Il lavoro? Dura meno di una settimana, il problema di mangiare tutti i giorni

Così a termine da durare meno di una settimana: peccato per coloro che vorrebbero mangiare tutti i giorni e non sanno proprio come fare. Quante pretese

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 gennaio 2014 17:58
Il lavoro? Dura meno di una settimana, il problema di mangiare tutti i giorni

Consiglio provinciale straordinario sul lavoro a Firenze. Il problema? Mangiare e far mangiare la propria famiglia, con il dubbio: "Pago le tasse oppure faccio la spesa?" Chi lo ha detto? Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante il discorso di fine anno citando una lettera arrivata sulla scrivania del Quirinale. C'è chi accetta tutto, anche i lavori a breve, brevissimo termine. Pochi giorni, magari poche ore per un impiego occasionale come può essere un controllo di magazzino o la sorveglianza di un evento. Difficile se non addirittura impossibile avanzare pretese, chiedere un compenso equo o anche solo immaginare parole come 'durata' o 'garanzia'.

Ci sono molti modi per raccontare la crisi economica nel territorio fiorentino. Ma il più efficace, perché il più vero, è quello che ha trovato Alessandro Martini, che lavorava alla Colacem, e che ha fatto eco a quanto detto in apertura del Consiglio provinciale straordinario sul lavoro dal Presidente dell'Assemblea Piero Giunti: "Dietro i numeri ci sono le persone". "Devo comprare il latte, pagare il mutuo, pagare le bollette - ha detto Martini - Ma quando finiscono gli ammortizzatori sociali dove vado? E dove vanno quelli che lavoravano come me? Vi chiediamo di metterci in condizione di trovare un lavoro. Davvero non si può fare nulla? Il problema è poter fare studiare i figli ed essere in grado di mandarli all'università".

Anche Garofalo, per la Shelbox, ha lanciato un appello: "Il lavoro è davvero fonte di sopravvivenza. Abbiamo 60 giorni di tempo per trovare soluzioni. Abbiamo bisogno di un imprenditore". Il Presidente della Provincia Andrea Barducci da una parte ha rilevato che è vero che c'è una crisi di sistema da affrontare con politiche nazionali ancora debole, ma "c'è anche il problema di un'imprenditoria che non ha voluto essere all'altezza di sfide difficili. Tante situazioni di crisi si sarebbero potute evitare".

Con la pericolosa retorica dell'elasticità, "si è precarizzato non solo il lavoro ma la vita di milioni di persone, finendo per fare male soprattutto ai giovani e al loro futuro". "Abbiamo una grande risorsa sul territorio che sono i beni culturali - ha continuato Barducci - Vi sono settori che possono produrre lavoro, anche sotto il profilo di servizi pubblici purché non creino nuovi precari all'infinito. A Firenze ci vuole una solida base industriale insieme all'offerta turistica e culturale, risorse che possono generare nuovi spazi occupazionali".

Alessandra Fiorentini, Vice Presidente della Commissione Lavoro della Provincia, ha illustrato al Consiglio alcuni dati che fotografano la situazione del territorio. L'ammontare di ore di cassa integrazione autorizzate dall'Inps nel periodo gennaio-ottobre 2013 nella provincia di Firenze ammonta complessivamente ad oltre 12,5 milioni, con un incremento di oltre 2,1 milioni, pari al 20,3 per cento rispetto al 2012. La crescita di questo ammortizzatore sociale non è tuttavia uniforme.

Infatti diminuiscono le ore della cassa in deroga (-797 mila) e aumentano quelle della ordinaria (+ 560 mila), ma la maggior differenza si registra per la cassa integrazione straordinaria, con un notevole incremento (+2,3 milioni). Circa le crisi aziendali "rileviamo che nella nostra provincia, nel periodo gennaio - settembre 2013, presenta una condizione di crisi per 222 aziende, per un totale di circa 1.747 unità espulse dal mondo del lavoro". Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, si registrano +43 imprese (+24%) ed un incremento di 491 lavoratori espulsi (+39,2%), indicatori che evidenziano l’aggravarsi della crisi economica per le imprese del territorio.

Nei primi sei mesi del 2013 i rapporti di lavoro comunicati dalle imprese della Provincia di Firenze (con l’esclusione del Circondario Empolese Valdelsa) sono stati 91.971. La rilevazione mette in risalto un trend negativo: i rapporti di lavoro diminuiscono con una percentuale del 7,89 %. Per ciò che concerne le tipologie contrattuali, quelle maggiormente utilizzate sono contratti a termine 60.697(66,0%), tempo indeterminato 16.385 (17,8%), collaborazioni a progetto o lavoro occasionale 10.811 (11,8%) e apprendistato 2.629 (2,9%).

