Capolavori dal mondo a Palazzo Strozzi, Firenze collabora con il Louvre

La Primavera del Rinascimento. Capolavori assoluti provenienti da tutto il mondo

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 marzo 2013 22:04
Capolavori dal mondo a Palazzo Strozzi, Firenze collabora con il Louvre

Dal 23 marzo al 18 agosto 2013 Palazzo Strozzi, a Firenze, sarà sede della mostra La Primavera del Rinascimento. La scultura e le arti a Firenze 1400-1460, concepita e realizzata in stretta collaborazione con il Museo del Louvre. In dieci sezioni tematiche, la rassegna illustrerà quel momento “magico” che a Firenze ha dato il via al Rinascimento all’aprirsi del Quattrocento, attraverso 140 opere, molte delle quali di scultura: l’arte che per prima si è fatta interprete di quella ‘rivoluzione’.

Dopo la sede fiorentina, l’esposizione si terrà a Parigi, al Museo del Louvre, dal 23 settembre 2013 al 6 gennaio 2014. La rassegna riunisce una gran quantità di capolavori assoluti, provenienti da musei di tutto il mondo: opere di qualità straordinaria che illustrano come il Rinascimento in scultura preceda e influenzi, a Firenze, tutte le altre arti, compresa la pittura. Attraverso opere del Ghiberti, di Donatello, di Nanni di Banco, Luca della Robbia, Nanni di Bartolo, Agostino di Duccio, Michelozzo, Desiderio da Settignano, Mino da Fiesole – ma anche attraverso dipinti di artisti come Masaccio, Filippo Lippi, Andrea del Castagno, Paolo Uccello – la mostra mette in luce il ruolo guida che la scultura ha avuto nella prima metà del Quattrocento per la nascita e lo sviluppo del linguaggio rinascimentale e la sua incidenza soprattutto sulla pittura fiorentina contemporanea. Curata da Beatrice Paolozzi Strozzi, direttore del Museo Nazionale del Bargello, e da Marc Bormand, conservateur en chef del dipartimento di Scultura del Museo del Louvre, la rassegna ha permesso un’ampia e fondamentale campagna di restauri in Italia e in Francia – finanziata congiuntamente dalla Fondazione Palazzo Strozzi e dal Museo del Louvre – che permetterà al visitatore di ammirare molti capolavori rinascimentali, tornati a ‘nuovo splendore’: su tutti, il San Ludovico di Tolosa di Donatello, in bronzo dorato, smalti e cristalli di rocca, simbolo del genio sperimentale di Donatello, che fu anche nella tecnica un precursore della modernità. La forto rappresenta la Protome Carafa di Donatello (Donato di Niccolò di Betto Bardi; Firenze 1386 circa-1466); 1455 circa bronzo cm 176 x 182 x 140 Napoli, Museo Archeologico Nazionale, inv.

4887 Peso 450 kg. La maestosità e la dimensione colossale di questa Protome in bronzo riassumono l’impatto emozionale che un gruppo equestre poteva suscitare, per la rarità degliesemplari allora conosciuti, nell’uomo del Quattrocento. Esporla nella sezione dedicata alla “rinascita dei condottieri” consente dunque di evocare in forma ben più che simbolica la presenza del celebre Gattamelata, terminato da Donatello a Padova nel1453. Fu certamente l’eco dello stupore destato da quella statua equestre, di imponenza inedita per una scultura moderna collocata in una piazza cittadina, a determinare la commissione giunta allo scultore fiorentino dal re di NapoliAlfonso V d’Aragona.

Il sovrano decise infatti di far eseguire all’artista un monumento equestre che celebrasse ilproprio potere regale, per inserirlo nell’arco trionfale iniziato da Francesco Laurana nello stesso 1453, capolavoro dellarenovatio classica del Rinascimento che incornicia ancora oggi l’ingresso della reggia di Castel Nuovo. Virtuale ma eloquente testimonianza della portata di quel monumento, mai giunto a termine, la Protome Carafa ha una storia bendocumentata. È stato messo in luce il ruolo fondamentale del mercante fiorentino Bartolomeo Serragli nella vicenda delmonumento aragonese.

Intraprendente intermediario tra una scelta committenza napoletana e i migliori artisti diFirenze, fu lui, per conto del sovrano, a contattare Donatello a Padova; allo scultore vennero inviati anticipi dipagamento quando si trovava ancora nella città veneta, ma è opinione diffusa che abbia iniziato l’opera al suo rientro a Firenze nei primi mesi del 1454. Le vicende che seguirono si riassumono in pochi passaggi: del progetto inizialeDonatello realizzò la sola testa del cavallo, in qualche modo “ereditata” dai Medici alla morte dello scultore nel 1466 e donata nel 1471 da Lorenzo il Magnifico a Diomede Carafa, conte di Maddaloni, potente dignitario della corte aragonese, nonché letterato e collezionista di antichità.

È infatti nel suo palazzo di Napoli che la Protome viene ricordata all’inizio del Cinquecento dal Libro di Antonio Billi, descritta tra le opere principali di Donatello.Ciononostante, una parte della critica è stata per anni propensa a considerare la Protome Carafa come scultura antica dietà romana o imperiale. Vasari stesso, che nel 1568 ricorda l’opera come «una testa di cavallo di mano di Donato tanto bella che molti la credono antica», l’aveva indicata nella prima edizione delle Vite come scultura antica.

Gli studirecenti, supportati da accurate indagini tecnologiche, hanno ormai dissolto ogni dubbio circa la cronologiarinascimentale della Protome Carafa, consolidandone semmai il rapporto con i modelli antichi: per Donatello essi sitraducevano di fatto nel Marco Aurelio a Roma e nei Cavalli di San Marco a Venezia, ma più ancora nella cosiddettaTesta Medici-Riccardi (esposta in mostra), una protome equina in bronzo che lo scultore aveva con tutta probabilitàavuto a disposizione tra i reperti classici delle raccolte cosimiane.

A tale fonte dunque potrebbe essersi ispirato Donatello, attingendo al naturalismo di quel modello antico per elaborare, in scala ancor più monumentale, la vitalitàsolenne del cavallo su cui immortalò Erasmo da Narni e per celebrare, con il fascino – e la funzionalità prospettica – didimensioni gigantesche, la figura regale e potente di un sovrano. Testo liberamente tratto dal catalogo, scheda di Ilaria Ciseri La mostra è promossa e organizzata dalla Fondazione Palazzo Strozzi, dal Museo del Louvre, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dalla Soprintendenza PSAE e per il Polo Museale della città di Firenze e dal Museo Nazionale del Bargello, con la partecipazione del Comune di Firenze, la Provincia di Firenze, la Camera di Commercio di Firenze e l’Associazione Partners Palazzo Strozzi e Regione Toscana.

Con il contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.

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