Congiuntura Manifatturiera: ancora in negativo il IV trimestre 2014 (produzione -1,1%)

Migliorano le aspettative per il 2015. Risultati positivi soprattutto per farmaceutica, meccanica ed elettronica; arretramenti decisi per sistema-casa, agroalimentare e mezzi di trasporto. Pierfrancesco Pacini, presidente di Confindustria Toscana: "Scenario ancora incerto, ma con grandi opportunità per una Toscana di nuovo protagonista"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
31 marzo 2015 00:04
Congiuntura Manifatturiera: ancora in negativo il IV trimestre 2014 (produzione -1,1%)

I risultati dell’indagine Unioncamere Toscana – Confindustria Toscana sulle imprese manifatturiere con più di 10 addetti riportano una generalizzata flessione degli indicatori a consuntivo relativi al quarto trimestre del 2014. L’andamento della produzione industriale, che nel terzo trimestre 2014 si era fermato al -1%, in chiusura anno si attesta al -1,1% allineandosi al dato nazionale (in Italia – secondo Eurostat – la variazione tendenziale della produzione corretta per gli effetti di calendario ha segnato un -0,9% nel periodo in esame) ma restando ancora al di sotto della media dei paesi dell’Europa a 28 e, in particolare, della Germania.

"I numeri dell’economia toscana fotografano uno scenario ancora incerto, ma con grandi opportunità che imprese e territorio devono afferrare per uscire stabilmente dal tunnel" questo il commento del presidente di Confindustria Toscana Pierfrancesco Pacini sui dati congiunturali diffusi oggi.

In media d’anno la produzione 2014 si ferma al -0,7%: una performance meno negativa rispetto a quella del 2013 (-1,8%) e – soprattutto – a quella del 2012 (-4,3%). Con il 2014 si chiude tuttavia il terzo anno consecutivo di flessione dell’attività, sottolineando le difficoltà incontrate dalle imprese manifatturiere toscane nell’avviare una nuova fase di crescita ed il permanere di preoccupanti criticità legate, in particolare, all’indebolimento degli indicatori di domanda.

Approfondimenti

Il fatturato, che complessivamente flette nell’ultimo quarto dell’anno dell’1,3%, risulta soffrire anche sui mercati esteri (-1,8%), dove anche gli ordinativi, che negli ultimi anni avevano trovato slancio, risultano in frenata (-1,0%).

Le contrazioni registrate sul fronte dei mercati internazionali possono tuttavia rappresentare una battuta d’arresto che non altera il positivo trend di medio periodo: in media d’anno il fatturato estero cresce infatti per il quarto anno consecutivo (+1,3%), e gli ordinativi esteri per il quinto (+0,9%). Diversa natura ha invece il nuovo ripiegamento rilevato sul fronte del mercato interno, dove fatturato (-1,1%) e ordinativi (-1,6%) segnano un’ulteriore flessione, portando il dato complessivo del 2014 al -1,0% per il fatturato ed al -2,6% per gli ordinativi (terzo anno consecutivo di contrazione in entrambi i casi).

Restano invece stabili, rispetto alla fine del 2013, i prezzi alla produzione (dopo il -0,3% e il -0,1% dei precedenti due trimestri): in media d’anno, i listini di vendita segnano così un arretramento dello 0,1% compromettendo, quindi, margini di redditività e di autofinanziamento delle imprese.

Per quanto riguarda l’impiego dei fattori della produzione, il nuovo arretramento produttivo si accompagna poi ad un significativo calo del livello di utilizzo degli impianti, che scende di 2,5 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2013 (dal 79,2% di fine 2013 al 76,7% dell’ultimo trimestre 2014). In un contesto tutt’ora caratterizzato da una forte incertezza su tempi e modi di uscita dalla recessione, rallenta anche il fronte occupazionale: la variazione degli addetti scende, nel quarto trimestre 2014, al +0,6% dopo il +0,9% del terzo trimestre. Si tratta inoltre di un aumento che deve essere considerata con molta cautela, rappresentando – come vedremo meglio oltre – la sintesi di andamenti decisamente diversi fra un ristretto nucleo di medie-grandi imprese (in crescita) ed una vasta platea di piccole imprese che continuano a perdere occupazione.

Lo stesso miglioramento rilevato sul fronte della Cassa Integrazione Guadagni richiede di essere maggiormente approfondito. Le ore autorizzate di CIG per il manifatturiero toscano risultano infatti in flessione, nell’ultimo quarto del 2014, rispetto al corrispondente periodo del 2013 (-10,1%), con una riduzione sia della componente ordinaria che di quella straordinaria (-17,7%), che, come sappiamo, interviene in casi di riorganizzazioni, crisi aziendali o procedure concorsuali. Tale fenomeno potrebbe tuttavia trovare giustificazione sia nella “positiva” risoluzione di alcune criticità aziendali, sia nella “negativa” chiusura definitiva di alcune attività, con l’inevitabile uscita dal mercato del lavoro dei relativi dipendenti.

