Ripresa in Toscana: serve meno burocrazia e un nuovo modello di welfare

Aperto il Congresso Regionale Cisl con la Relazione del Segretario Riccardo Cerza. Decathlon apre nell’area ex Coop figlinese. CIL di Livorno, a giugno nuovo incontro con l’azienda. Seves: Triton formalizza una proposta d’acquisto

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 maggio 2013 14:33
Ripresa in Toscana: serve meno burocrazia e un nuovo modello di welfare

FIRENZE– “C’è una sola priorità per la Toscana: ridare lavoro a chi è senza e oggi lo si può fare solo restituendo libertà e protagonismo alle persone. C’è bisogno di una Toscana leggera, in cui la Regione faccia le scelte fondamentali e crei poche leggi semplici e chiare, lasciando il cittadino e l’impresa liberi di intraprendere senza troppi vincoli burocratici, con la certezza del diritto e dei tempi.” Lo ha detto il segretario generale della Cisl Toscana, Riccardo Cerza, nella sua relazione all’XI° Congresso Regionale del sindacato che si è aperto questa mattina a Firenze, alla presenza del segretario generale nazionale Cisl Raffaele Bonanni e del Governatore della Toscana Enrico Rossi.

Il segretario Cisl ha ricordato come Alcide De Gasperi amasse citare una frase di Bettina Brentano: “Quando uno stato non ce la fa si affidi ai cittadini”; “perché aveva capito –ha detto il segretario Cisl- che l’Italia poteva rinascere, dalle macerie della guerra, solo dal basso. Allo stesso modo oggi l’Italia deve ricominciare a crescere dal basso, che significa sussidiarietà, protagonismo e partecipazione delle persone, dal territorio, dal posto di lavoro con la contrattazione aziendale e territoriale e la partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese, per rilanciare l’economia reale, tornare a produrre ricchezza ed a distribuirla al lavoro in modo più equilibrato di quanto sia stato fatto negli ultimi decenni, quando la rendita ha prevalso sul lavoro.” Una rendita che, ha ricordato Cerza, in Italia vale il 33% del Pil, contro un livello giudicato fisiologico del 15%: “e quel 18% in più di rendita è un cancro per la nostra società, perché contribuisce a creare disoccupazione e meno ricchezza per tutti.” Per questo il segretario Cisl ha invocato “un cambio di rotta, aiutando a crescere le aziende che generano valore per la comunità e rendere conveniente alle imprese investire su sé stesse invece che in speculazioni finanziarie.” Dopo aver passato in rassegna il quadro economico e politico nazionale (“la grave colpa della politica degli ultimi 20 anni è non aver dato al Paese un progetto di sistema capace di generare speranza e una visione del futuro”), Cerza si è concentrato sulla Toscana, dove, ha detto “esiste un rischio sociale, con il manifatturiero in ginocchio e le risorse che mancano per alimentare il nostro welfare diffuso”; e allora se “è giusto ricorrere alla compartecipazione” bisogna soprattutto “tornare a produrre ricchezza”.

Come ? Anche in Toscana ripartendo dal basso e quindi con “un sistema di incentivi che premi chi investe e chi contratta sul territorio per aumentare la produttività” e poi con “una profonda semplificazione burocratica, superando lo schema ideologico secondo il quale tutto deve passare dalla Regione” che, “con questo approccio, non ce la fa più né finanziariamente, né politicamente a governare la Toscana.” Emblematico il caso delle opere pubbliche: “la burocrazia blocca l’80% delle opere –ha detto Cerza.

La Toscana per autorizzare un’opera pubblica ci mette 4 anni e 8 mesi, in Italia solo Sicilia e Basilicata fanno peggio.” Da qui l’appello del segretario Cisl: “disboschiamo la burocrazia, le leggi regionali, i regolamenti, le procedure, evitando di tornare sempre sulle decisioni già prese: insomma rendiamo facile la vita a chi vuole investire da noi.” Secondo Cerza è fondamentale rilanciare il manifatturiero: per farlo le poche risorse disponibili “vanno destinate con più selettività alle nostre eccellenze”, che ci sono e resistono, puntando sulle filiere che, nonostante la crisi, sono cresciute.

