La salute dei detenuti in Toscana: indagine Ars

La popolazione detenuta nelle carceri toscane è giovane (età media: 38,5 anni), con basso livello di istruzione, composta per la metà da stranieri (i nord africani sono il gruppo etnico più rappresentato) e per la quasi totalità (96,5%) maschile

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 giugno 2013 14:30
La salute dei detenuti in Toscana: indagine Ars

FIRENZE – La popolazione detenuta nelle carceri toscane è giovane (età media: 38,5 anni), con basso livello di istruzione, composta per la metà da stranieri (i nord africani sono il gruppo etnico più rappresentato) e per la quasi totalità (96,5%) maschile. Nonostante l’età media sia così bassa, oltre il 70% dei detenuti sono comunque affetti da almeno una patologia: soprattutto disturbi psichici, malattie infettive e disturbi dell’apparato digerente. Questi i dati generali emersi dall’indagine che l’Ars (Agenzia Regionale di Sanità) Toscana ha condotto nel 2012, in collaborazione con il Servizio sanitario regionale, per verificare lo stato di salute della popolazione detenuta nelle carceri toscane.

I risultati dell’indagine verranno presentati il 17 giugno a Firenze nel corso del convegno “Lo stato di salute dei detenuti italiani e il loro rischio suicidario”, che si terrà nell’auditorium di Sant’Apollonia, dalle 9 alle 13.30. I risultati dell’indagine sono stati presentati stamani, nel corso di una conferenza a cui hanno preso parte Francesco Cipriani, direttore Ars Toscana, Fabio Voller, dirigente Ars Toscana e curatore dell’indagine, e Barbara Trambusti, dirigente assessorato diritto alla salute. Monitoraggio della salute in carcere: l’indagine Ars e la cartella clinica informatizzata della Regione Toscana.

L’indagine dell’Ars ha raccolto – con la forte collaborazione dei professionisti che operano all’interno degli istituti penitenziari – le informazioni socio-demografiche e cliniche di 3.329 detenuti (cioè quasi l’80% dei presenti in Toscana alla data del 21 maggio 2012) ed è alla sua seconda edizione: dal 2009 (anno della prima rilevazione) ad oggi si è arrivati ad un buon livello di informatizzazione dei dati sanitari penitenziari, ed è in fase di implementazione il progetto regionale di cartella clinica penitenziaria informatizzata.

Si tratta di una cartella sanitaria informatizzata che è stata installata presso tutti gli istituti penitenziari toscani, attraverso la quale – una volta a regime – sarà possibile monitorare in modo sistematico lo stato di salute dei pazienti detenuti e gestire i loro trattamenti sanitari (visite, cure e somministrazione di farmaci), garantendo privacy e sicurezza. La Regione Toscana, a seguito della Riforma emanata nel 2008, pone particolare attenzione alla salute dei cittadini detenuti ed ha avviato un processo di collaborazione e di dialogo con le istituzioni dell’intero apparato penitenziario.

Il processo è lungo e richiede la modifica di norme giuridiche e la messa in sicurezza degli ambienti, ma l’adozione di protocolli di cura idonei favorirà un miglioramento dell’intero processo assistenziale riducendo il verificarsi di eventi a volte anche drammatici. Questi i dati sulla salute nelle carceri toscane rilevati dall’indagine Ars DISTURBI DI SALUTE MENTALE – Analizzando più in dettaglio i dati emersi dall’indagine condotta nel 2012, emerge che – in linea con quanto affermato dall’Organizzazione mondiale della sanità – i detenuti sono affetti soprattutto da disturbi di natura psichica: le malattie psichiche rappresentano il 41% di tutte le patologie riscontrate, prime per frequenza in tutti e 3 i principali gruppi etnici che compongono la popolazione detenuta (italiani, nord africani, est europei).

