Biocarburanti, la petizione online di Oxfam Italia e ActionAid

Oxfam Italia e ActionAid lanciano anche a Firenze e in Toscana una petizione on line da oggi su Change.org, per rendere più responsabile la produzione di biocarburanti

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 agosto 2013 13:53
Biocarburanti, la petizione online di Oxfam Italia e ActionAid

Le due organizzazioni fanno appello ai cittadini fiorentini e toscani a sostenere, anche sul nostro territorio, l’appello rivolto a Europarlamento e Governo italiano. La richiesta: limitare per poi azzerare il consumo dei biocarburanti prodotti a spese di cibo, terra e acqua nei paesi più poveri. https://www.change.org/nofoodforfuel Oxfam e ActionAid lanciano anche a Firenze in Toscana, territorio da sempre sensibile ad uno sviluppo sostenibile della produzione di biocarburanti, una petizione su Change.org per chiedere agli europarlamentari italiani e ai ministri Andrea Orlando (Ambiente) e Flavio Zanonato (Sviluppo economico) di rivedere la normativa oggi in vigore sul tema. Semplice la richiesta: limitare la produzione di biocarburanti provenienti da materie prime alimentari o prodotti sfruttando ingenti quantità di terra e acqua, affinché non entrino in diretta competizione con la produzione di cibo. L’appello quindi rivolto ai cittadini fiorentini e toscani è quello di spendere due minuti del proprio tempo per far sì che, la produzione dei biocarburanti, non vada a scapito della produzione alimentare utile a ridurre la fame nei paesi più poveri del pianeta. Proprio per evitare la competizione tra produzione di biocarburanti e produzione di cibo, la Commissione europea ha proposto quindi, a ottobre 2012, di stabilire un tetto massimo di consumo del 5% (in relazione all’obiettivo del 10% di energia da fonti rinnovabili nel settore dei trasporti, fissato dalla Commissione europea).

Secondo Oxfam e ActionAid, tale misura va sostenuta e ulteriormente rafforzata, prevedendone l'introduzione in entrambe le direttive che regolano la politica europea sui biocarburanti ed estendendone l'applicazione anche alle coltivazioni energetiche dedicate. “Ricavare benzina o diesel a partire da colture alimentari o da colture non alimentari dedicate a fini energetici significa sottrarre terra e acqua alla produzione di cibo. Questo non è sostenibile né eticamente accettabile, perché contribuisce ad alimentare la fame, gli accaparramenti di terra e i cambiamenti climatici”, ha detto Elisa Bacciotti, Direttrice Campagne di Oxfam Italia.

“Oggi l’Europa, assetata di biocarburanti, crede di fare una politica verde mentre invece alimenta la fame nel mondo: è necessario cambiare rotta, promuovendo alternative realmente sostenibili nel settore dei trasporti, come ad esempio la mobilità elettrica, il trasporto pubblico e l’efficienza energetica. Chiediamo ai cittadini italiani di far sentire la propria voce per una politica davvero amica del pianeta e di chi ci vive” conclude Bacciotti. “L’attuale normativa europea sui biocarburanti ha dei costi sociali ormai non più sostenibili.

Basta pensare che i prodotti della terra utilizzati per produrre biocarburanti nel solo 2008 avrebbero potuto sfamare 127 milioni di persone, riducendo la fame nel mondo di quasi il 15%. O che tra il 2009 e il 2013 sei milioni di ettari di terreno, ovvero una superficie grande quanto tutto il centro Italia quasi, sono stati acquisiti da imprese europee in Africa sub sahariana a scapito dei bisogni alimentari delle comunità locali” – ha detto Marco De Ponte, Segretario Generale di ActionAid.

“Qualsiasi persona di buon senso sceglierebbe di poter sfamare la propria famiglia, invece che riempire il serbatoio della propria auto – per questo crediamo che i cittadini italiani possano sostenere le nostre richieste”, conclude De Ponte. Nella plenaria di settembre il Parlamento Europeo si esprimerà sulla proposta di una nuova direttiva che propone la riduzione del consumo di biocarburanti prodotti da materie prime alimentari. Anche i Governi stanno negoziando una posizione comune in seno al Consiglio Europeo.

La lobby dell’industria di settore sta però ostacolando questa proposta, con l’obiettivo di difendere i propri interessi a discapito di quelli collettivi. Una influenza che, fino ad oggi, si è fatta sentire: nel solo 2011 i Paesi dell’Unione Europea, Italia compresa, hanno sostenuto la produzione di biocarburanti con ben 6 miliardi di euro - soldi dei contribuenti a sostegno di politiche “verdi” che di sostenibile finora non hanno niente. E’ possibile firmare e monitorare l’andamento della petizione su Change.org all’indirizzo: https://www.change.org/nofoodforfuel Oxfam Italia è una organizzazione internazionale no profit, nata in Toscana, specializzata in aiuto umanitario, progetti di sviluppo, campagne di opinione.

