Il “Times” attacca l'olio italiano, la produzione Toscana risponde

Parla Antonio Pieri, ideatore di “Prima Spremitura”: la prima linea cosmetica a utilizzare l'olio extravergine d'oliva toscano “IGP” biologico

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 gennaio 2014 19:19
Il “Times” attacca l'olio italiano, la produzione Toscana risponde

Il mondo dei produttori degli olii di qualità è in subbuglio dopo le 15 vignette satiriche pubblicate dal New York Times che denunciano la grande quantità di olio adulterato, ma venduto sul mercato come olio extravergine d'oliva italiano. A tal proposito, siamo andati a sentire cosa ne pensa un imprenditore toscano che utilizza l'olio extra vergine d'oliva nella sua attività. Si tratta di Antonio Pieri, creatore di “Prima Spremitura”, la linea di cosmetici di Idea Toscana realizzata con l'olio extravergine d'oliva toscano “IGP” biologico. Perché i produttori di olio toscani sono così infuriati dopo quello che è stato pubblicato dal quotidiano americano? “Quello del Times è l'ennesimo attacco al 'made in Italy'.

Le vignette, però, si riferiscono genericamente all'olio extravergine di oliva italiano. I produttori dell'IGP toscano, invece, devono rispettare un rigido disciplinare imposto loro dal Consorzio per la Tutela dell’Olio Extravergine d'Oliva Toscano IGP”. La barzelletta del New York Times sull'olio italiano, non distinguendo tra le varie produzioni del territorio italiano, sembra quindi coinvolgere nella sua denuncia umoristica anche i produttori toscani che invece imbottigliano il proprio olio seguendo un rigido protocollo e utilizzano soltanto olio toscano certificato al 100%. Non si tratta però di una denuncia shock, ma di una situazione già conosciuta e denunciata. “Il New York Times ha aperto un vaso di Pandora:” continua Pieri “questo problema è molto noto in Italia.

Quello che fa infuriare è che non sia stato fatto alcun distinguo tra i vari olii italiani. Quel 30% di olio che nell'11esima vignetta pubblicata viene dichiarato “real” e non “adulterated” - come il restante 70% - è in realtà costituito dagli olii certificati. Tra questi, c'è l'olio extravergine d'oliva toscano Igp, prodotto da 11.000 aziende socie con 6.000.000 di piante curate dai coltivatori toscani. Non dando un'identità precisa a quel 30%, quindi, il giornale non esclude l'olio toscano dall'accusa”. Allora ci spieghi perché l'olio toscano sarebbe esente dall'accusa “L'olio extravergine di Oliva toscano IGP è sicuro” ci chiarisce Pieri “perché per produrne una bottiglia devi superare i controlli del Consorzio sugli olii marchiati.

Per dare un'idea di quanto sia sicuro il nostro olio basti pensare che sotto il nome 'toscano' presente sull'etichetta di queste bottiglie c'è un codice alfanumerico che, una volta digitato sul sito internet www.oliotoscanoigp.it, è in grado di elencare tutta la storia del prodotto contenuto in quella precisa bottiglia. Il Consorzio tutela quindi l'olio in tutto il suo percorso, dalla produzione alla distribuzione, dando una tracciabilità della bottiglia che gli altri olii italiani non possono garantire”. Il New York Times ha creato quindi un danno non indifferente ai produttori toscani “Noi esportiamo la nostra linea cosmetica 'Prima Spremitura' in 26 Paesi in tutto il mondo: dopo quello che ha pubblicato il New York Times, tutti i nostri clienti all'estero ci hanno chiesto di far chiarezza sul nostro prodotto.

Noi rispondiamo loro che Idea Toscana utilizza un principio attivo certificato e garantito, diversamente dagli altri olii italiani. Dopo aver lavorato per anni per affermare sul mercato l'autenticità del nostro prodotto, ora ci ritroviamo a doverlo difendere da questi attacchi generici. Quando abbiamo creato questa linea cosmetica l'abbiamo fatto con la volontà di esaltare l'eccellenza toscana, per questo abbiamo scelto un olio certificato oltreché biologico”. Valentina Passaro L’Italia è il primo esportatore al mondo di olio di oliva in confezioni. L’industria olearia vale oggi oltre 1 miliardo di euro per la bilancia commerciale nazionale, grazie all’impegno delle oltre 200 aziende del settore, che riescono ad alimentare positivamente la nostra economia, occupando oltre 3.000 persone. Quello dell’olio, dal punto di vista dei controlli a garanzia della salute dei consumatori, è uno dei settori più verificati e sicuri.

Basti pensare che sono almeno 9 le Istituzioni e gli Enti preposti all’effettuazione delle verifiche e alla lotta alla frodi nel settore agroalimentare (ICQRF- Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e Repressione Frodi dei Prodotti Agroalimentare, Corpo Forestale dello Stato, NAS-Nucleo Anti Sofisticazioni e NAC-Nucleo Antifrodi dell’Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Agenzia delle Dogane, ASL, Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale e Laboratori di Sanità Pubblica).