“Fra i disturbi psichici – precisa Fabio Voller, dirigente Ars Toscana – prevalgono i disturbi da dipendenza da sostanze (diagnosticati nel 52,5% dei detenuti affetti da disturbi psichici) e i disturbi nevrotici e di adattamento (28,4% dei detenuti). Rispetto all’indagine Ars del 2009, le diagnosi di disturbi psichici sono aumentate, a fronte invece di una riduzione complessiva delle patologie: tale aumento è dovuto esclusivamente alla diagnosi di tossicodipendenza che, a distanza di 3 anni, è aumentata di quasi 15 punti percentuali.

Un aumento così marcato del disturbo da dipendenza, difficilmente spiegabile attraverso uno studio epidemiologico come il nostro, è comunque in linea con i dati di altre recenti indagini anche internazionali”. MALATTIE APPARATO DIGERENTE, INFETTIVE E PARASSITARIE – Ai disturbi di salute mentale seguono per frequenza i disturbi dell’apparato digerente (14,4% – in particolare del cavo orale) e le malattie infettive e parassitarie (11,1%). Fra le malattie infettive uno dei problemi maggiori è l’epatite C (probabilmente legata alla tossicodipendenza), che incredibilmente riguarda in misura maggiore i detenuti italiani (ma questo potrebbe dipendere solo dalla maggiore reticenza degli stranieri a sottoporsi agli screening infettivologici).

Per quanto riguarda l’HIV, solo l’1,2% dei detenuti toscani risulta HIV positivo, dato nettamente inferiore a quello internazionale medio (10%), ma anche a quanto riportato da un recente studio multicentrico svolto in 9 strutture italiane attraverso la valutazione sierologica. La spiegazione: un numero elevato di detenuti in Toscana non è a conoscenza della patologia e probabilmente, non dando il proprio consenso allo screening, aggrava la propria condizione clinica e diventa un’importante fonte di contagio.

Altre due patologie che interessano la popolazione detenuta sono la tubercolosi (TBC) e la sifilide. TENTATO SUICIDIO E AUTOLESIONISMO – I tentativi di suicidio ed i gesti di autolesionismo rappresentano un’emergenza nel sistema carcerario italiano, così come in quello di molti altri paesi, ma la situazione nelle carceri toscane è migliore rispetto a quella italiana: nel corso dell’ultimo anno nelle carceri toscane il 6,1% dei detenuti visitati ha messo in atto un gesto di autolesionismo (in Italia è il 10,6% sul totale dei detenuti), mentre l’1,3% (44 soggetti) ha tentato il suicidio (in Italia la frequenza di tentati suicidi è dell’1,9% sul totale dei detenuti).

Il 95% dei detenuti toscani che ha tentato il suicidio ha una diagnosi di malattia di tipo psichiatrico, prevalentemente legata al disturbo da dipendenza da alcol o sostanze (70%). PERMANENZA IN CELLA E ATTIVITA’ LAVORATIVA – Nonostante le strutture penitenziarie toscane organizzino in media 5 ore di attività fisica (a cui partecipano però poco più del 40% dei detenuti), la permanenza giornaliera in cella rimane davvero molto elevata: i detenuti trascorrono infatti mediamente in cella oltre 17 ore al giorno.

Il 33,9% svolge un’attività lavorativa o manuale durante la detenzione. Da una prima analisi sembra che i detenuti che svolgono un qualche tipo di attività, pur in stato di coercizione, hanno una salute migliore rispetto agli altri. MINORI AUTORI DI REATO – Fra i minori detenuti nelle carceri toscane, 78 sono i ragazzi che durante il periodo indice hanno avuto accesso alle strutture, di cui 51 sono maschi. Solo il 29,5% di loro è italiano, la fascia di età più rappresentata è quella 16-17 anni ed oltre il 30% dei ragazzi detenuti presentano una patologia: si tratta soprattutto di problemi di dipendenza da sostanze (in misura maggiore rispetto ai loro coetanei liberi). Salute in carcere: gli altri temi del convegno del 17 giugno Il convegno si pone anche come momento di discussione e confronto: oltre ai dati toscani sulla salute dei detenuti verranno infatti presentate le esperienze di altre regioni – come l’Emilia Romagna – per promuovere interventi mirati alle reali necessità di questi cittadini.