“Abbiamo bisogno di recuperare produttività –ha aggiunto- e la produttività cresce soprattutto in azienda. Va quindi incentivata anche a livello regionale la contrattazione aziendale e la partecipazione dei lavoratori alla governance aziendale.” “Chiederemo al nuovo governo –ha aggiunto Cerza- il mantenimento degli ammortizzatori sociali con il finanziamento della cassa integrazione in deroga, indispensabile per le tantissime piccole aziende toscane in crisi, rimandando la revisione degli ammortizzatori a quando la crisi sarà alle spalle.” Anche la sanità toscana, “ancora oggi tra i migliori sistemi d’Italia”, inizia “a mostrare crepe con i deficit nelle Asl e le lunghe liste d’attesa” e necessita di un cambiamento di schema: “passando da un modello basato completamente sul pubblico ad uno basato sulla sussidiarietà circolare”, “investendo nel grande valore costituito dall’associazionismo”; “mentre infatti la sussidiarietà orizzontale –ha spiegato Cerza- eroga servizi pagati dallo Stato ma realizzati dai privati, e quindi ci si ritrova da capo per quanto riguarda la carenza di risorse, la sussidiarietà circolare mette insieme risorse pubbliche e risorse private per raggiungere determinati obiettivi e consente al pubblico di risparmiare.” “Questo certo non vuol dire smantellare la sanità pubblica –ha precisato Cerza- ma piuttosto concentrare risorse umane e monetarie pubbliche verso i settori di eccellenza che devono rimanere a disposizione di tutti i cittadini a prescindere dal loro reddito.

L’integrazione del terzo settore e i privati devono coprire la fascia di prestazioni specialistiche e diagnostiche che la Regione non riesce più a dare in maniera tempestiva e concorrenziale.” E' online da ieri il nuovo sito della Fiom-Cgil di Firenze. Collegato direttamente ai social networks su cui è presente la Fiom fiorentina, il sito è strutturato in sei pagine oltre all'homepage: chi siamo, contatti, news, foto, video e link, e promette di offrire tutte le informazioni utili sull'organizzazione.

Oltre ad una breve storia del Sindacato delle tute blu a Firenze, potrete trovare informazioni sulla struttura, tutti i contatti della Fiom e le sedi della Cgil sul territorio ed infine le principali notizie sul mondo metalmeccanico e del lavoro in generale. Si è svolta oggi in Palazzo Medici Riccardi una riunione dell’unità di crisi per l’azienda Nuova Biplast di Barberino di Mugello che produce oggetti in plastica per il settore sanitario e commerciale. L’azienda, che ha 18 dipendenti, sta attraversando una fase di grave crisi finanziaria che ha comportato il mancato pagamento degli stipendi di febbraio e marzo 2013.

Le organizzazioni sindacali avevano già proclamato il 22 aprile lo stato di agitazione, culminato nell’astensione dal lavoro degli addetti. La proprietà inoltre è alla ricerca di un imprenditore che acquisti il ramo d’azienda, o lo prenda in affitto o gestisca l’esternalizzazione dei servizi. Al termine della riunione è stato stabilito che l’azienda salderà le retribuzioni arretrate entro i prossimi due mesi. Riguardo al reperimento dell’imprenditore interessato, l’azienda entro 30 giorni comunicherà il nome della società individuata.

All’acquirente saranno richieste garanzie circa il mantenimento dei livelli occupazionali. Il tavolo ha deciso di aggiornarsi alla prima settimana di giugno per valutare il corretto adempimento di quanto previsto. No a un nuovo centro commerciale dentro l’ex Coop. Il Comune vincoli l’area con una destinazione d’uso sociale». È il commento della consigliera comunale di Più Toscana, Valentina Trambusti che arriva a margine del consiglio comunale del 30 aprile. Fra i punti all’ordine del giorno la variante alle norme di attuazione del regolamento urbanistico che consentirebbe l’insediamento di un colosso europeo della distribuzione di articoli sportivi nell’area compresa fra via della Comunità Europea e via Germania.

«La riqualificazione dell’area – spiega – deve passare necessariamente per un piano di recupero che non uccida le piccole e medie imprese del commercio figlinese, già provate dall’attuale crisi economica. Il rischio di un contraccolpo letale della piccola distribuzione di fronte a un colosso commerciale del genere è altissimo: la crisi dei negozi storici del Valdarno che rischiano di chiudere i battenti. Senza contare che un’apertura della catena rischia di calamitare le famiglie fuori dal centro storico rendendolo, se possibile, ancora meno vissuto rispetto ad oggi.

A questo si aggiunge il fatto che le multinazionali, oltre a non ridistribuire le tasse sul territorio, godono di Iva agevolata al 4%, contro il 10% e 21% di piccole e medie imprese dove negoziante e proprietario spesso sono la stessa persona, su cui gravano Imu e Tia. Risultato? Scomparsa della conduzione familiare. In ultimo è necessario osservare che la zona dove il grande marchio (che secondo una nota della Confesercenti figlinese sarebbe Decathlon) si andrebbe a insidiare è già affogata nella grande distribuzione».