Inoltre, se ci concentriamo sui rapporti a termine, è possibile osservare come tra quelli avviati nei primi sei mesi del 2013 il 46,7% abbia una durata inferiore ai sette giorni. Confrontando poi le dinamiche della durata dei contratti a termini del primo semestre 2013 con lo stesso periodo del 2012, risulta che i rapporti di lavoro sono stati maggiori in termini percentuali per una durata fino a 30 giorni ed inferiori per contratti più lunghi. Infine, analizzando la tipologia di orario nei primi sei mesi del periodo 2012-13, notiamo che il tempo pieno si riduce da 65,4% a 62,8%, mentre i contratti a tempo parziale aumentano raggiungendo nel 2013 il valore del 37,2% rispetto al 34,6% del primo semestre del 2012.

Il Consiglio provinciale di oggi sul lavoro, secondo Erica Franchi, capogruppo di Forza Italia in Palazzo Medici Riccardi, "ha purtroppo perso un'occasione importante: tentare di dare qualche risposta concreta, più deideologizzata possibile, per arginare la grave crisi economica ed occupazionale in cui versano i nostri territori. Invece di partire dalle proposte del Pd contenute nel Job Act e dalle istanze sempre sostenute da Forza Italia per definire pochi punti condivisi sui quali impegnarci tutti in questo breve scorcio di consigliatura, si è assistito al solito elenco delle crisi aziendali, alle solite responsabilità addossate sulle spalle degli imprenditori ed a una difesa di ufficio dei Centri per l'Impiego, i quali, come è noto a tutti, non hanno mai offerto reali opportunità di lavoro ad alcuno". Aziende che chiudono in Toscana, il dramma di Seves: "I Ministri competenti intervengano con la massima urgenza presso i vertici della Seves per conoscere l’effettiva esistenza, nonché i contenuti, di ulteriori proposte di acquisto, oltre a quella finalizzata dal fondo tedesco Triton, che non prevedano la chiusura dello stabilimento fiorentino.

L'obiettivo è di salvaguardare e rilanciare un prodotto di altissima qualità del "Made in Italy", e evitare un’ulteriore contrazione del tessuto imprenditoriale e produttivo del territorio interessato".E' quanto hanno chiesto la senatrice Rosa Maria Di Giorgi, cofirmatarie le senatrici Valeria Fedeli (Pd) e Alessia Petraglia (Sel), e l'onorevole Dario Nardella, con un'interrogazione urgente depositata sia al Senato che alla Camera dei Deputati e rivolta al Ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, e al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Enrico Giovannini. "Considerato - proseguono i parlamentari fiorentini- che a inizio giugno scadranno i termini per la cassa integrazione per 96 lavoratori e da parte del gruppo non sembra esserci particolare interesse per salvaguardare lo stabilimento fiorentino, dove si producono mattoni in vetro-cemento di alta qualità, utilizzato dalle archistar in tutto il mondo, chiediamo al Governo di farsi parte attiva per capire quanto sia possibile fare a salvaguardia di questa eccellenza nazionale". "Abbiamo preso atto - ha detto l'assessore Simoncini - delle informazioni forniteci dal rappresentante della società riguardo al percorso in atto: ovvero è stato definito e firmato un accordo per la ristrutturazione del credito fra banche, società e il Fondo Triton, percorso che dovrà portare alla cessione del gruppo in circa 6-8 mesi, dopo la conclusione di una serie di passaggi formali.

Esiste dunque una certezza per quanto riguarda il percorso e la presenza di un acquirente. Prendiamo atto anche del fatto che, nel business plan che l'azienda ha elaborato, non è previsto un futuro per la sede fiorentina". La Regione e le istituzioni, ha proseguito Simoncini, non condividono questa decisione. Chiedono ancora una volta e con forza un ripensamento, sostengono la richiesta dei sindacati di un tavolo nel quale venga loro illustrato il piano e il futuro della Seves di Firenze, nei dettagli.

E rinnovano la volontà che venga trovata una soluzione condivisa per lo stabilimento. "Chiediamo all'azienda di farsi carico della ricerca di un investitore per Firenze - dice Simoncini - e, per parte nostra, ci proponiamo di sollecitare la concretizzazione delle proposte di cui eventualmente venissimo a conoscenza, mettendo gli interessati in contatto con l'azienda". "La Seves di Firenze non deve chiudere - ha detto l'assessore del Comune di Firenze Biagiotti - lo stabilimento rappresenta un'eccellenza della nostra manifattura, un patrimonio di professionalità e competenze di qualità al quale non possiamo rinunciare e che vogliamo resti sul territorio". Una vertenza complicata e drammatica - dicono i consiglieri provinciali di Rifondazione comunista Andrea Calò e Lorenzo Verdi - "ancora avvolta nella più totale oscurità, nella quale bisogna evitare che pesino sulla pelle dei lavoratori possibili intrecci finanziari e speculativi".

Appello della Cgil alle istituzioni nel continuare il loro impegno e non lasciare soli i lavoratori. Rifondazione comunista, nell’esprimere solidarietà ai lavoratori della Seves, chiede Presidente della Provincia di Firenze di riferire gli esiti del tavolo, su qual è il piano industriale e le possibili prospettive produttive e occupazionali per il sito di Firenze, se esistono altri progetti industriali da parte delle banche e del fondo d’investimento tedesco Triton, e quali sono tutti gli strumenti di sostegno al reddito, al salario e occupazione messi in essere per i lavoratori. L'assessore alle attività produttive, lavoro e formazione Gianfranco Simoncini ha incontrato oggi le Rsa, del sindacato Falcri Silcea, delle società ex Centro leasing ed ex Centro factoring spa, le due realtà fiorentine che operano nei servizi bancari, oggi interessate da un processo di riorganizzazione seguito alla fusione fra Cassa di Risparmio di Firenze e Banca Intesa.