Ma il convegno intende dare una lettura più ampia del fenomeno e definire un concetto di salute che non sia solo assenza di malattia ma stato di benessere, o nella fattispecie miglioramento della condizione di vita della persona. Si affronterà quindi il tema del suicidio in carcere, con i dati nazionali aggiornati ed un approfondimento sulla prevenzione dei suicidi. Infine, verrà presentato l’avvio del progetto ministeriale “Lo stato di salute dei detenuti degli istituti penitenziari di 6 regioni italiane: un modello sperimentale di monitoraggio dello stato di salute e di prevenzione dei tentativi suicidari”, coordinato dalla Regione Toscana e dall’Ars in collaborazione con le altre regioni coinvolte. Le attività della Regione per la tutela della salute dei detenuti Il lavoro di indagine svolto dall’Ars sulla salute dei detenuti rientra nell’ambito delle attività messe in atto e sostenute dalla Regione Toscana che da tempo e coerentemente lavora per garantire in ambito penitenziario il diritto ad un’assistenza sanitaria pari a quella dei cittadini liberi.

Un lavoro di monitoraggio e di indagine sullo stato di salute dei detenuti in toscana è importante e necessario per mettere a punto nuove strategie, più efficaci e mirate da parte dell’assessorato alla salute. Nel lungo percorso seguito coerentemente dall’assessorato si è arrivati ad oggi alla definizione di linee di intervento per la tutela del diritto alla salute di detenuti e internati negli istituti compresi nel territorio toscano. La continuità e costanza di questo percorso ha condotto ad un confronto costruttivo, inevitabile per realizzare efficacemente le linee guida approvate, con il Provveditorato dell’amministrazione penitenziaria, il Centro di Giustizia minorile e le Asl, prime protagoniste nella gestione del processo di miglioramento.

L’adozione di protocolli di cura idonei favorirà un miglioramento dell’intero processo assistenziale riducendo il verificarsi di eventi a volte anche drammatici. Rispetto alle problematiche emerse dall’indagine di Ars – salute mentale malattie, tentato suicidio, minori – l’Assessorato alla Salute, a partire dal 2008 (passaggio delle funzioni sanitarie alle Aziende sanitarie locali) ha definito linee di indirizzo e protocolli interistituzionali progressivamente attuati. Nell’ambito della ‘tutela della salute mentale’, esistono oggi precise linee di indirizzo per la prevenzione del rischio suicidario; a queste sono seguiti protocolli specifici dei singoli istituti ‘a firma congiunta’ fra azienda di riferimento e Direzione dell’istituto.

In più, il finanziamento di progetti per la garanzia dell’assistenza psicologica ha raddoppiato di fatto le ore di assistenza garantite: un maggiore numero di ore consente anche una più adeguata accoglienza dei nuovi giunti e la prevenzione del rischio suicidario. A proposito delle malattie più frequenti rilevate dall’indagine Ars, l’impegno regionale è testimoniato dai valori relativi alle singole discipline specialistiche (come rilevato dal monitoraggio 2012 in attuazione del DPCM 1.4.2008) che evidenziano un’elevata copertura interna agli istituti penitenziari nelle discipline di cui esiste maggiore necessità: l’assistenza psichiatrica è garantita in tutti gli istituti penitenziari; la presenza degli infettivologi è strutturata (è presente per quasi il 50% degli istituti) e garantisce più controlli e più cure su misura.

Sul tema dei minori è stato messo in atto un percorso congiunto tra Assessorato e Centro di Giustizia minorile allo scopo di individuare percorsi appropriati per la presa in carico dei minori autori di reato per i quali è necessario accertare tempestivamente i bisogni di salute.

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