Banca Etruria: sparite le obbligazioni subordinate degli investitori

Almeno 30 mila toscani hanno perso in media 15-20mila euro. Il Codacons prepara una class action. In commissione regionale la voce dei piccoli azionisti di Mps

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 novembre 2015 16:39
Banca Etruria: sparite le obbligazioni subordinate degli investitori

Governo e Bankitalia hanno predisposto in tempi da record il salvataggio di 4 banche in dissesto, tra cui Banca Etruria con un’operazione che penalizza i piccoli risparmiatori. Il decreto che ha portato alla nascita della Nuova Banca Etruria, se da un lato garantisce la continuità dell’attività aziendale e, per ora, tutela i dipendenti, dall’altro pesa come un macigno sulle spalle dei vecchi azionisti e titolari di obbligazioni subordinate. L’art. 1 del decreto prevede, al primo comma, la costituzione di quattro enti-ponte bancari ai quali sono trasferibili azioni, partecipazioni, diritti nonché attività e passività delle banche in risoluzione. Concretamente ciò comporta la cessione di "attività non in sofferenza" agli enti-ponte bancari neocostituiti lasciando in capo alle banche in risoluzione la gestione delle "attività in sofferenza".

“Chi glielo dice a mio padre che ha perso tutto?: inizia così una lettera - arrivata a Federconsumatori Toscana - di un figlio di un anziano titolare di obbligazioni subordinate della Banca Etruria, su cui è calata la scure del Decreto di sabato approvato in Consiglio dei Ministri . Decreto che per il salvataggio della Banca stessa, con la costituzione di una nuova banca, lascia con l’amaro in bocca azionisti grandi e piccoli e risparmiatori che con fiducia sono stati consigliati a mettere i propri soldi in obbligazioni subordinate (quelle emesse dalla banca stessa ) e che oggi si trovano azzerato il loro valore.

Sono almeno 30mila i risparmiatori toscani di Banca Etruria in possesso di obbligazioni subordinate che ora valgono zero: mediamente hanno perso 15-20mila euro a testa. “E’ sicuramente un altro colpo al rapporto di fiducia tra cittadini e sistema bancario che in Toscana ha visto coinvolte migliaia di persone per le vicende di MPS e della Banca Popolare Vicenza ex CariPrato. Con la vicenda delle obbligazioni subordinate di Banca Etruria, c'è un problema sociale di una comunità che si impoverisce, riceviamo tante persone disperate che chiedono aiuto”, spiega Federconsumatori Toscana, che ((hanno illustrato stamani in conferenza stampa il presidente Fulvio Farnesi, Giuseppe Minigrilli e Pietro Ferrari dell'ufficio di presidenza) si adopererà su più fronti per tutelare le persone coinvolte: “Ci sono gravi responsabilità degli amministratori, del gruppo dirigente e degli stessi organi di controllo, Banca d’Italia e Consob.

Verifichiamo se ci sono i margini per l'intervento dei magistrati: stiamo lavorando nella raccolta dati in vista di esposto in procura. Temiamo che nella stragrande maggioranza dei casi le obbligazioni subordinate siano state vendute a soggetti che non avevano le caratteristiche (Mifid) per tale tipologia di prodotto finanziario (alto rischio). Vanno anche sollecitati i parlamentari toscani affinché in fase di conversione del Decreto si recuperi questa enorme ingiustizia. E bisogna capire con le Istituzioni se può emergere un soggetto terzo per attivare forme conciliative.

Invitiamo i cittadini interessati a segnalarci le loro situazioni”.

Forza Italia si è già attivata in difesa dei risparmiatori sia a livello locale, con la presentazione di un atto di indirizzo in Consiglio Comunale, che a livello parlamentare grazie all'impegno e all'interessamento dell'On. Bergamini, recatasi ad Arezzo per conoscere di persona la situazione creatasi all'indomani delle decisioni del Governo. In concreto, Forza Italia ha già presentato un emendamento, a firma dell'On. Bergamini, al decreto 183/2015 per introdurre una salvaguardia a favore di azionisti e obbligazionisti subordinati.

In pochi giorni la Confconsumatori di Grosseto ha ricevuto decine di titolari di obbligazioni subordinate Banca Etruria che lamentano le modalità di vendita del titolo, presentato come certo e sicuro ed invece risultato ad altissimo rischio di perdita del capitale. Sono prevalentemente famiglie che hanno investito modesti risparmi oppure le loro liquidazione confidando di mantenere intatto il loro capitale in cambio, peraltro, di interessi modesti. I titolari che sino ad oggi si sono rivolti allo sportello di Grosseto della Confconsumatori hanno nei loro portafogli obbligazioni per un controvalore di circa 900 mila euro. Si va da un minimo di 5 mila euro ad un massimo di 120 mila euro, che i malcapitati lavoratori e pensionati si sono visti bruciare dalla mattina alla sera. Confconsumatori ha chiesto, sul punto, l’intervento deciso del Governo affinchè venga rivista la decisione della Banca d’Italia di non trasferire le subordinate alla nuova società. Tuttavia le modalità di vendita dei titoli non sono apparse sempre in sintonia con le normative finanziarie e soprattutto con l’esperienza, il profilo di rischio e gli obiettivi di investimento del cliente. Sicchè è possibile verificare eventuali azioni verificando singolarmente la posizione.

