Mostra: Mattia Corvino a Firenze

Nelle sale della Biblioteca di San Marco

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 ottobre 2013 22:30
Mostra: Mattia Corvino a Firenze

di Niccolò Lucarelli FIRENZE- Quando la grandezza dei sovrani splende per la gloria del proprio Paese. Accade con Lorenzo il Magnifico e Mattia Corvino, Duca di Firenze il primo, Re d’Ungheria dal 1458 al 1490 il secondo, la cui intelligenza politica e l’amore per l’arte e il bello, furono i capisaldi di un profondo rinnovamento sociale e culturale che interessò i due Stati alla metà del Quattrocento. Firenze toccò allora l’apice del suo splendore, e le sue eccellenze artistiche erano molto richieste in un’Europa che considerava l’Italia il suo faro culturale.

In particolare, negli anni Sessanta del XV Secolo, emissari e consiglieri erano giunti a Firenze dall’Ungheria, dove Mattia era appena salito al trono in una delicata situazione politica. Sventate le minacce militari turca e ussita, il sovrano volle dedicarsi a ricostruire il Paese, e Firenze poteva fornirgliene gli strumenti. Fu questo l’inizio di un rapporto diplomatico di respiro europeo che la splendida mostra Mattia Corvino e Firenze. Arte e Umanesimo alla corte del Re di Ungheria - allestita nelle sale della Biblioteca di San Marco -, ripercorre nelle sue varie fasi, tratteggiando anche un ideale ritratto di Lorenzo il Magnifico e Mattia Corvino, sovrani che seppero coniugare la cultura alla politica, ad maiorem gentis gloriam, senza per questo rinunciare a ricoprire un ruolo preminente. La mostra, curata da Magnolia Scudieri, Lia Brunori, Péter Farbaky, e Dániel Pócs, è il seguito ideale di quella organizzata a Budapest nel 2008, in occasione del 550esimo anniversario dell’ascesa al trono di Mattia, e si inserisce nelle celebrazioni del 2013 dedicate all’amicizia fra Italia e Ungheria.

Intensi sono stati i rapporti politici fra i due Paesi, come ad esempio durante i Moti del 1848, con Lajos Kossuth che cercava di collegare la questione magiara a quella dell'indipendenza e unità italiane (oltre che polacche), appoggiandosi alla Francia di Napoleone III, contro l'Austria; o ancora con il contributo magiaro al nostro Risorgimento tramite la Legione ungherese, il corpo militare istituito da Garibaldi nel 1860, e composto da esuli e soldati magiari, come Stefano Turr. Doveroso spendere alcune parole sulla scelta della sede espositiva, quella Biblioteca di San Marco istituita da Cosimo il Vecchio, e primo esempio di biblioteca pubblica del Rinascimento, arricchita dal Magnifico di codici preziosissimi.

A questa si ispirò Mattia Corvino, volendo fondare a Buda un’analoga istituzione pubblica, la Corviniana. Un gesto che dimostra l’amore di questi sovrani per la cultura, intesa come mezzo di elevazione dello spirito dell’uomo e, di riflesso, di un intero Paese; promuoverla e diffonderla, significa promuovere il progresso sociale. Mattia Corvino e Firenze, nella sua maestosità, è strumento prezioso di riflessione su alcuni perché dell’attuale crisi che stiamo attraversando. Un evento, Mattia Corvino e Firenze, che celebra questa ormai storica amicizia culturale e politica, analizzando in particolare lo stretto legame che unì le città di Firenze e di Buda alla metà del Quattrocento, quando erano entrambe prestigiose capitali europee sotto i regni di Lorenzo il Magnifico e di Mattia Corvino.

Una stagione intensa e feconda, durante la quale l’arte ungherese e l’arte fiorentina si conobbero e si influenzarono, con l’Umanesimo che si diffuse in terra magiara, grazie alla politica di ampio respiro inaugurata da Cosimo il Vecchio e proseguita dal Magnifico, ben consci dell’utilità della cultura anche come mezzo di sviluppo politico. E ammirando la mostra, è inevitabile stabilire un paragone fra la politica rinascimentale e l’attuale, sconfortante quadro italiano, dove il qualunquismo e l’inettitudine contribuiscono ogni giorno di più a sembrare il Paese.

Ritornando alla mostra, si articola in cinque sezioni, la prima delle quali dedicata alle figure dei due sovrani, e dove spicca il bel ritratto del Magnifico eseguito dal Vasari, assieme a quello di Mattia eseguito da Cristofano di Papi.

Prestigiosa presenza, quel Drappo del trono, eseguito a Firenze si disegno del Pollaiolo, restaurato a Budapest in occasione della mostra. La sezione dedicata all’Umanesimo in Ungheria ai tempi di Sigismondo, predecessore di Mattia, dà la misura del ruolo di Firenze in terra magiara, dove già nella prima metà del Quattrocento erano già attivi artisti di corte di origine toscana. Questi rapporti ebbero un carattere continuativo, appunto, durante il regno de Magnifico e Mattia Corvino, all’iconografia del potere del quale, i fiorentini dettero grande contributo, attraverso pitture, sculture, maioliche, codici miniati, medaglie e ornamenti architettonici.

Questo viaggio nella cultura politica, prosegue con il confronto fra la Biblioteca Laurenziana e la Corviniana, e il collezionismo librario dei due sovrani, la cui raffinatezza si riflette nel buon gusto delle splendide miniature che decorano i codici che gli appartennero. Il libro inteso come oggetto per lo spirito e per lo sguardo, interessante da leggere e bello a vedersi. La stagione della vicinanza fra l’Ungheria e Firenze s’interruppe nel 1490, alla morte di Mattia Corvino, la cui mancanza di eredi legittimi impedì di proseguire la linea dinastica sul trono magiaro.

A queste vicende è dedicata l’ultima sezione della mostra, che accenna le vicende dell’Ungheria jagelonnica. Il Magnifico gli sopravvisse di soli due anni, ma anche a lui, in fatto di discendenti, la sorte non arrise; il figlio Piero perse il trono a favore di Savonarola e dei suoi Piagnoni. Resta comunque, nelle testimonianze storiche e artistiche proposte dalla mostra, il fascino di un’epoca in cui la politica era fatta dagli uomini, per gli uomini.

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