Argini gonfiabili sull'Arno, un nuovo strumento di difesa dalle piene

Si chiamano argini gonfiabili e sono un nuovo strumento che la Regione Toscana ha scelto di utilizzare per la messa in sicurezza da eventi di piena ad elevata intensità

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 novembre 2013 15:11
Argini gonfiabili sull'Arno, un nuovo strumento di difesa dalle piene

Si chiamano argini gonfiabili e sono un nuovo strumento che la Regione Toscana ha scelto di utilizzare per la messa in sicurezza da eventi di piena ad elevata intensità. Una soluzione che potrà essere utilizzata a Firenze e anche in altre situazioni a rischio nel territorio toscano. Gli argini gonfiabili sono sistemi mobili di protezione temporanea di pronto intervento, da predisporre nell'ambito delle attività di protezione civile, che già altri paesi soprattutto nordeuropei e gli Stati Uniti (sul Mississipi, nella stato della Luisiana, nello stato di Washington), hanno utilizzato con successo per contenere le esondazioni. Le occasioni più recenti in cui sono stati usati sono state nel maggio di quest'anno in Francia a Buchères/Troyes per contenere l'esondazione del fiume e nel giugno scorso per 10 giorni in Ungheria per proteggere un terminal del gas dalla piena del Danubio. "Bisogna procedere con il passo del montanaro, regolare e costante, lavorare e investire un po' tutti gli anni, almeno un centinaio di milioni di euro come la Regione sta facendo dal 2011 ad oggi.

Così potremo davvero dare una svolta alla situazione". Il presidente Enrico Rossi ha scelto il 4 novembre, data dell'anniversario dell'alluvione del 1966, per fare il punto delle attività regionali per la prvenzione del rischio idraulico e per annunciare una misura di protezione civile: l'acquisto di un sistema di argini gonfiabili che consentirà una protezione di Firenze e di altre località toscane nei momenti di emergenza. "La nostra svolta in materia di prevenzione primaria - ha ricordato il presidente Rossi, affiancato dall'assessore all'ambiente Anna Rita Bramerini - comincia da due leggi, la legge n.2, con la quale, a partire dal 28 dicembre del 2011, abbiamo vietato le edificazioni nelle zone ad alto rischio idraulico, circa 1000 chilometri quadrati di Toscana, il 7% del territorio pianeggiante regionale; e la legge n.35, del 1° agosto 2011, con cui abbiamo sbloccato in meno di tre anni 160 milioni di euro che, destinati a finanziare opere strategiche, non erano ancora stati spesi.

A queste risorse abbiamo poi aggiunto 150 milioni per opere di messa in sicurezza che si sono rese necessarie in seguito alle alluvioni che in questi anni hanno colpito la Toscana e altri 40 milioni dal bilancio regionale. Abbiamo dunque tenuto un ritmo di investimenti di oltre 100 milioni l'anno. Se lo manterremo modificheremo in maniera significativa la sicurezza nel nostro territorio". "E siamo intenzionati a farlo - ha proseguito - anche nel 2014. Infatti prevediamo di sbloccare altri 57 milioni, sempre utilizzando la legge 35 che ci consente di intervenire sugli enti che non riescono a spendere con azioni di monitoraggio, di stimolo e impulso, accordi dove è possibile, diffide e commissariamenti dove è necessario, come abbiamo fatto nel caso delle casse di espansione di Figline e dei Renai.

A questi aggiungeremno altri 50 milioni dal bilancio regionale. Se su questi ultimi il governo togliesse il vincolo del patto di stabilità ne potremmo spendere 100. E con ciò tutto avremo 'ripulito' tutto il pregresso e investito ancora. Al governo non chiediamo altro che questo". "Stiamo facendo marciare i lavori per le casse di espansione e nel 2014 concluderemo la progettazione per l'adeguamento della diga di Levane, per aumentare l'invaso di 10 milioni di metri cubi. Lancio però un appello al sottosegretario Erasmo D'Angelis - ha aggiunto Rossi - Si impegni perché una volta ricevuta la progettazione l'Ufficio grandi rischi del ministero delle infrastrutture non impieghi il tempo consueto a dare la propria approvazione, che mi dicono può anche arrivare a 5-7 anni".

In relazione all'Arno secondo il presidente Rossi con la realizzazione delle casse di espansione di Figline nel 2016 si otterrà una forte riduzione del rischio, mentre con l'intervento su Levane entro il 2020 il sistema sarebbe in grado di reggere l'impatto di una piena simile o anche superiore a quella del '66. "L'Arno diventa emergenza nazionale ed e' l'ora per lo Stato di considerare la sicurezza dalle alluvioni di tre quarti della Toscana e di città come Firenze e Pisa una vera priorità e di assumere, come per Venezia, le responsabilità nella conclusione delle opere idrauliche lungo l'asta del fiume.