Confconsumatori interverrà nei confronti della Banca d’Italia e Ministero dell’Economia per sostenere le ragioni dei piccoli risparmiatori. «Le conseguenze del salvataggio –dichiara Marco Migliorati presidente provinciale di Confconsumatori di Prato- riguardano soprattutto gli azionisti titolari di bond subordinati che hanno forzatamente contribuito al salvataggio delle banche con i loro risparmi, ora volatilizzati. Ora, come facciamo ormai da oltre 10 anni, lavoreremo per restituire ai cittadini il “maltolto” «Bankitalia – commenta Migliorati - ha decretato la trasformazione delle obbligazioni subordinate (emesse principalmente dall’anno 2011 in poi) in capitale, azzerandone il valore.

Per tanti obbligazionisti di Banca Etruria, si tratta di una sconcertante scoperta: erano convinti di aver acquistato un titolo remunerativo e sicuro e hanno visto sfumare tutto il loro investimento con il dissesto della Banca. Ciò, va precisato, vale solo per le obbligazioni subordinate».  La confconsumatori di Prato e' in prima linea nella battaglia a tutela degli azionisti della Banca Popolare di Vicenza, e adesso si trova anche dalla parte anche degli obbligazionisti di Banca Etruria.

«Abbiamo avvocati esperti in diritto bancario da oltre 10 anni che hanno vinto decine e decine di cause, non ci spaventa questa ulteriore causa - conclude Migliorati».

E da gennaio con l'introduzione del Bail-in i rischi per i correntisti aumenteranno. Il primo gennaio 2016 infatti entrerà in vigore la direttiva europea sulla risoluzione delle crisi bancarie, una vera rivoluzione per le banche europee, compreso quelle italiane. Ma soprattutto per i risparmiatori e titolari di conti correnti. Se fino ad oggi le banche sono state salvate anche con soldi pubblici - in tutta Europa lo si è fatto senza alcun vincolo, da gennaio 2016 in caso una banca sia in difficoltà non interverrà più solo il Fondo interbancario, ma dovranno farsi carico delle perdite anche i privati come gli azionisti, obbligazionisti e gli stessi correntisti. Continueranno ad essere garantiti i depositi fino a 100mila euro. Questo in gergo tecnico si chiama bail-in, difficile che correntisti e risparmiatori siano a conoscenza dei veri rischi e gli effetti collaterali della sua introduzione.

Il presidente Giacomo Giannarelli, M5S, tira le fila quasi alla fine dell’audizione di Romolo Semplici, il senese che ha portato in commissione d’inchiesta la voce di un piccolo azionista del Monte del Paschi. “La vera sfida – dice Giannarelli – è arrivare a un documento condiviso tra Consiglio e Giunta per attivare una commissione d’inchiesta parlamentare, che ha poteri di autorità giudiziaria”. Poteri, approfondimenti e indagini che Semplici invoca a più riprese, dinanzi ai commissari che indagano “In merito alla Fondazione Monte dei Paschi di Siena e alla Banca Monte dei Paschi di Siena e ai rapporti con la Regione Toscana”.

La storia di Semplici è la storia “di tanti a Siena”: ha lavorato al Monte, ne è stato correntista, ne ha sottoscritto le azioni: “sono pochissimi i senesi che hanno speculato, perché si tratta della proprietà di un pezzo di storia di Siena”. La sua, racconta, è anche una delle “poche voci contro le operazioni Antonveneta, e anche Banca 121”. “Dal 2005 sono stato uno dei pochi in assemblea, da piccolo azionista quale ero, a tentare di oppormi al disastro”. Da azionista Semplici ha perso poco ma, aggiunge, “so di chi ha perso 3, 400mila euro; ci sono stati dipendenti che hanno chiesto l’ancipazione del Tfr, e molti hanno perso quasi tutto”.

L’operazione Antonveneta “è il momento più deleterio, la fine della storia del Monte”. Semplici ha parlato in commissione di un sistema “ben collaudato”, di “responsabilità anche politiche”. “Più o meno tutti i partiti erano coinvolti, in particolare il Pds”, condividevano il quadro di sintesi o i silenzi su banca 121 e Antonveneta. “Il sistema Siena era imperniato su un partito e sui suoi personaggi quasi tutti senza competenze”. Le nomine che venivano espresse, secondo Semplici, non erano all’altezza.

Grande “protagonista” – “o grande assente” – è stata la Fondazione, all’interno della quale la Regione nominava un rappresentante, ricorda il senese che conclude: “Ho presentato un esposto a tutti gli enti e le istituzioni nominanti della Fondazione, ma non ho mai ricevuto risposta”.

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