Ma la consigliera rincara la dose. «Trovo inaccettabile – conclude – le affermazioni degli esponenti PD secondo i quali dovrebbero essere i piccoli commercianti a dover adeguare i prezzi alla grande distribuzione. Per una volta si dovrebbe pensare al bene di figlinesi e incisani e del loro commercio sventando l’arrivo dell’ennesimo colosso dell’abbigliamento in favore di opere d’uso sociale che non uccidano il nostro centro storico e i suoi abitanti». E’ stato fissato per il prossimo mese di giugno il nuovo incontro con i rappresentanti della Ceramiche industriali Livorno per fare il punto sulle prospettive di cessione dello stabilimento livornese dell’azienda.

Questo quanto emerso dalla riunione che si è tenuta stamani in Regione alla presenza dell’assessore al lavoro e attività produttive, Gianfranco Simoncini, dell’assessore comunale al lavoro, Daria Majidi, e dei rappresentanti dei sindacati Filctem-Cgil e Femca-Cisl. L’azienda, che nei mesi scorsi ha cessato l’attività produttiva mettendo in cassa integrazione i 29 dipendenti, mantiene a Livorno soltanto le attività commerciali. “Continuiamo a monitorare la vicenda – commenta l’assessore Simoncini – La nostra preoccupazione è quello di vigilare sulle corretta utilizzazione degli ammortizzatori sociali, per garantire il reddito dei lavoratori, e di sostenere tutte le iniziative che possano favorire ogni ipotesi di ripresa produttiva dell’attività anche in relazione alla particolarità ed alla qualità degli isolatori prodotti a Livorno.

Nell’incontro che abbiamo messo oggi in calendario verificheremo con attenzione tutto questo”. Alla fine, l’offerta vincolante per l’acquisto della Seves è arrivata. E’ stato il fondo di investimento tedesco Triton, con sede nell’isola Guernsey (nel Canale della Manica) e uffici a Francoforte, Londra e Stoccolma, a formalizzarla. La notizia è emersa nel corso dell’incontro convocato dall’assessore regionale al lavoro, Gianfranco Simoncini, con le rappresentanze sindacali e con l’azienda che nello stabilimento di Castello produce mattoni in vetro.

I termini dell’offerta sono stati illustrati dal direttore delle risorse umane della SEVES Spa, Franco Giampaoletti. “Auspichiamo che sia fatto ogni sforzo – è il commento dell’assessore Simoncini – per arrivare a dare una prospettiva di futuro al gruppo Seves, evitando che il permanere di incertezza determini tempi così lunghi da costrigere l’azienda a portare i libri in tribunale. L’offerta deve però essere funzionale, oltre a garantire gli equilibri complessivi del gruppo, alla continuità produttiva e alla valorizzazione delle caratteristiche dello stabilimento fiorentino, finora capace di stare sul mercato grazie ad una produzione di alta qualità, e che ha proprio nella sua collocazione in Toscana uno dei punti di forza”.

Durante l’incontro, avvenuto presso la sede dell’assessorato regionale al lavoro, è emerso che sono tuttora in corso contatti tra la proprietà ed il sistema creditizio per cercare di raggiungere un accordo. “Nei prossimi giorni – ha concluso l’assessore Simoncini – sarà riconvocato il tavolo per fare il punto della situazione. La Regione seguirà passo dopo passo l’evolversi della vicenda”. Il vertice della Banca d’Italia, lo scorso 11 aprile, ha sottoposto alle organizzazioni sindacali aziendali un progetto di riorganizzazione della rete delle filiali che prevede la chiusura, nel biennio 2014-2015, di 29 realtà territoriali dell’Istituto.

A seguito del prospettato intervento, che fa seguito a quello già deciso nel 2007 e conclusosi da appena un anno, la Banca d’Italia manterrebbe, in sostanza, una presenza nei soli capoluogo di regione. Per la Toscana, tale intervento significherebbe la chiusura delle filiali di Grosseto, Livorno, Siena e della Divisione di Vigilanza di Pisa; rimarrebbero pertanto la Sede di Firenze e la filiale di Arezzo, quest’ultima soltanto per il trattamento delle banconote. Seppur non vengono messe in discussione le garanzie occupazionali, gli effetti sulla vita dei colleghi coinvolti nella ristrutturazione sarebbero molto negativi.

Viene messo in discussione l’assetto della rete territoriale voluto dall’ex Governatore Draghi e in più riprese sostenuto dall’attuale dirigenza dell’Istituto che aveva quale obiettivo la crescita quali/ quantitativa dei servizi offerti alla collettività. La Fisac CGIL chiede l’immediato ritiro della proposta di ristrutturazione e l’avvio di un reale confronto con le Organizzazioni sindacali, dando sostanza agli impegni assunti nel 2007 in materia di potenziamento dei compiti e delle funzioni della rete periferica.

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