Bekaert, Di Maio invoca il controllo dell'Europa e promette un freno alle delocalizzazioni

Stamani alla Camera l’informativa del Mise sulle crisi industriali. In Valdarno rischia di aprirsi una questione sociale

Redazione Nove da Firenze
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18 luglio 2018 13:19
Bekaert, Di Maio invoca il controllo dell'Europa e promette un freno alle delocalizzazioni

L’informativa urgente del ministro per il lavoro Luigi Di Maio sulle crisi aziendali italiane ha riguardato anche la Bekaert di Figline-Incisa in Valdarno."C'e' massima attenzione, da parte di questo governo, sulla delicatissima vicenda Bekaert, multinazionale belga che ha deciso di chiudere senza preavviso lo stabilimento di Figline e Incisa Valdarno per delocalizzare in Romania" le parole del ministro dello Sviluppo e del Lavoro Luigi Di Maio, riprese dall'Agenzia Dire.Si tratta di "salvare ben 318 lavoratori diretti e circa 100 dell'indotto (ovvero piu' di 400 famiglie)".

Per questo, spiega, "e' stata gia' presentata un'interrogazione alla Commissione Europea affinché venga fatta chiarezza su eventuali violazioni delle direttive UE da parte della Bekaert. Peraltro -osserva- durante l'incontro con l'azienda al Mise si e' registrata una mancanza di rispetto e di umanità da parte della multinazionale. Mi chiedo che senso abbia fare impresa in questo modo, senza un briciolo di responsabilità sociale". Il vice premier osserva che "con il decreto Dignità porremo un grande freno ai comportamenti alla Bekaert che si verificheranno in futuro, ossia alle delocalizzazioni.

Mi sto impegnando personalmente a sensibilizzare la proprieta' della multinazionale a collaborare con il governo italiano. La settimana prossima si riaggiorna il tavolo generale presso il Ministero dello Sviluppo Economico"."Oltre al pressing sulla Commissione europea "affinché venga fatta chiarezza su eventuali violazioni delle direttive dell'Unione europea", il vicepremier Luigi Di Maio, oggi alla Camera, nell'informativa sui tavoli di crisi, ha detto: "Sono impegnato personalmente a dialogare ulteriormente con i vertici della Bekaert", ma anche "con l'azienda che commissiona le principali commesse alla Bekaert, per riuscire a riportarli al tavolo e far capire che questa procedura di mobilita' va sospesa per trovare una soluzione per queste 300 famiglie".Sempre l'agenzia Dire riporta la replica dell'opposizione.

"Peccato che sia tardi - ha fatto notare il Pd - con Sara Moretto "Lei, ministro, arriva tardi. Lei ci ricorda l'interrogazione dei suoi colleghi parlamentari: se vuole, le giro la risposta che la commissaria europea ha già fornito ai colleghi Danti e Bonafe', dicendo che l'indagine è già stata aperta". Affermazione accompagnata dagli applausi del gruppo dei deputati Pd. E dopo aver contestato il dl dignita' e l'analisi sul problema delle delocalizzioni, ha aggiunto: "Ministro, le diamo un suggerimento: non si preoccupi dei voti, si occupi dei lavoratori, la smetta con la demagogia e si metta al lavoro.

Noi vogliamo misurarla sui fatti".

"Nella sua informativa, ministro Di Maio, per la vertenza Bekaert si registrano zero soluzioni e tanti spot. Intanto in Valdarno, con i 318 licenziamenti annunciati dalla multinazionale belga, rischia di aprirsi un’autentica questione sociale" questi i termini con cui il Vicecapogruppo di Forza Italia onorevole Stefano Mugnai ha replicato, stamani nell’aula della Camera. Mugnai invocava da parte del Governo «iniziative sollecite e decise e coinvolgimento di Pirelli», ovvero la vecchia proprietà, ma nell’informativa il Vicecapogruppo azzurro – coordinatore regionale del suo partito in Toscana – non ha trovato soddisfazione: «A seguito della chiusura dello stabilimento Bekaert, con la perdita di 318 posti di lavoro, la Toscana – ha ricordato Mugnai dal suo scranno a Montecitorio – rischia un impatto devastante, senza tener conto degli ulteriori condizionamenti negativi sul tessuto imprenditoriale locale.

L’età media dei lavoratori coinvolti è sui 50 anni: troppo giovani per andare in pensione e troppo anziani per trovare nuove occupazioni. Si tratta di un’età critica, in cui diventa quasi impossibile ricollocarsi. E la questione diventa anche e soprattutto sociale».Critiche aperte, da parte di Mugnai, alla qualità gestionale degli impegni del ministro: «Affrontare le crisi aziendali non significa, come ha più volte detto il ministro, affermare soltanto di stare vicino ai più deboli. Significa – incalza il deputato di Forza Italia – implementare politiche industriali capaci di sviluppare nuove iniziative imprenditoriali e, soprattutto, fare in modo che nuovi soggetti di caratura internazionale guardino o tornino a guardare al nostro Paese.

L’assistenzialismo non tutela la dignità. E’ invece il valore del lavoro la vera espressione della dignità dell’uomo». Dunque, la sferzata: «Nessuna soluzione per i 318 dipendenti di Figline Valdarno. Nessuna risposta concreta. Caro Ministro, la campagna elettorale è finita da un pezzo. Ha su di sé, di fatto, le deleghe di sei ministeri. La ‘plancia di comando’ è a sua disposizione. Adesso deve governare, lo faccia, con la responsabilità del ruolo».“Su alcuni temi, come le crisi aziendali, è possibile, anzi, necessario e doveroso remare dalla stessa parte.

Le crisi bisogna affrontarle, non solo dire che esistono. E c'è un caso emblematico; quello della Bekaert di Figline Valdarno da cui partire subito” così stamani il deputato fiorentino Gabriele Toccafondi ha portato all'attenzione del Parlamento e del Governo il caso Bekaert nel corso della discussione sulla conversione del cosiddetto “decreto dignità”.Toccafondi non ha lesinato critiche al ministro spiegando che quel decreto non sarà “assolutamente la soluzione al problema occupazione.

Anzi, leggendo la relazione tecnica, questa dice tutto il contrario. Perché il lavoro non si crea per decreto, non lo crea lo Stato, lo crea l'imprenditore serio che va aiutato e, lì, lo Stato deve intervenire”. Ma per il deputato di Civica Popolare è doverosa una sinergia fra maggioranza e opposizione per intervenire congiuntamente su “chi prende i soldi e scappa. Il Governo e tutti, maggioranza e opposizioni dobbiamo pretendere risposte”.“Il 22 di giugno scorso – ha ricordato Toccafondi - si sono presentati i rappresentanti dell'azienda e hanno annunciato la chiusura dello stabilimento e il licenziamento di 318 dipendenti diretti e altri 100 lavoratori dell'indotto.

Un fulmine a ciel sereno visto che solo una settimana prima l'azienda aveva trovato con i lavoratori l'intesa sul premio di produzione” Toccafondi ha ricordato anche l'intesa fra la multinazionale belga e il gruppo Pirelli, già proprietario di quello stabilimento, di quattro anni prima che aveva come base proprio la continuità produttiva e occupazionale. “Invece – ha fatto notare Toccafondi - ,tutti abbiamo il timore che questi quattro anni siano serviti per acquisire la conoscenza, il sapere, le competenze per poi, scappare.

Con in più la beffa che la produzione verrebbe spostata all'interno della Comunità europea”.

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