Perché l'Arno fa ancora paura come tanti fiumi italiani, e la prevenzione e la gestione del rischio è un obbligo morale, prima che politico. Tanto più che gli effetti dei cambiamenti climatici non aspettano i tempi lunghi della nostra burocrazia. Per superare le criticità e per ridurre al massimo i tempi delle procedure e gestire i rapporti con i soggetti gestori nazionali come Enel, Fs e società Autostrade, insieme alla Regione, valutiamo l'inserimento nella “Legge Obiettivo per le opere pubbliche nazionali strategiche”, di tutti cantieri sull'intera asta dell'Arno, dalle casse di Figline e San Miniato allo Scolmatore di Pisa.

Mettiamo a disposizione del sistema regionale e locale non solo tutta la struttura tecnica del Provveditorato dei lavori pubblici di Firenze, ma anche il supporto come opera di Stato per accelerare gli interventi, in strettissimo coordinamento con la Regione, Autorità di Bacino e Comuni. Possiamo quindi aggiornare comprimendoli, i cronoprogrammi di attuazione dei progetti di mitigazione e gestione del rischio. Sappiamo che la sicurezza assoluta non si potrà mai raggiungere, ma intanto acceleriamo le opere finanziate nel 2005 con l'accordo Stato-Regione realizzandole nel più breve tempo possibile e avendo come obiettivo il 2016.

Raccolgo l'appello del Presidente Rossi per l'innalzamento della diga di Levane, opera fondamentale per la sicurezza, il Ministero seguirà il progetto con le sue strutture tecniche così da accelerarne l'iter e arrivare in pochi mesi a chiudere l'Iter autorizzativo". Lo ha detto il Sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti Erasmo D'Angelis intervenendo al Consiglio Comunale di Firenze per la seduta dedicata al 47esimo anniversario dell'alluvione del 1966. Il presidente Rossi si è anche soffermato sul nuovo sistema di argini gonfiabili e paratie di cui la Regione si sta dotando.

Un sistema di contenimento in emergenza, ha detto, che potrà essere usato per l'Arno a Firenze ma anche in altre località della Toscana, secondo un piano che gli uffici stanno mettendo a punto. "La pubblica amministrazione toscana - ha concluso il presidente - può reggere un ritmo di oltre cento milioni di investimenti l'anno. Lo sta dimostrando. Ma per ottenere i risultati voluti ognuno deve fare la propria parte". Il sistema di protezione temporanea di cui la regione vuole dotarsi si compone di argini gonfiabili e di paratie (soluzione diffusa lungo gran parte dei grandi fiumi europei, come il Danubio).

Gli argini gonfiabili saranno collocati nel tratto tra il Viadotto Marco Polo e il Ponte San Niccolò. Le paratie in parte del tratto che va da ponte San Niccolò a Ponte Santa Trinita. Il costo a base di gara della fornitura, montaggio, manutenzione ordinaria degli argini gonfiabili e paratie è di circa 5 milioni per cinque anni. Il danno alle attività produttive (nel caso di alluvione tipo quella del '66) sarebbe pari nel solo centro storico, senza considerare il patrimonio artistico, a 2,7 miliardi di euro, e in tutta Firenze a circa 5 miliardi di euro, secondo uno studio dell'università di Firenze e dell'Autorità di Bacino. La lunghezza degli argini gonfiabili assomma a 3,5 km complessivi (in sponda destra e sinistra d'Arno).

La lunghezza delle paratie assomma a 2,2 km complessivi (solo in sponda destra). Altri dati tecnici su argini gonfiabili Per montare 3,5 km di argini gonfiabili sono necessari 16 uomini in massimo 4 ore (da quando si prendono al magazzino a quando sono perfettamente funzionanti), più 10 mezzi mobili (camion e furgoni). Per montare 2,2 km di paratie sono necessari 16 uomini in massimo, 4 ore (dal magazzino al funzionamento) più 5 camion. Per ottenere lo stesso risultato di tempo, lunghezza e altezza dei sacchi di sabbia sono necessari 7000 uomini e 200 camion (sostanzialmente un'ipotesi irrealizzabile). Ad oggi, grazie allo sbassamento delle platee di Ponte Vecchio, esonderebbero nel centro di Firenze per un evento tipo '66 non più di 5-6 milioni di metri cubi di acqua.

Nel 1966 a Firenze sono esondati invece circa 70 milioni di metri cubi (fonte: Piano stralcio Rischio idraulico Dpcm 5/11/1999). La capacità del fiume a Ponte Vecchio, che rappresenta il punto più critico, nel 1966 era di 2500 mc/sec. Oggi nello stesso punto la capacità è di circa 3400 mc/sec. La massima altezza d'acqua sopra i parapetti all'altezza della Biblioteca nazionale è di circa 1 m. Schema di installazione di argini e paratie 1. Sistema di barriere gonfiabili in sponda destra tra Varlungo e il ponte di San Niccolò per una lunghezza complessiva di 2,3 Km. 2.

