuori dal tempo, dalla logica e dal buon senso”.

S.G.

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