Festival au Desert/Presenze d'Africa alle Murate da domani

Giovedì 4 luglio inaugura alle Murate il Festival au desert/Presenze d'Africa con il polistrumentista e cantante marocchino Aziz Sahmaoui, i musicisti tuareg Tadalat, il gruppo Azalai e la chitarra sarda di Paolo Angeli

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 luglio 2013 18:20
Festival au Desert/Presenze d'Africa alle Murate da domani

Il polistrumentista e cantante di origine marocchina AZIZ SAHMAOUI, i musicisti tuareg TADALAT (band rivelazione al Festival au Désert 2012 di Timbuktu), il gruppo/progetto AZALAI, la chitarra sarda “preparata” di PAOLO ANGELI... Questi gli ospiti della prima, intensa, serata del Festival Au Désert / Presenze D'africa 2013: da giovedì 4 luglio alle Murate di Firenze tre giornate di confronto e scambio tra la musica e la cultura tuareg, maliana, panafricana, con musicisti europei e internazionali che hanno fatto del nomadismo artistico la propria cifra stilistica. Tra le caratteristiche della rassegna, c’è il lavoro dei musicisti nei giorni precedenti alle esibizioni, per presentare per la prima volta al pubblico produzioni, nuove composizioni e jam session.

E proprio con una jam session del gruppo AZALAI (giovedì 4 luglio, ore 19) prenderà il via il festival. Molto più di una band, Azalai è un laboratorio musicale in movimento che, dopo esser partito lo scorso luglio scorso da Firenze e aver fatto tappa allo Sziget Festival di Budapest, ha proseguito per la Francia, dove ha aperto il concerto di Salif Keita. I modelli, gli incroci, i meticciati, le fusioni, dell'Africa che abita l'Europa, sono elaborati attraverso residenze in cui gli artisti - giovani talenti, professionisti, maestri - sono coinvolti in un lavoro di ricerca intorno alla riformulazione di tradizioni e alla sperimentazione di linguaggi di sintesi tra le realtà e gli sguardi che costituiscono l'Europa contemporanea.

Alle ore 21 saliranno sul palco di piazza delle Murate i musicisti tuareg TADALAT (“speranza” nella lingua tamasheck), band rivelazione al Festival au Désert 2012 di Timbuktu. Oumar Ould Badi e Mohamed Ag Aboubacrine sono originari del villaggio di Aguel'hoc nell’Adrar des Ifoghas (Nord del Mali). Hanno cominciato ricavando i propri strumenti da materiali di recupero, ed hanno consolidato il progetto con l’arrivo di un nuovo chitarrista, Zeidi Ag Baba, e del percussionista Mohamed Ag Ibrahim.

Eredi della “rivoluzione con le chitarre” iniziata con i Tinariwen nei primi anni ’80, i Tadalat privilegiano l'incrocio tra stili diversi, arricchiti da influenze locali e da una spiccata curiosità per le influenze extra-africane. E grande è l’attesa per il concerto di AZIZ SAHMAOUI, polistrumentista e cantante di origine marocchina, collaboratore di Joe Zawinul e fondatore del gruppo University of Gnawa. È cresciuto a Marrakech e ha conosciuto la musica tradizionale da bambino, al festival Ksar El Badii, che da decenni rappresenta il melting pot culturale delle diverse etnie e dei suoni del Marocco.

Da quel momento ha iniziato a interessarsi in particolare alla musica Gnawa. Trasferitosi in Francia, ha fondato l'Orchestre National de Barbès (ONB) con cui ha dato vita a un nuovo stile musicale, mescolando i ritmi nordafricani al jazz e alla fusion. Ha collaborato con alcuni tra i più noti jazzisti della scena internazionale, tra cui il chitarrista Nguyen Le Maghreb, Michael Gibbs e WDR (Radio Big Band di Colonia), il gruppo Sixun fusion. Nel 2005, è il grande Joe Zawinul a invitarlo a registrare il suo doppio album live Vienna Nights al Birdland di Vienna.

Da quel momento entra a far parte del Zawinul Syndicate, dove resterà fino alla scomparsa del maestro, nel 2007. Nel 2010 registra il suo primo album solista, prodotto da Martin Meissonier, con la sua nuova band University of Gnawa. Il gruppo è composto da cinque musicisti, oltre ad Aziz: Alune Wade (basso), Cheikh Diallo (kora, tastiere), Hervé Samb (chitarra), Guillaume Pihet (percussioni) e Amar Chaoui (percussioni). Alle ore 23 in piazza Madonna della Neve risuonerà della chitarra sarda preparata di Paolo Angeli (Pat Metheny ne ha voluta una identica), che chiuderà questa prima serata del festival.

Dall’incontro-scontro tra avanguardia extracolta e tradizione popolare nasce questo strumento orchestra a 18 corde - ibrido tra chitarra baritono, violoncello e batteria - dotato di martelletti, pedaliere, eliche a passo variabile. Con la chitarra sarda preparata Angeli rielabora, improvvisa e compone una musica inclassificabile, sospesa tra free jazz, folk noise, pop minimale. Tra le collaborazioni più importanti vanno citate quelle con Fred Frith, Antonello Salis, Hamid Drake, Takumi Fukushima.

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