Carceri, inagibilità fisica delle strutture, casi gravi: Arezzo e Livorno

Il Garante Corleone ha evidenziato, soprattutto, la “scarsa efficacia nella gestione delle risorse per l’edilizia carceraria”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 marzo 2014 16:39
Carceri, inagibilità fisica delle strutture, casi gravi: Arezzo e Livorno

“Problemi di agibilità fisica per molte strutture carcerarie toscane dove, seppur in presenza di risorse economiche, non si è capaci di realizzare nemmeno interventi di edilizia minima”. Questo l’aspetto che spicca su tutti nel bilancio presentato, questa mattina, ai giornalisti dal garante regionale dei diritti delle persone detenute della Toscana Franco Corleone, dopo aver visitato diverse case circondariali della Toscana. Corleone ha evidenziato, soprattutto, la “scarsa efficacia nella gestione delle risorse per l’edilizia carceraria”.

“Occorre – ha detto il garante - un cambio di passo, l’amministrazione penitenziaria è come un pachiderma che non si rende conto della gravità della situazione, è una macchina che ansima. La Toscana potrebbe diventare un buon esempio perché ci sono progetti che funzionano come il teatro a Volterra o i libri scritti dalle donne a Sollicciano”. Le situazioni più gravi presentate dal garante sono ad Arezzo e a Livorno. Ad Arezzo un “carcere funzionante – ha detto - è stato chiuso nel 2010 per un progetto di ristrutturazione demenziale che prevedeva lavori al primo e secondo piano e non al piano terra, un progetto che non è mai stato terminato.

I lavori sono iniziati giusto per rendere la struttura inagibile, poi tutto è stato abbandonato al degrado”. “A Livorno, invece – ha proseguito Corleone – c’è un nuovo padiglione chiuso che non può essere utilizzato perché manca di collaudo”. Corleone ha ricordato che per Sollicciano ci sarebbero i soldi per attivare la seconda cucina e per i lavori per i servizi igienici femminili ma “non si capisce perché – ha detto – queste opere non vengano realizzate”. Criticità diffuse anche nella struttura di Grosseto sia perché il “carcere è piccolo ed angusto sia perché mancano un’area verde e spazi comuni per le attività sia per la presenza, per motivi di sicurezza, di troppe grate che compromettono la veduta dei detenuti”.

Problemi anche nel carcere di Lucca dove almeno parte di una sezione attualmente chiusa potrebbe essere ristrutturata per aumentare la capienza dell’istituto. A Massa è “urgente la riapertura di una sezione detentiva chiusa ormai da oltre un decennio. La struttura – ha aggiunto il garante- è stata consegnata, ha superato il collaudo nel 2012 ma per essere riaperta necessita ancora di lavori”. La casa circondariale di Pisa presenta “condizioni generali mediocri e sono necessari diversi lavori come nella sala colloqui”. “Struttura con ridotti spazi comuni e celle sovraffollate”, è stata definita quella di Pistoia dove sarebbe utile “attivare gli spazi resi disponibili dal vicino convento ad uso semilibertà o per altri fini”. Un “quadro preoccupante” quello delineato da Corleone, “ma – ha detto – ci sono molte cose possibili da fare subito.

Abbiamo scritto ai dipartimenti e ai provveditori facendo presente che la situazione va sanata. Ci siamo dati tempo fino a Pasqua per vedere se qualcosa succede, altrimenti apriremo un forte contenzioso”. Fino al punto – ha spiegato Corleone – “di mettere in pratica il blocco della vita dei penitenziari”. Al 28 febbraio il numero dei detenuti nei nostri istituti è di 3774 (di cui 143 donne e 1970 stranieri) a fronte di una capienza totale regolamentare di 3299. Il tasso di affollamento medio nella regione è del 114% ma la realtà cambia da istituto ad istituto.

Le realtà più affollate sono Pistoia (189%), Sollicciano (167%) e Prato (144%). Le meno affollate Arezzo (34%) e Livorno (53%) ed in entrambi i casi si tratta di istituti in ristrutturazione, la cui capienza effettiva è molto inferiore a quella ufficiale. “L’OPG di Montelupo deve essere chiuso senza ulteriori proroghe. Per la Toscana ci sono le condizioni, bisogna avviare da subito il processo di rientro degli internati non toscani verso le regioni di appartenenza”. Questa la strada indicata dal garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Franco Corleone.

“Per i 40 internati rimasti – ha aggiunto il garante – non sarebbe difficile trovare strutture alternative adeguate e dopo la chiusura dell’OPG sarà possibile la destinazione della sola sezione III a custodia attenuata da 80-100 posti”. Corleone ha spiegato che in questa realtà permane una situazione di incertezza che deriva dalla mancata applicazione della legge che prevede il superamento dell’Opg attraverso la creazione di piccole strutture terapeutiche territoriali. Auspico che il Parlamento non approvi alcuna proroga alla scadenza prevista dalla legge per la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari.

Sarebbe un grave errore e verrebbe interpretata come una opportunità per non chiudere mai queste strutture”.

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