Calzature, truffa e bancarotta sequestrati 13 milioni di euro

Sono in corso di svolgimento anche diverse perquisizioni nelle province di Roma, Milano, Forlì, Ravenna e Teramo

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 gennaio 2015 15:44

Nella mattinata odierna, i militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Firenze stanno dando esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Firenze, su proposta del dott. Paolo Barlucchi della locale Procura della Repubblica diretta dal Procuratore Giuseppe Creazzo, nei confronti di due fratelli imprenditori forlivesi (D.A., classe 1973 e D.S., classe 1974) ed un imprenditore bosniaco (D.A. classe 1958), indagati, a vario titolo, per le ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta transnazionale, infedeltà patrimoniale, ricorso abusivo al credito e truffa. In fase di sequestro beni mobili ed immobili fino a concorrenza del valore di oltre 13 milioni di euro. Sono in corso di svolgimento anche diverse perquisizioni nelle province di Roma, Milano, Forlì, Ravenna e Teramo.

Il provvedimento nasce da una complessa attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Firenze e svolta dalle Fiamme Gialle fiorentine, a seguito del fallimento della società F.C. S.r.l. - impresa operante nel campo della produzione di calzature e prodotti antinfortunistici (già SAD PLASTIC S.r.l.) - che ha permesso di portare alla luce un sodalizio criminale che ha organizzato e materialmente eseguito la spoliazione di tutti i beni aziendali della predetta società, in danno dei creditori.

In particolare, le indagini svolte hanno consentito di accertare come i menzionati imprenditori forlivesi abbiano minuziosamente programmato il fallimento della loro società “spogliandola” completamente di attrezzature, merci, dipendenti e finanziamenti - per un valore complessivo di euro 13.356.000,00 –, trasferendo, detti beni, presso la controllata bosniaca “Sad Est d.o.o.” Inoltre, anche le quote sociali della società bosniaca, che inizialmente erano intestate ai due imprenditori, sono state cedute successivamente ad un prestanome (D.A.), già loro dipendente.

Il carattere della transnazionalità della condotta illecita ha consentito agli inquirenti di richiedere al G.I.P. l’emissione di un provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente del profitto del reato. 

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