Rossi: "Cittadinanza ai lavoratori stranieri per contrastare l'illegalità"

Emendamento di Sel: 300 milioni per 4mila nuovi ispettori. Il sindaco Cenni ospite di "Telecamere" su Raitre

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 dicembre 2013 15:54
Rossi:

FIRENZE- La Repubblica ha pubblicato questa mattina una lettera aperta del presidente della Toscana Enrico Rossi (pag. 31, titolo: 'Prato, è tempo di diritti civili') sul rogo di Prato e sulle risposte che la politica dovrebbe dare per fronteggiare la situazione e contrastare l'illegalità nel distretto:

"Caro direttore - ha scritto Rossi - la risposta ai problemi del distretto cinese delle confezioni di Prato sarebbe concedere con gradualità la cittadinanza ai lavoratori stranieri. In Italia Mandela piace a tutti.

Tutta la sua vita fu dedicata al processo di emancipazione e riconoscimento dei diritti civili per la popolazione esclusa dall'apartheid, ma mentre tutti in Italia lo piangono in tema d'immigrazione e di diritti di cittadinanza ci si ispira ancora al pensiero di Bossi e Fini. Non solo da parte della politica, ma anche dei media e di alcuni intellettuali il cui silenzio è pesante. Se si procedesse a concedere la cittadinanza ai lavoratori stranieri del distretto è certo che quei 2 miliardi dieuro che secondo le stime dell'Irpet i cinesi producono a Prato prenderebbero assai meno le vie della Cina, dell'evasione e dell'illegalità.

I lavoratori cinesi diventerebbero cittadini come tutti. Troverebbero il coraggio d'iscriversi ai sindacati e denunciare i loro sfruttatori, mentre gli imprenditori onesti si sottrarrebbero al racket, investirebbero qui e pagherebbero le tasse. A risentirsi per primo sarebbe forse proprio il governo cinese che perderebbe entrate importanti in moneta forte, e a seguire le associazioni criminali che speculano su questo mare di soldi e illegalità. Proviamo a fare due conti. Dei due miliardi stimati almeno uno è il frutto di evasione, lavoro nero e sfruttamento disumano.

Prodotto di una filiera senza controllo e di fughe di capitale fuori dall'Italia. Un'inchiesta recente ha ipotizzato che ogni giorno un milione di euro parte da Prato attraverso i "money transfers" e che dal 2006 al 2011 questo flusso di rimesse è stato pari a 1,5 miliardi di euro. Altri stimano che di tutto il giro di affari che ruota attomo al distretto cinese di Prato solo il 10% è legale e che le oltre 3.000 imprese del pronto moda importano i190% dei tessuti di base dalla Cina. Al termine di questo processo i milioni di capi prodotti ogni settimana e in poche ore vengono etichettati come "made in Italy" e smerciati per il 70% in Europa e in altri paesi del mondo.

In pratica, Prato e la Toscana ospitano in casa un ciclo integrale delle confezioni extraterritoriale, di cui resta ben poco in termini di utili e benefici occupazionali e fiscali. Perdipiù tutto questo ciclo fa parte quasi interamente della bilancia commerciale cinese. I controlli sono necessari ma una realtà così vasta non può essere cancellata con un colpo di penna o con la repressione militare. Il tempo della globalizzazione non può essere fermato e non torna indietro. Che cosa vuole fare l'Italia? Penso che una soluzione per risolvere questa grande emergenza umanitaria e questo intricato groviglio economico-sociale passa dalle scelte che questo governo farà in materia di cittadinanza e integrazione.

Scelte da porre accanto ai rapporti commerciali e internazionali con la Cina. Per trovare una via d'uscita a questa situazione è sufficiente rovesciare il punto di vista, trasformare il problema in una grande opportunità. In un libretto intitolato "Una nazione di immigrati" John Kennedy dice che gli Stati Uniti sono diventati grandi e potenti grazie ai diversi flussi migratori che hanno reso unica l'identità americana. Non posso fare a meno di pensare che la presenza dei cinesi a Prato può diventare una grande ricchezza per la Toscana e per l'Italia".

Un piano straordinario da 300 milioni di euro nei prossimi tre anni per arrivare all’assunzione di circa 4mila nuovi ispettori del lavoro.

