Il burnout è una condizione di stress cronico nel contesto di lavoro che ha sintomi fisici, mentali e comportamentali. Troppo spesso viene sottovalutata e confusa con un affaticamento inerente alla vita lavorativa. La norma dovrebbe essere “Sto bene quando sono a lavoro”, se ci si è allontanati molto (o da molto tempo) dal poter fare questa affermazione è bene fermarsi a riflettere.
In genere la persona che soffre di burnout si sente impotente rispetto al contesto di malessere lavorativo che sta vivendo e diventa successivamente distaccato e cinico fino a rancoroso-aggressivo oppure apatico-depresso.
Prevenire o curare il burnout è una questione che riguarda tutti, non solo chi ne soffre. I colleghi della persona in burnout sanno bene quanto sia difficile stargli accanto e quanto possa essere a lungo andare “contagiosa” la sua condizione; i suoi familiari ugualmente conoscono le conseguenze sulla vita privata dello stress cronico sul lavoro; i datori di lavoro ed i responsabili vedono con i loro occhi quanto diventino poco produttive (e a volte assenteiste) i dipendenti in burnout quindi è davvero interesse di tutti riconoscere i segnali per poter intervenire in tempo sul malessere.
Cosa può aiutare? Migliorare la qualità della vita extralavorativa: curare la qualità del sonno e dell’alimentazione, ritagliarsi del tempo per se stessi, fare esercizio fisico ed avere contatti sociali soddisfacenti. Mantenere i confini e stabilire limiti. Questo è l’aspetto più importante ma anche il più difficile da attuare. In concreto è utile attenersi agli orari che scandiscono i tempi del lavoro da quelli della vita privata e fare la stessa cosa per quanto riguarda la “reperibilità” via smartphone, imparare a dire di no e a delegare, organizzare bene il proprio lavoro.