Ancora flessioni per le piccole imprese, arretrano anche le grandi

Dopo la lieve flessione del terzo trimestre, torna a migliorare la performance delle medie imprese, quelle cioè da 50 a 249 addetti. In termini produttivi l’ultimo quarto dell’anno raggiunge il +2,8% mentre il fatturato si ferma al +1,8%. Sostanzialmente stabili i dati relativi agli ordinativi mentre l’occupazione recupera dell’1,3%.

Il rallentamento produttivo delle grandi imprese (oltre 250 addetti) rilevato nel terzo trimestre (+0,6%) trova conferma, ed anzi peggiora, in chiusura anno. La produzione industriale per questo segmento aziendale si ferma al -1,1% mentre il fatturato scende addirittura del -2,1%. Bene il dato degli ordinativi, trainati soprattutto dal mercato interno, mentre quello estero arretra del 3,4%. In crescita, infine, il dato occupazionale (+3,1%).

Passando alle piccole imprese (10-49 addetti), il quadro appare tuttavia decisamente più preoccupante. La produzione e il fatturato flettono rispettivamente del 3,3% e del 2,8% mentre gli ordinativi segnano un calo del 3,4% a causa, soprattutto, del fronte interno, mentre quello estero si ferma al -1%. In flessione risulta infine anche il dato occupazionale (-0,7%), il dato peggiore fra le classi dimensionali prese in esame.

Eterogeneo il quadro settoriale

A livello settoriale il quadro continua ad essere assai diversificato, con realtà che continuano a registrare flessioni preoccupanti e altre che invece sembrano aver intrapreso cicli economici favorevoli.

I dati più positivi interessano la farmaceutica, che si muove intorno al +8%, l’elettronica (+3%), la meccanica (+1,2%) e la componente residuale delle manifatture “varie” (+1,3%), nonostante in tale ambito si registrino difficoltà per l’oreficeria.

Positivo anche il dato del tessile e abbigliamento (+0,7%), grazie soprattutto alla componente abbigliamento che, dopo un terzo trimestre molto negativo (-8,6%), in chiusura anno sale al +2% mentre il tessile si ferma al +0,3%.

Restando all’interno del sistema moda peggiorano invece i risultati del comparto pelli e cuoio (-5,1% dopo il -1,7% del terzo trimestre), mentre risulta stazionario l’andamento produttivo del calzaturiero (nell’indagine sul terzo trimestre era a -1,3%).

Forti perdite interessano inoltre i mezzi di trasporto (-7,5%), il comparto alimentare (-6,2%), il legno e mobilio (-5,8%) ed iminerali non metalliferi (-4,2%). Stabile, infine, la chimica, gomma e plastica (-0,2%).

Si arresta il miglioramento delle aspettative a breve degli operatori

Nonostante le difficoltà che i dati a consuntivo continuano a rilevare per il sistema manifatturiero toscano, il sentiment degli operatori per l’inizio del 2015 resta imperniato sul quadro di moderato ottimismo rilevato a partire dalla seconda parte del 2014. Il fatto che, tuttavia, la svolta positiva del ciclo economico e degli indicatori di consuntivo tardi a materializzarsi determina una interruzione del graduale miglioramento del clima di fiducia osservato da circa due anni a questa parte (il punto di minimo era stato toccato nell’ultimo trimestre del 2012).

Più che l’andamento a consuntivo, sulle aspettative degli imprenditori sembra aver giocato un ruolo positivo soprattutto il miglioramento del contesto economico, ed in particolare il processo di svalutazione dell’euro avviato dopo l’estate e gli interventi messi in campo in questo inizio d’anno dalla BCE a supporto delle condizioni monetarie dell’intera EuroZona: un mix da cui gli operatori si attendono un ulteriore incremento della competitività di prezzo delle proprie esportazioni, un sostegno alla domanda interna – fin qui fortemente penalizzata – e un’attenuazione delle difficoltà di accesso al credito/reperimento delle risorse necessarie per il finanziamento dei propri investimenti.

Le aspettative continuano ad essere positive soprattutto con riferimento all’evoluzione della domanda estera: coloro che prevedono un incremento della stessa superano infatti i “pessimisti”, gli imprenditori cioè che si aspettano una riduzione, di 6 punti percentuali. La tenuta della domanda estera si traduce in aspettative positive anche relativamente all’andamento della produzione, il cui saldo fra “ottimisti” e “pessimisti” si colloca anche in questo caso a +6 punti percentuali.

Per la domanda interna si conferma invece una situazione di equilibrio fra aspettative di crescita e di flessione, dopo saldi che fra il 2012 ed il 2013 avevano visto prevalere i “pessimisti” sugli “ottimisti” di quasi 20 punti percentuali. Ancora in terreno negativo è invece il dato occupazionale (-2 punti percentuali), che risente soprattutto – come anticipato – delle criticità tuttora attraversate soprattutto dalle piccole imprese.

Notizie correlate
In evidenza