Ballerini e impiegati a Renzi e Bianchi: ''Vergognatevi!''

Il confronto tra Bianchi e sindacati si conclude con un nulla di fatto. I lavoratori chiedono la rimozione del commissario. Enrico Rossi: "Quella del Maggio è una questione politica, la liquidazione ferebbe il giro del mondo, sarebbe un danno d'immagine"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
27 giugno 2013 17:24
Ballerini e impiegati a Renzi e Bianchi: ''Vergognatevi!''

Ogni giorno che passa le rispettive posizioni sul futuro del Maggio Fiorentino non fanno che inasprirsi. L'ipotesi di liquidazione coatta amministrativa è l'unica via perseguibile secondo il sindaco Matteo Renzi e il commissario straordinario Francesco Bianchi; non la pensano così invece il Presidente toscano Enrico Rossi e il Presidente della Provincia Andrea Barducci; ovviamente non la pensano così i lavoratori.

Ma soprattuto a essere contrario all'ipotesi di fallimento è il Ministro dei Beni Culturali Massimo Bray che teme l'effetto domino sulle altre fondazioni liriche italiane che pure non navigano in buone acque. "Spero non si giochi una partita politica sul Maggio" ha detto solo ieri Matteo Renzi; "Quella del Maggio è davvero una grande questione politica, e come tale va affrontata con serietà e impegno” gli ha risposto oggi Enrico Rossi. Troppi tecnici e amministrativi; 48 quando ne basterebbero 6: secondo il sindaco Matteo Renzi e il Commissario Francesco Bianchi la rinascita del Maggio Musicale Fiorentino non può che partire da un alleggerimento drastico del personale in eccedenza.

"Carrozzone pubblico" e "stipendificio" sono le definizioni spesso usate da Renzi per descrivere cosa c'è che non va e non può più andare all'interno di ziende o enti pubblici ; di fronte alle quali nessun tentantivo di risamamente può essere veramente efficace. ''Chi ha preso uno stipendio di troppo da ora in poi dovrà farne a meno''- ha ribadito ieri il sindaco che parlando dei lavoratori del Maggio ha anche detto''si è 'pubblici nella difesa del posto di lavoro e 'privati' quando si tratta di essere assunti senza concorso''.

Un'accusa troppo pesante per i lavoratori e per Susanna Camusso “Dire stipendificio è esattamente come dire fannulloni, non c’è nessuna differenza- ha tuonato il leader ddella Cgil- "è il rifiuto di capire che dentro una cosa complessa come il Maggio ci sono dei lavoratori ai quali si deve rispetto”. Oggi in un'ampia e dura nota a replicare alle parole di Renzi sono i lavoratori direttamente che in mattinata hanno incontrato anche il commissario straordinario Bianchi.

Un incontro che è stato uno scontro, dove alla fine ciascuno ha ribadito le proprie posizioni. In sostanza replicano i dipendenti del Maggio: non è vero che i lavoratori sono stati assunti senza concorso, quelli assunti a chiamata sarebbero in tutto 8, di cui 5 voluti dalla precedente Sovrintendente Colombo e 3 assunti a tempo determinato sotto il Commissario Straordinario. "Inoltre -aggiungono- smettiamola di dire che 4 o 6 impiegati bastano. Anche nella proposta dei 75 esuberi (di cui 15 amministrativi) presentata dal Commissario, rimarrebbero in servizio 32 impiegati.

Con solo 6 quanti servizi e funzioni sarebbero appaltate all'esterno?" "Si può avere in testa di ridurre il personale, ma ci vuole rispetto per le persone, quello che il Commissario ed il Sindaco non hanno mostrato. Parlare di stipendificio dà l'idea di un paese della cuccagna, dove qualche padrino ti ha fatto entrare per non fare niente e guadagnare da nababbo. Vergognatevi!!!". I sindacati poi tornano ad attaccare l'ex Sovrintendente Colombo "scelto dal Sindaco e da Lui difeso fino all'ultimo, con il debito lievitato di circa 14 milioni di euro nel triennio rispetto ai 22 milioni maturati negli 11 anni precedenti". Ad inasprire gli animi le divergenti opinioni emerse dopo l'ultimo incontro a Roma tra Renzi, Bianchi e il Ministro Bray.

Per sindaco e commissario non c'è altra soluzione che la liquidazione coatta amministrativa, una volta avviata la procedura ripartire dai settori più redditizi. Per il Ministro invece si tratta di un'estrema ratio, da evitare finché possibile, il rischio sarebbe l'effetto domino anche per le altre fondazioni liriche italiane che pure non navigano in buone acque. A dare man forte a Bray sono il Presidente della Regione Enrico Rossi e il Presidente della Provincia Andrea Barducci. "L'unica soluzione in grado di scongiurare la chiusura del teatro, e anzi di rilanciarlo è la liquidazione coatta amministrativa" ribadisce così la sua posizione il commissario Bianchi al termine dell'incontro con i sindacati.

