Banca Etruria: mozione regionale per un piano salvataggio

Borghi: “Aprire tavoli di dialogo con obbligazionisti e community di risparmiatori on line” per valutare forme di garanzia per le aziende. Il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Stefano Mugnai: «Si usino le plusvalenze per ristorare i risparmiatori». Confconsumatori: «Pronti alle cause se passerà il decreto che abbiamo chiesto di modificare»

Redazione Nove da Firenze
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01 dicembre 2015 23:33
Banca Etruria: mozione regionale per un piano salvataggio

Firenze– Sì unanime dell’aula alla mozione per il piano di salvataggio di Banca Etruria con sede ad Arezzo. Il testo sostitutivo proposto dal Pd è stato condiviso da tutte le forze politiche e ha preso spunto da una mozione che era stata presentata dal portavoce dell’opposizione Claudio Borghi (Lega Nord). La mozione a firma di tutti i capigruppo consiliari affronta il problema del decreto salva banche e, nello specifico nei riguardi di Banca Etruria.

Il decreto ha imposto il salvataggio di Carife, Banca Marche, Carichieti e Banca Etruria ricorrendo ai fondi del sistema bancario ma anche con l’azzeramento del valore di azioni e obbligazioni di subordinate. Il testo condiviso anche dal Pd, è “di mediazione – ha detto Borghi, che ha illustrato l’atto in Aula – e impegna la Giunta a fare il possibile per aprire tavoli di dialogo con gli obbligazionisti e con i rappresentanti della community di risparmiatori on line” al fine di “approfondire – si legge nell’atto – le problematiche relative alla vicenda, anche per valutare la possibilità di attivare forme di garanzia per le aziende e i risparmiatori che hanno acquistato obbligazioni subordinate da Banca Etruria”.

La mozione impegna la Giunta regionale a farsi portavoce al Governo perché il decreto, ancora non convertito in legge venga modificato. Si chiede alla Giunta di “attivarsi nei confronti del Governo e del Parlamento affinché possano essere svolte ulteriori verifiche, a partire dal percorso parlamentare di conversione del decreto legge 183/2015 per mettere in atto tutte le azioni possibili per tutelare i piccoli risparmiatori, in particolare i sottoscrittori di obbligazioni subordinate di Banca Etruria”. “L’aspetto più grave del decreto – ha detto Borghi – è stato quello di retroattività. A cittadini comuni che avevano azioni della loro banca popolare senza conoscere il concetto di obbligazione subordinata, sono stati asportati con decreto tutti i diritti sia societari, in quanto azionisti, sia creditizi in quanto prestatori alla banca tramite delle obbligazioni subordinate”.

“Il decreto salva banche – ha detto Gabriele Bianchi (M5S) – viola gli articoli 3 e 53 della Costituzione ossia l’uguaglianza di fronte alla legge e la proporzionalità del prelievo fiscale in ragione della capacità contributiva. Siamo di fronte ad una moltitudine di favori al sistema bancario a scapito dei piccoli risparmiatori. Il Governo e Banca d’Italia hanno mal gestito la situazione”.

La vicepresidente Lucia de Robertis (Pd) ha ringraziato l’aula per l’attenzione e “la sensibilità dimostrate nei confronti di tanti risparmiatori sia privati che aziende che avevano in questi anni investito in una banca sul territorio. Abbiamo assistito a scene di grande disperazione di chi ha creduto in una banca presente sul territorio e da sempre accanto sia ai risparmiatori che alla piccola e media impresa”.

«Utilizzare le plusvalenze per ristorare i risparmiatori che hanno visto andare in fumo anni di risparmi per aver posseduto uno strumento finanziario di cui spesso erano addirittura inconsapevoli»: è questa una delle proposte enunciate in aula di Consiglio regionale dal Capogruppo di Forza Italia Stefano Mugnai rispetto alla questione del salvataggio della Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio. Inserita dal governo nel recente decreto cosiddetto ‘salva-banche’ BPEL, che ha sede principale ad Arezzo, è adesso al sicuro. Ma: «Nei nostri territori – ha raccontato Mugnai – incontriamo persone, famiglie, ditte… fette intere di popolazione che sono disperate perché i loro risparmi di tutta una vita oggi sono in fumo.

