Banda ultra larga: entro il 2020 coperte tutte le aree bianche

#ToscanaDigitale, i sindaci pronti a raccogliere la sfida delle tecnologie. Firma con 73 Comuni per il rilascio veloce dei permessi. Bugli: "In Toscana sappiamo fare comunità: facciamolo"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 marzo 2017 07:41
Banda ultra larga: entro il 2020 coperte tutte le aree bianche

FIRENZE– 73 comuni firmeranno lunedì 13 marzo la convenzione con la Regione Toscana, il Ministero dello sviluppo economico e Infratel, società del ministero, per far arrivare la fibra ottica e la banda ultra larga nei loro territori, impegnandosi a svolgere rapidamente l'iter di tutti i procedimenti amministrativi e rilascio dei permessi necessari per gli scavi. Accadrà alle 12.30 nella palazina ex Fabbri al piazzale delle Cascine a Firenze e l'accordo riguarda le cosiddette zone bianche a fallimento di mercato, ovvero dove la fibra e internet ancora più veloce non potrebbe mai arrivare confidando solo sull'iniziativa imprenditoriale privata.

"La Toscana è stata tra le prime regioni ad investire sulla banda ultra larga – ricorda l'assessore alla presidenza e all'innovazione, Vittorio Bugli - Da anni siamo impegnati anche ad abbattere quello che in gergo si chiama digital divide e prima della banda ultra larga abbiamo investito anche sulla banda larga, per potarla anche in questo caso dove il mercato non avrebbe da solo mai investito". Assieme al ministero allo sviluppo economico la Regione ha così investito 72 milioni, riuscendo in meno di un anno e mezzo a completare le aree dove internet di fatto era inaccessibile e coprire circa il 98 per cento del territorio toscano.

Una giornata per fare il punto sullo stato di salute del digitale in Italia e in Toscana, sulle priorità e le strategie a sostegno dell'a pubblica amministrazione, dell’economia ma anche dell'inclusione e della crescita sociale. #ToscanaDigitale, si è tenuta ieri a Firenze tra il Teatro della Compagnia, Palazzo Panciatichi e Palazzo Bastogi, con la partecipazione di oltre 160 persone tra esperti, amministratori e portatori di interessi. I lavori dell’iniziativa, organizzata da Regione e Anci Toscana, si sono aperti in un affollato Teatro della Compagnia.

Dopo saluti dell’assessore regionale Vittorio Bugli, è intervenuto il presidente di Anci Toscana e sindaco di Prato Matteo Biffoni. “Anci ed i Comuni toscani si stanno muovendo: noi abbiamo la necessità di offrire a cittadini e imprese i nostri servizi nella maniera più efficace possibile, utilizzando le nuove tecnologie – ha detto Biffoni - Abbiamo pensato di promuovere le opportunità del digitale nei territori attraverso un gruppo di giovani amministratori, ed i risultati sono molto incoraggiati e positivi.

C’è ancora strada da fare, soprattutto nei piccoli Comuni, ma stiamo facendo un ottimo lavoro in sinergia con la Regione Toscana. Collaborando insieme, vogliamo fare della nostra regionale un punto di riferimento nazionale: i sindaci sono pronti a raccogliere la sfida”.

Quanto alla banda ultra larga, per navigare fino a 100 Mb al secondo, il primo bando da circa 29 milioni di euro risale a giugno 2015 e i lavori, che coinvolgono undici comuni, sono attualmente in corso. Riguardano Santa Croce sull'Arno, Pomarance e Bientina in provincia di Pisa, Roccastrada, Capalbio e Castel del Piano in provincia di Grosseto, Altopascio e Porcari in provincia di Lucca e ancora Cerreto Guidi (Firenze), Campo nell'Elba (Livorno) e San Marcello Pistoiese (Pistoia). Ora per completare entro il 2020 la copertura di tutte le aree a fallimento di mercato del territorio toscano ci sono 228 milioni. Metà risorse ce le mette la Regione, l'altra metà il ministero che sta anche provvedendo ad effettuare la gara di affidamento dei lavori del primo lotto di cui si prevede l'aggiudicazione entro il 31 marzo.

 Le infrastrutture sì certo, perché sono necessarie. Ma non basta solo la fibra o la banda larga e ultra larga, su cui la Toscana ha investito e sta investendo, non bastano nuovi e più servizi pubblici on line che pure ci sono e crescono per fare innovazione e creare una Toscana davvero più digitale. "Occorre fare comunità" dice dal palco del Cinema La Compagnia a Firenze l'assessore ai sistemi informativi della Regione Vittorio Bugli, riecheggiando un po' le parole di Zuckerberg, il fondatore di Facebook". "E fare comunità – prosegue Bugli - è qualcosa dal sapore antico che in Toscana, nonostante i noti campanili, sappiamo fare. Così come in Toscana grazie all'attivismo di tante imprese abbiamo percorso a passai veloci il cammino verso la società dell'informazi one e il mercato globale. La storia di internet in Italia passa da qui, grazie alle università e ai centri di ricerca ed eccellenza. Non si sono dubbi". L'importante, conclude, è fare squadra.