E’ l’emendamento alla legge di stabilità presentato alla Camera da Sel (prima firmataria la deputata toscana Marisa Nicchi) per prevenire e contrastare, all’indomani della tragedia di Prato, le stragi di lavoratori occupati in nero da imprese inesistenti o che violano le norme in materia di sicurezza e salute, oltreché assicurative e previdenziali. L’emendamento prevede lo stanziamento di 100 milioni all’anno per il triennio 2014-16, attraverso i quali, considerando uno stipendio medio di circa 24 mila euro annuali per ciascun ispettore, si potrebbe arrivare all’assunzione di circa 4mila nuovi ispettori.

“Attraverso questo consistente stanziamento – ha dichiarato l’Onorevole Marisa Nicchi, prima firmataria – si intensificherebbero concretamente le ispezioni nelle aziende, oggi assolutamente carenti, e si arriverebbe finalmente a un serio piano di controlli che garantirebbe maggiore sicurezza”. Domani, domenica 8 dicembre, alle 12,25, su raitre, il sindaco Roberto Cenni sarà ospite della trasmissione "Telecamere", condotta da Anna La Rosa. La puntata sarà interamente dedicata a Prato e al lavoro svolto dall'Amministrazione comunale per il contrasto al sistema organizzato di illegalità del "distretto parallelo". Sulla tragedia delle sette vittime cinesi del rogo, interviene il consigliere comunale del Gruppo Pdl Vittorio Lana: «Temevo ed ora sembra certo che si stia provando a lanciare la campagna elettorale a livello nazionale con il tentativo di gettare fango su Prato, sol perché retto da una Giunta di Centrodestra nel bel mezzo del quadrilatero di potere Pidiessino.

Quasi una macchia da cancellare. E duole constatare che ciò avviene approfittando della tragedia del rogo di via Toscana in cui han perso la vita 7 cittadini Cinesi. Una menzogna quella di presentare Istituzioni locali e Governance cittadina del tutto inerti sui fenomeni di immigrazione clandestina, lavoro nero e minorile, evasione fiscale e contributiva e fabbriche lager indisturbate, nel distretto tessile. Per aumentare l'effetto mediatico si è arrivati a ricomprendervi persino il settore delle pelletterie della provincia Fiorentina.

Troppi i media che stanno diffondendo notizie non veritiere, per non pensar male. E nel contempo si tace l'attività di contrasto svolta sul territorio dalle Istituzioni negli ultimi anni, con la scoperta e la denunzia dei trasferimenti irregolari money transfer; i sequestri di decine di container di tessuti e merci irregolarmente importati e di decine di SuperCar; i 1500 blitz interforze in ditte della Chinatown; l'invio da parte del Comune ad Agenzia Entrate (GdF e INPS) di oltre 1000 segnalazioni qualificate, in parte nei confronti di nuclei familiari di cittadini Cinesi senza dichiarazione dei redditi o con redditi irrisori rispetto alla capacità contributiva evidenziata.

In alcun territorio del Paese e' stato mai dispiegato un tale deterrente per il contrasto di immigrazione clandestina, irregolarità sui luoghi di lavoro ed evasioni fiscali con una sistematica azione coordinata interforze (il blitz a Prato sono azione ordinaria per 365 gg l'anno). Sono di ieri l'altro le prese di posizione di 5 Associazioni cinesi e del Console con invito agli operatori economici connazionali a rispettare leggi e regolamenti avviandosi all'integrazione nel corpo sociale. Stavolta, per questo tragico evento, abbian visto sfilare persino i Sindacati e le Associazioni di categoria con una richiesta di maggior rigore nei controlli, per la quale non è mai troppo tardi.

E non a caso il Sole24Ore di ieri titolava "la Cina ora collabora" sia per la perdita di vite umane che per gli effetti dissuasivi dell'azione costante contro le attività illecite all'interno di un territorio che conta la più alta concentrazione di imprese di cittadini Cinesi in Italia e non solo. Gli avvisi di garanzia e di accertamenti fiscali i sequestri e Cartelle esattoriali, a cascata, tolgono il sonno a chiunque nel Bel Paese, statene certi. Tant'è che tutte le Città che ritengono di avere problemi analoghi stanno correndo ai ripari adottando i metodi operativi applicati in questo territorio.

La verità e' quella di una Prato da imitare: ha fatto scuola».

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