Nel 2012 il solo ICQRF ha effettuato oltre 5.500 controlli, che hanno permesso di verificare l’attività di 4.000 operatori del settore per un totale di 8.000 prodotti sottoposti ad analisi e valutazioni. ASSITOL e FEDEROLIO chiedono a gran voce - congiuntamente e come rappresentati del 90% dell’industria olearia - è che si ponga un freno a questo gioco indiscriminato al massacro, il cui unico risultato è danneggiare fortemente il Paese, e che si intavolino confronti seri ed equilibrati– anche su tematiche delicate come quelle delle frodi – che siano aperti a tutti gli attori del mondo oleario, industria compresa. "Di fronte alle totali falsità delle informazioni contenute nella infografica del NYT, neanche gli Stati Uniti hanno potuto esimersi dal reagire.

La stessa North American Olive Oil Association ha pesantemente criticato, con una nota ufficiale, quanto pubblicato dal NYT, ritenuto profondamente diffamatorio, poiché contenente affermazioni e dati assolutamente falsi, utilizzati in maniera del tutto irresponsabile, solo per alimentare scandali mediatici e creare panico nei consumatori, a solo vantaggio di vendite di libri e occasioni di visibilità. Di fronte al proliferare dei continui attacchi, spesso superficiali e strumentali, di un settore che - con le sue imprese, l’impiego diretto e l’indotto - apporta un valore significativo all’economia italiana, ASSITOL e FEDEROLIO sono a richiedere un incontro urgente con il Ministero dello Sviluppo Economico per discutere di iniziative a tutela dell’industria olearia italiana". E’ di oltre 28 miliardi di euro annui il valore complessivo del business Italia-USA, considerando la bilancia commerciale e turistica a cui si aggiunge la spesa degli studenti americani in Italia.

Il nostro Paese rappresenta la prima destinazione internazionale richiesta dalla clientela ai tour operator statunitensi e, dopo il Regno Unito, la seconda meta privilegiata per programmi di study abroad. A poche settimane dalla visita in Italia del presidente Usa Barack Obama, prevista per il 27 marzo 2014, uno studio di Unioncamere Toscana stima l’impatto delle relazioni con gli Stati Uniti nelle diverse regioni italiane, secondo un indice sintetico che racchiude componenti sia di tipo economico che di tipo sociale.

L’indice vede al primo posto il Lazio, seguito a pari merito da Toscana e Lombardia, dunque Veneto, Emilia Romagna, Campania e Sicilia. Roma, Firenze e Venezia esercitano un potere attrattivo molto forte in termini di qualità della vita, patrimonio artistico e culturale; grazie al traino dei tre capoluoghi Lazio Toscana e Veneto sono le regioni privilegiate da chi vuole trascorrere un periodo in Italia: l’Italian dream, vale per le tre regioni oltre 3 milioni di arrivi in strutture ufficiali in un anno (il 72% dei viaggiatori americani in Italia) e più di otto milioni di pernottamenti, con una spesa stimata di oltre 600 milioni di euro in Lazio di 300 milioni in Toscana e di 200 milioni in Veneto.

Tra le mete turistiche privilegiate segue, a distanza, la Campania (7,5%). Lazio e Toscana rappresentano uno status-symbol culturale anche per gli studenti americani, che in Italia prediligono le materie umanistiche: nelle due regioni, tra università americane e università nazionali pubbliche, sono presenti oltre l’80% degli studenti USA per periodi di study abroad. A fronte di brevi periodi di permanenza (la media tra i vari programmi di studio è di un mese e mezzo) i livelli di spesa risultano particolarmente elevati: oltre 19 milioni di euro annui in Lazio e quasi 14 milioni in Toscana. Nonostante la crisi, gli Stati Uniti rimangono il primo partner commerciale dell’Italia tra i Paesi extra-UE.

Chi viene in Italia per affari sceglie sicuramente la Lombardia, che è la prima regione per numero di imprenditori americani in Italia (il 23% del totale), per un valore complessivo dei flussi commerciali Italia-USA di 6,5 miliardi di euro, davanti a Emilia Romagna (4 miliardi) e Veneto (3,3 miliardi), mentre è la seconda regione, tra Lazio e Toscana, per numero di cittadini residenti all’ultimo censimento (16% del totale). Gli americani che fanno impresa in Italia scelgono poi Lazio (14%), Sicilia (11,5%), Campania e Toscana (9%).

Se le attività principali svolte in Italia sono relative al commercio, gli imprenditori USA prediligono il patrimonio naturale di Sicilia, Campania e Toscana per avviare attività legate all’agricoltura e all’industria agroalimentare.

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