Oxfam Italia è membro di Oxfam, un network globale di 17 organizzazioni che collaborano con 3.000 partner locali in oltre 90 paesi per individuare soluzioni durature alla povertà e all’ingiustizia. www.oxfamitalia.org ActionAid è un’organizzazione internazionale indipendente impegnata nella lotta alle cause della povertà e dell’esclusione sociale. Da oltre 40 anni è al fianco delle comunità del Sud del mondo per garantire loro migliori condizioni di vita e il rispetto dei diritti fondamentali, attraverso 800 progetti sviluppati in collaborazione con 2000 organizzazioni locali in quasi 50 paesi dell’Africa, Asia e America Latina.

www.actionaid.it Cosa sono i biocarburanti? I biocarburanti sono carburanti liquidi prodotti da materia organica, pertanto sono classificati tra le fonti di energia rinnovabile. Fino ad una certa quantità possono essere miscelati alla benzina e al diesel servendo così i motori delle macchine in circolazione. Il biodiesel che viene miscelato al diesel viene prodotto da oli vegetali (come l’olio di semi di colza, l’olio di palma, di soia, di jatropha…). Il bioetanolo che viene miscelato alla benzina è prodotto dalla fermentazione di componenti zuccherine di parti vegetali (si utilizza la canna o la barbabietola da zucchero oppure i cerali, ad esempio mais e grano). Produrre biocarburanti: a quale prezzo? Costi sociali: una recente mappatura di ActionAid che ha riguardato 98 progetti di investimento per la produzione agroenergetica in Africa sub-sahariana ha rilevato che tra il 2009 ed il 2013 sono stati sei milioni gli ettari di terreno acquisiti da imprese europee e sottratti quindi ai bisogni alimentari delle comunità locali.

Nel solo 2008, secondo una stima di Oxfam, la terra coltivata a biocarburanti avrebbe potuto sfamare 127 milioni di persone, riducendo la fame nel mondo di circa il 15%. Costi ambientali: contabilizzando sia le emissioni dirette che quelle indirette associate alla produzione di biocarburanti, emerge chiaramente come questa fonte di energia rinnovabile non garantisce un’effettiva riduzione di CO2. Secondo le stime dell’Institute for European Environmental Policy, allo stato attuale i biocarburanti sarebbero responsabili, entro il 2020, di emissioni aggiuntive equivalenti all’aver immesso sulle strade europee un numero aggiuntivo di automobili che oscilla tra i 14 e i 29 milioni di unità. Costi economici: un recente rapporto dell’International Institute for Sustainable Development ha messo in luce che nel 2011 il supporto pubblico ai biocarburanti dei Paesi membri dell'UE è stato di 6 miliardi di euro.

Se non si pone un limite ai biocarburanti derivanti da colture alimentari (ovvero un tetto massimo al 5% così come proposto dalla Commissione Europea) i costi sono destinati ad aumentare ulteriormente comportando una spesa aggiuntiva decisamente superiore nel periodo 2014-2020. L’Italia e i biocarburanti: un affare per chi? L’Italia è in Europa uno dei maggiori produttori e consumatori di biocarburanti. La percentuale di consumo di biocarburanti in Italia è stata nel 2012 del 4,5%.

In termini di produzione l'Italia si colloca al 4° posto nella classifica dei Paesi europei e produce prevalentemente biodiesel. Comunque è importante notare che, così come per gli altri Stati Membri, la maggior parte della materia prima è di importazione. Non essendoci sufficiente terra disponibile per la coltivazione di colture a fini energetici, nel solo 2010 il 72% della materia prima è stata importata da Paesi extra UE. Altrettanto rilevanti, sono le importazioni di biocarburante già raffinato: nel 2011 risultano essere il 70% del volume totale di biocarburanti immessi in consumo.

In uno scenario globale che già vede una consistente diminuzione di terra arabile (l'ammontare di terra arabile pro-capite nel giro degli ultimi 50 anni si è dimezzato), è evidente che l'Europa, Italia inclusa, sia soggetta a una forte dipendenza di importazioni che sfruttano terra fuori dai propri confini. Dalla mappatura del Land Matrix, il più attendibile database oggi esistente che monitora il fenomeno delle acquisizioni di terra su larga scala a livello globale, risultano mappati anche alcuni investimenti italiani, documentati con relativo contratto di acquisizione.

Oltre i 2/3 dei 21 investimenti mappati, tutti concentrati in Africa, hanno come obiettivo di investimento le coltivazioni agro energetiche, che arrivano ad occupare complessivamente un’area documentata dai contratti di oltre 400.000 ettari. Rendere la politica dei biocarburanti più sostenibile: la sfida in Italia e Europa Disciplinando il quadro comunitario in materia di energie rinnovabili l’Europa nel 2009 ha introdotto una direttiva che impone il raggiungimento dell’obiettivo del 10% di energia rinnovabile nel settore dei trasporti entro il 2020.

Tuttavia questo obiettivo viene perseguito dagli Stati Membri quasi esclusivamente incentivando la produzione ed il consumo di biocarburanti di prima generazione, ovvero prodotti a partire da colture alimentari. La Commissione Europea ad ottobre del 2012 ha presentato una proposta di direttiva per rivedere la politica europea sui biocarburanti (in particolare la Renewable Energy Directive – RED e la Fuel Quality Directive – FQD). La proposta della Commissione è ora al vaglio del Consiglio e del Parlamento europeo secondo la procedura di codecisione.

Nella plenaria di settembre (il 10 o l'11) il Parlamento europeo esprimerà la propria posizione sulla proposta di direttiva della Commissione. Parallelamente gli Stati Membri stanno negoziando una posizione comune internamente al Consiglio (le compagini del Consiglio europeo competenti in materia sono il Consiglio Ambiente e il Consiglio Energia). Vi è quindi ora l’opportunità di indirizzare la politica europea sui biocarburanti verso una maggiore sostenibilità ambientale e sociale.

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