Al centro dell'incontro, i problemi legati alla ristrutturazione del gruppo, che ha visto l'inglobazione delle due società in altri due gruppi a livello nazionale, e le preoccupazioni, manifestate dai sindacati, per il rischio di numerosi esuberi, circa 200, già dichiarati a livello nazionale, parte dei quali potrebbero riguardare le due sedi fiorentine. L'assessore Simoncini ha preso atto dei problemi illustrati dai lavoratori, condividendo le preoccupazioni per le ricadute negative del processo di ristrutturazione e la permanenza delle due realtà sul territorio fiorentino e toscano.

In particolare, Simoncini ha auspicato una rapida ripresa delle relazioni sindacali, con l'obiettivo di trovare soluzioni per la salvaguardia delle funzioni svolte dalle due società sul territorio toscano e dei posti di lavoro. Se necessario, all'indomani del previsto incontro fra sindacati e azienda, il tavolo regionale potrà essere riconvocato. "La Regione - ha concluso Simoncini - segue con attenzione le vicende del mondo creditizio, interessato anche in Toscana da gravi problemi legati alla difficile congiuntura economico-finanziaria.

In questo quadro, qualche settimana fa, ho incontrato tutti i sindacati del settore per una riflessione comune sulle difficoltà in atto e ho scritto al presidente di Abi e al ministro Zanonato". "La Pirelli di Figline Valdarno rappresenta da 52 anni, il cuore della manifattura dello "steel cord", (una cordicella metallica per la fabbricazione dei pneumatici), un'eccellenza assoluta per l' Italia e una delle poche aziende di questo tipo in Europa, con un patrimonio di competenze ed elevate professionalità che non può andare disperso e faremo di tutto per far reastare in Toscana".

E' questo che il presidente della Regione Enrico Rossi dirà al ministro dello sviluppo economico Flavio Zanonato, al sottosegretario Claudio De Vincenti, ai parlamentari toscani e ai presidenti delle commissioni di Camera e Senato per sollecitare, con una lettera che partirà nelle prossime ore, la massima attenzione sulla vicenda, con l'obiettivo di evitare scelte che possano danneggiare una presenza ritenuta strategica nel panorama industriale nazionale e toscano.. Il presidente Rossi, facendosi portavoce delle preoccupazioni dei lavoratori, contatterà anche i vertici dell'azienda per fare presente l'importanza dello stabilimento di Figline. La Regione parteciperà, con l'assessore alle attività produttive lavoro e formazione Gianfranco Simoncini all'incontro, previsto per il 14 gennaio a Roma, alle 11, presso il ministero dello sviluppo economico, con le organizzazioni sindacali e l'azienda.

"Siamo al vostro fianco" ha assicurato Rossi ai sindacati e ai rappresentanti dei lavoratori riuniti nel pomeriggio a Palazzo Strozzi Sacrati, e al governo "chiederemo di fare chiarezza sulle proposte esistenti e sulle trattative in corso. Per parte nostra siamo pronti ad incontrare eventuali investitori e soggetti interessati a rilevare l'azienda e che intendono farsi avanti". Nel corso dell'incontro al ministero tutti i lavoratori di Figline manifesteranno sotto la sede del Mise, in via Molise.

Questo quanto emerso nel corso dell'incontro con il presidente Rossi e l'assessore Simoncini, al quale hanno partecipato le organizzazioni sindacali provinciali di categoria (Fim, Fiom e Uilm) e la Provincia di Firenze. L'incontro era stato sollecitato per fare il punto sulla vicenda. Nel corso dell'incontro i sindacati hanno anche sollecitato alla Regione un aiuto per verificare, in sede ministeriale, l'effettiva esistenza di un'offerta di una cordata italiana interessata ad acquisire l'azienda di cui si è avuta, finora, solo notizia informale.

I sindacati hanno manifestato la loro forte perplessità nel caso di una cessione alla società belga Beckaert poiché, essendo concorrente diretta di Pirelli proprio nel settore dello steel cord, rischierebbe di portare alla chiusura del comparto ricerca e sviluppo di Figline, comparto che l'azienda belga ha già al suo interno. Fim, Fiom e Uilm hanno inoltre annunciato che, nel caso si proceda con la cessione a Baeckert, le tre sigler sindacali tramite la Confederazione europea dei sindacati, invieranno richiesta all'Antitrust europeo affinchè verifichi se vi sono le condizioni per l'acquisizione da parte del competitor belga. Facendo appello alla responsabilità sociale di impresa di una multinazionale italiana come Pirelli, le organizzazioni sindacali hanno ricordato che a Figline, dove si concentrano ricerca, sviluppo e produzione, lavorano 396 ddetti diretti e un indotto di circa 200 persone.

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