Di contro nei lavoratori si rafforza la convinzione che i conti drammatici della Fondazione sono da imputare a una gestione fallimentare più che a reali responsabilità della Fondazione . "Un modello fondato sull'arrivismo personale, su leadership di carattere fidelistico, piuttosto che sulla capacità di dialogo e confronto. Un modello che ha utilizzato la Fondazione più ad uso privato di qualcuno che secondo criteri di buona gestione e di risanamento. Nel medesimo incontro, che in realtà verteva sull'ulteriore proposta delle rappresentanze aziendali Slc-Fistel-Uilcom, ci è stato comunicato che, pur raggiungendo un valore economico di quasi 3 milioni di euro , e che quindi andrebbe a coprire il disequilibrio economico 2012 riguardante la gestione corrente del bilancio, il commissario la ritiene insufficiente.

Le motivazioni addotte sono, di tutta evidenza, pretestuose e strumentali a giustificare la pervicace volontà del Commissario a dichiarare la Liquidazione Coatta Amministrativa come unica soluzione. Nasce il timore - proseguoni i lavoratori - che il consuntivo del bilancio 2012 sia stato costruito proprio per suffragare tale tesi". A questo punto la richiesta da parte dei dipendenti del Teatro è un cambio immediato del commissario, la salvaguardia occupazionale e la definizione di un piano industriale triennale.

In serata si fa sentire anche il Presidente della Regione Enrico Rossi sempre meno convinto della bontà dell'operazione di liquidazione promossa oltre che da Bianchi anche da Renzi. Al sindaco che ieri parlando del Maggio aveva detto "spero non si giochi una partita politica. Si farebbe del male ai lavoratori e alle lavoratrici"; Rossi replica "Quella del Maggio è davvero una grande questione politica, e come tale va affrontata con serietà e impegno”. Uno dei possibili "effetti della liquidazione" riflette Rossi è che "la notizia farà il giro del mondo, sulla rete e su tutti i media, giornali e Tv, da Londra a New York, da Tokyo a Dubai.

E si dirà che dietro il Maggio c’era lo Stato italiano, la Regione Toscana e il Comune di Firenze. Una figuraccia planetaria di insolvenza da parte di enti pubblici italiani, un danno di immagine che non sarà certo rimediato dalla litania assurda che “lo facciamo per rilanciarlo”. Un biglietto da visita davvero efficace per attrarre gli investitori in questa città e in questa Regione. Quella del Maggio è davvero una grande questione politica, e come tale va affrontata con serietà e impegno”. “Mentre aspetto che il commissario Bianchi mi invii due carte su cui fare una valutazione basata su cifre e analisi precise – dice il presidente – leggo che continua a dichiarare la sua irremovibile volontà di procedere alla liquidazione della Fondazione del Maggio Fiorentino.

Agli interessati vorrei lanciare un avviso, in qualità di Presidente della Regione Toscana. Parlo come socio fondatore e come Ente che contribuisce alla Fondazione in misura di poco inferiore a quella del Comune di Firenze e di altri Enti. Noi come Regione Toscana abbiamo un buon nome che non vogliamo venga in nessun modo messo in discussione, o anche soltanto macchiato da iniziative che giudichiamo non sufficientemente valutabili nelle loro conseguenze, o poco chiare nei percorsi da compiere”. “La Regione Toscana – prosegue – si onora di aver sempre pagato i suoi debiti verso i fornitori e di aver regolarmente rimborsato i ratei alle banche, sia quando si trattava di debiti propri, sia di quelli di aziende, enti e società collegate.

Intendo continuare così anche nel futuro, se possibile con rigore ancora maggiore. Sia chiaro che sinché sarò Presidente continuerò su questa linea. La Regione Toscana è abituata ad onorare i propri impegni perché ha i bilanci sani e perché non vuole venire meno a principi che sono alla base di una ordinata, corretta e sana relazione tra soggetti economici, soprattutto quando uno è pubblico o appartiene alla sfera pubblica”. “Nessuno può permettersi di mettere in discussione il nome della Regione che rappresento, con iniziative che potrebbero avere effetti negativi sulla sua reputazione, sul suo rating, e anche nei rapporti con la stessa tesoreria.

Su tutto ciò vogliamo che ci sia il massimo della chiarezza e la chiediamo in primo luogo anche al governo e al Ministro Bray, con cui domani ci incontreremo. Restiamo infine convinti che il piano presentato dai Sindacati rappresenti una buona base di partenza per il risanamento e che comunque sia necessario evitare la liquidazione. Insistiamo nel chiedere un piano industriale da poter attentamente valutare con il Ministro, il Comune e gli altri Enti interessati”. Filomena D'Amico

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