Inizia con un appello alla collaborazione e alla "creazione di un grande laboratorio diffuso" la giornata di Toscana Digitale, che a Firenze Regione e Anci, l'associazione dei Comuni, hanno organizzato ieri per fare il punto sugli interventi da mettere in campo, i tempi e le priorità per costruire una regione più digitale. "Lo raccogliamo volentieri e senza indugi" commenta ancora dal palco il presidente di Anci Toscana (e sindaco di Prato) Matteo Biffoni. Del resto l'obiettivo al centro della giornata – una tappa e non sicuramente un arrivo, "non il momento dei bilanci", come ricorda Bugli, "ma l'avvio di un percorso di ascolto, con le nostre idee ma che siamo pronti anche a mettere in discussione" – è in fondo la costruzione dal basso dell'agenda digitale toscana, in modo concreto e partecipato: per aiutare l'economia a crescere e i territori ad essere più competitivi, ma anche a sostegno dell'inclusione e della crescita sociale. Da scrivere entro la fine dell'anno.

Su Open Toscana uno spazio per segnalare criticità e proposteUna sezione su Open Toscana, la piattaforma avanzata della Regione tenuta a battesimo quasi tre anni fa, è a disposizione di chiunque voglia segnalare criticità e proposte. "Ci saranno naturalmente – dice Bugli – anche incontri e laboratori sul territorio". E il primo, quattro tavoli e oltre centocinquanta persone tra esperti, amministratori e portatori di interessi già prenotati per sedervi attorno, si aprirà oggi nel pomeriggio, tra Palazzo Panciatichi, Palazzo Bastogi il cinema La Compagnia".

Quattro tavoli come i quattro assi dell'agenda digitale: infrastrutture e cloud, servizi per la cittadinanza digitale e partecipazione, innovazione per la competitività delle imprese e la semplificazione dei procedimenti e dei processi – perché la vera sfida, è stato detto più volte anche stamani, è quella di pensare in digitale, non trasformare il cartaceo in digitale – e poi la scuola, le competenze e l'inclusione. Il maggior problema oggi della Toscana non è infatti tanto la tecnologia quanto le competenze.

Il 57% delle famiglie toscane (dati 2016) dice che non usano internet non perché internet non c'è ma perché non sanno cosa farne.

Tra due decenni metà mestieri scomparirannoMa cosa è l'innovazione? E soprattutto: ha davvero senso averne paura? "L'innovazione – afferma con convinzione l'assessore Bugli – rende i territori, anche piccoli, più competitivi". Uno studio dell'università di Oxford, ricorda ancora, dice però che il 47% dei lavori che conosciamo nei prossimi due decenni scomparirà. Si estingueranno tutte le professioni che possono essere sostituite da internet, affidate ad una app o a un robot o facilmente delocalizzabili.

"Resisteranno però i lavori altamente qualificati e creativi – sottolinea Bugli - Così come quelli poco qualificati, ma non sostituibili. Non ci sarà necessariamente neppure un aumento della disoccupazione, ma un cambiamento del lavoro. Ed anche di questo da amministratori dobbiamo preoccuparci, andando oltre una semplice politica di investimenti infrastrutturali: investendo sui giovani amministratori come volano di innovazione nella pubblica amministrazione, chiedendoci cosa accadrà all'artigianato toscano o come decideranno le loro mete i turisti, quante imprese toscane stanno perdendo il treno dell'innovazione, chi è nella frontiera dell'innovazione ma anche quante mamme sanno cosa fanno i loro figli sull'ultimo social network".

. Quattro progetti per un' Italia più sempliceA questo percorso di ascolto dal basso proposto dalla Toscana anche il ministero e il governo si dice interessato. Lo confessa Simone Piunno, responsabile a Roma del team di trasformazione digitale. "Il digitale procede lentamente in Italia ed è un problema del settore privato quanto di quello pubblico – dice - Mancano soprattutto le competenze tecniche". Su questo va recuperato il tempo perduto; con una formazione adeguata: pensando ai giovani ma anche agli anziani.

Intanto, sul fronte di una Pa più digitale, si lavora su alcune app e progetti. Li cita Piunno. Quello che va più veloce è Spid, una user e password sicura (e unica) per tutte le pubbliche amministrazioni: l'equivalente digitale di una carta di identità nel mondo reale, con già oltre un milione di identità rilasciate. E la Toscana è tra le regioni apripista. Si lavora anche agli open data: perché il patrimonio informativo che le pubbliche amministrazioni posseggono può aiutare lo sviluppo di attività economiche e decisioni informate da parte degli amministratori.

In Toscana viene già anche fatto. Ma poi ogni regione usa sistemi e piattaforme diverse e questo può essere un problema. A Roma lavorano anche ad un'anagrafe unica per tutta Italia, capace di raccogliere le informazioni oggi disperse in ottomila anagrafi comunali. Farebbe guadagnare efficienza e non obbligherebbe il cittadino a preoccuparsi di comunicare a ogni ufficio i propri dati. Ad oggi solo due Comuni in tutta Italia hanno uniformato gli standard. Si lavora anche ai pagamenti on line, più facili, verso le PA. Progetti concreti, da cui partire per un mondo davvero più digitale.

Vantaggioso per tutti. Con un monito però, che riecheggia più volte nella tavola rotonda che conclude i lavori della mattina. Lo ripete tra i tanti Andrea di Benedetto del Polo tecnologico di Navacchio. Siamo condannati ad innovare. "Se la Toscana si limiterà a digitalizzare giusto un po' le proprie aziende – dice – continueremo però a rincorrere. Se investiremo sulla formazione e scommettiamo su un'innovazione profonda, capace anche di creare nuovi soggetti economici, allora avremo ancora le nostre carte da spendere".

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