Paratie soprastanti il muro d'argine sinistro in località Nave a Rovezzano per circa 200 m. 3. Sistema di barriere gonfiabili in sponda sinistra in località Nave a Rovezzano, da posare sulla testa dell'argine esistente. Lunghezza del tratto a 460 m. 4. Sistema di barriere gonfiabili in sponda sinistra a monte del ponte Giovanni da Verrazzano, da posare sulla testa dell'argine esistente. Lunghezza del tratto a 550 m. 5. Sistema di barriere gonfiabili in sponda sinistra per un tratto di 250 m tra il ponte di Giovanni da Verrazzano e il ponte San Niccolò. 6.

Paratie soprastanti la spalletta d'argine destra tra Santa Croce e il ponte alle Grazie per circa 250 m. 7. Paratie soprastanti la spalletta d'argine destra tra il ponte alle Grazie e il ponte Santa Trinita per circa 700 m. 8. Sopralzo con paratia del muro d'argine sinistra in corrispondenza della traversa di San Niccolò per circa 350 m. I ponti non necessitano di specifici interventi in quanto non risultano sormontati dall'acqua. Riattivati gli investimenti bloccati Grazie alla legge regionale n.35/2011 la Regione ha sbloccato investimenti per complessivi 160 milioni di euro.

Si è proceduto a due commissariamenti (le casse di espansione di Figline e dei Renai). Le casse di espansione a monte di Firenze (Figline in corso d'opera e diga di Levane) permetteranno di invasare in totale 35 milioni di metri cubi di acqua garantendo Firenze da un evento tipo '66 (senza argini gonfiabili e paratie) con un minimo di franco di sicurezza (ossia margine di sicurezza rispetto al livello di massima piena). Nel dettaglio, sull'Arno sono proseguite le attività per la realizzazione delle casse di Figline (11 milioni metri cubi), e dei Renai a Signa (11 milioni metri cubi).

Ad oggi è possibile prevedere il completamento della loro realizzazione per il 2016. Per la cassa di espansione dei Renai è stata conclusa la progettazione definitiva dell'opera, sono state avviate le procedure di esproprio e, nel rispetto dei tempi dati al Commissario, a inizio 2014 è previsto l'avvio della gara di affidamento lavori. Si è conclusa la gara di affidamento dei lavori per la cassa di espansione di Fibbiana (3,5 milioni metri cubi). Appena terminata la fase dei controlli sul vincitore (30/60 giorni) saranno avviati i lavori. Sull'Ombrone Pistoiese, è stata fatta la gara per l'affidamento dei lavori della cassa di espansione della Querciola a Quarrata.

La gara è terminata, e appena conclusa la fase dei controlli sul vincitore (30/60 giorni) saranno avviati i lavori (circa 700.000 mc di invaso per un controvalore di 4 milioni di euro). Un'altra cassa di espansione è quella di Roffia (S.Miniato, 9 ml metri cubi, lavori in corso). Sulla diga di Levane è stato sottoscritto il Protocollo con Enel, Autorità di Bacino dell'Arno, Provincia di Arezzo che porterà alla conclusione della progettazione nel corso del 2014. Il gruppo di lavoro ha già quantificato il beneficio dell'adeguamento dell'invaso (più 10 milioni di metri cubi) con una riduzione del picco di piena rispetto ad un evento tipo quello del '66 della significativa percentuale del 5%. Alluvioni e mitigazioni Nel 2013 sono proseguite le attività del post-evento degli eventi alluvionali della Lunigiana (ottobre 2011), del novembre 2012 a Massa e Grosseto (ma non solo) e dell'evento di marzo 2013.

In generale sono stati attivati più di 300 interventi di difesa del suolo per un controvalore complessivo in termini di lavori di circa 150 milioni di euro. Nel corso del 2013 sono stati liquidati (ovvero pagati alle imprese da parte degli enti locali) 35 milioni di euro. In termini di lavori di prevenzione del rischio idraulico e idrogeologico, in aggiunta all'attività post-evento, sono stati liquidati circa 40 milioni di euro. E' stato sottoscritto con l'Università di Firenze un Accordo collaborazione scientifica per approfondire e aggiornare la conoscenza del regime idraulico del territorio regionale, anche con riferimento all'influsso dei cambiamenti climatici e alla tematica del trasporto solido (escavazione dei corsi d'acqua). E' in corso di elaborazione il "catasto degli argini" dei principali corsi d'acqua della regione, che consentirà la valutazione della consistenza delle strutture e della loro tenuta in caso di piena. Nell'ambito della riforma dei Consorzi di bonifica è stato approvato il reticolo di manutenzione dei corsi d'acqua.

Dal 2014 la manutenzione sui fiumi sarà estesa ad un reticolo di 40.000 km. Ad oggi i corsi d'acqua in manutenzione avevano un estensione totale di 26.000 km.

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