Questi cittadini non hanno più i loro risparmi, ed è difficile comprendere come e perché altre banche, come Monte dei Paschi di Siena, siano state sorrette col concorso della finanza pubblica mentre per BPEL si è scelto di far gravare il peso di anni di mala gestione sulle spalle dei risparmiatori». Avanti dunque, possibilmente uniti: «Oggi siamo qui a discutere una mozione condivisa da tutti i gruppi – ha osservato Mugnai – e questo è un fatto importante. Ora però diamo un segnale forte su ciò che si può fare.

Alla Camera ci sarà un emendamento di Forza Italia su cui sarà bene convergere, così come ritengo che andrebbe sposata e portata avanti in maniera condivisa l’idea del Pd di attivare dei tavoli con i parlamentari, soprattutto quelli dei territori dove BPEL ha maggior diffusione. Va bene tutto, percorriamo ogni strada con un unico obiettivo: trovare una soluzione».

“Di decreto rapina che espropria i risparmiatori” ha parlato il capogruppo di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli, “qualcuno dovrà rispondere di questa pessima gestione – ha detto – qualcuno in questa pessima gestione si è ingrassato economicamente. La pessima gestione a volte è per incapacità, a volte per disattenzione, per superficialità. A volte la gestione è pessima per molti, ma è ottima per qualcuno, per singoli, per nicchie di potere”. Donzelli ha definito la mozione “un passo piccolo, parziale, inadeguato ma egualmente necessario. Non possiamo pensare così di aver risolto i problemi”.

“Abbiamo proposto un testo sostitutivo – ha risposto il capogruppo Pd Leonardo Marras – proprio per evitare le fronde speculative. Siamo un Paese molto fragile – ha detto Marras –. Il sistema bancario ha comunque retto la botta, ha mostrato limiti straordinari e ha mostrato che non può essere sufficiente com’è per garantire equilibrio in futuro. In questo momento bisogna mettere al centro le famiglie e i risparmiatori che hanno subito la conseguenza di quella scelta”. “Dobbiamo pretendere – ha concluso – che ci sia in sede di conversione di quel decreto la possibilità di mettere al riparo i risparmiatori”.

Tommaso Fattori (Sì-Toscana a sinistra) ha definito l’atto “un piccolo passo di altri necessari verso l’accertamento delle responsabilità, rispetto a chi ha tratto vantaggi da questa situazione sia di tipo politico che economico”. “Mi riferisco – ha aggiunto il consigliere regionale – sia al governo locale della banca, ma anche alle responsabilità di livello superiore, la Banca d’Italia che avrebbe dovuto vigilare sulla solidità dei bilanci della banca”.

 Confconsumatori si è messa a disposizione dei 130 mila azionisti e dei circa 10 mila obbligazionisti che hanno forzosamente contribuito con tutti i loro risparmi, ora volatilizzati, al salvataggio predisposto da Governo e Bankitalia di Banca Marche, Banca Etruria, CariFerrara e CariChieti. Il decreto “Salva Banche” potrebbe confluire nell’iter della Legge di Stabilità, anche se Confconsumatori ha già espresso al Governo la propria contrarietà all’operazione chiedendo la modifica del decreto prima di arrivare alla pioggia di cause. Che fare allora se si verifica di avere acquistato uno dei titoli subordinati azzerati o un’azione? «Sia azionisti che possessori di obbligazioni non ordinarie potrebbero trovare tutela, - chiarisce Giovanni Franchi, legale di Confconsumatori - facendo valere i mezzi utilizzati dai risparmiatori contro le banche, con l’unica precisazione che gli azionisti devono essere non meri sottoscrittori, ma acquirenti di un titolo già emesso. L’art. 1 del decreto “Salva Banche” (d.l.

n. 183/14) prevede che alle c.d. nuove banche possano essere trasferiti azioni, partecipazioni, diritti, nonché attività e passività delle vecchie banche ai sensi dell’art. 43 d.lgs. n. 180/15. Essendo ciò stato fatto dal Ministero del Tesoro per tutte le quattro banche, anche azionisti e obbligazionisti potranno trovare tutela». Confconsumatori sta ricevendo risparmiatori danneggiati. «Occorre valutare caso per caso la modalità di vendita adottata dalla Banca – avvertono i legali dell’associazione - spesso si tratta di strumenti finanziari complessi che non avrebbero dovuto essere venduti a piccoli risparmiatori.

Oltretutto il “piazzamento” di tali titoli doveva essere preceduto da uno specifica informativa sull’elevato rischio dell’investimento, in assenza della quale è possibile contestare la validità dell’acquisto». 

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