Troppi detenuti a Sollicciano, le decisioni spettano al Parlamento che non c'è

Secondo il garante dei detenuti per la Toscana, Margara non è realista pensare di superare rapidamente il problema con la costruzione di nuovi istituti o con l’amnistia

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 marzo 2013 19:00
Troppi detenuti a Sollicciano, le decisioni spettano al Parlamento che non c'è

Firenze - Il sovraffollamento nelle carceri in Italia è ormai una grave emergenza. La situazione è a un livello che tale che una recente sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato l'Italia per trattamenti contrari al senso di umanità e degradanti, equiparati a tortura, per le condizioni in cui i detenuti sono costretti a vivere nelle carceri italiane. Del problema, e delle soluzioni praticabili, si è parlato oggi in Consiglio regionale, in un convegno dal titolo “L’emergenza carceri – le pene e le misure cautelari detentive, la tutela della libertà e della dignità della persona, il diritto vigente e i progetti di riforma”. In apertura del convegno, organizzato dal Consiglio regionale e dalla Lidu (Lega internazionale per i diritti dell’uomo) toscana, è stato letto il messaggio di saluto del presidente della Regione Enrico Rossi, che ha ricordato che “il tema del sovraffollamento e di una riforma del sistema detentivo è attuale e necessario”.

A presentare una relazione dai toni estremamente preoccupati è stato poi il garante dei detenuti per la Regione Toscana Alessandro Margara. In Toscana la situazione purtroppo, e i garanti che operano nella regione lo denunciano da tempo, non è molto migliore che nel resto del paese. Se a livello nazionale il sovraffollamento è nell'ordine di 20.000 detenuti in più rispetto ai posti effettivamente esistenti, a livello locale si scontano le conseguenze del fatto che ci sono istituti di pena inagibili o chiusi per ristrutturazione, o in condizioni pessime.

Firenze Sollicciano ospita più di 1000 persone a fronte di una capienza di 400. E, secondo Margara, il problema non è di facile soluzione. “La sentenza della Corte europea – ha spiegato il garante - vincola anche l'Italia a riparare al sovraffollamento nel giro di un anno. Devo dire che, in questo termine, la cosa non è possibile”. “Esiste, è vero, - ha proseguito Margara - un programma edilizio dell'Amministrazione penitenziaria, che ha avuto partenze, sempre rinviate, per mancanza di copertura finanziaria, che prevedeva aumenti di posti in carcere nell'ordine della metà del necessario.

Evidentemente, conoscendo sopratutto i tempi di costruzione degli istituti, non è per questa via che si supererà il sovraffollamento. Né è per quella dell’amnistia e del condono, non percorribile in sede parlamentare, anche perché occorre una maggioranza qualificata dei due terzi”. Occorre dunque guardare anche ad altri percorsi, come hanno messo in rilievo i numerosi interventi del pomeriggio, a partire dalle misure alternative. Nell’introduzione ai lavori Marino Bianco del Foro di Firenze ha ricordato le denunce fatte nel 1904 da Filippo Turati e da Piero Calamandrei nel 1949, “denunce che raccontano situazioni di disumanità come quelle attuali.

Niente è cambiato in oltre un secolo”. Si sono poi tenute le comunicazioni, coordinate dal presidente della Lidu Toscana Olinto Dini. Il giudice di sorveglianza di Livorno Silvia Sguerso vede “difficile un percorso per una più vasta applicazione delle misure alternative alla detenzione a causa dell’inerzia legislativa nazionale”. Il garante dei detenuti per il Comune di Firenze Franco Corleone si è domandato “perché, viste le condanne per violazione dei diritti umani comminate all’Italia per le condizioni di vita dei carcerati, nessun carcere sia stato chiuso e si chiudano invece luoghi in cui si costringono in gabbia gli animali!”.

Infine, è intervenuto Michele Passione dell’Osservatorio carceri dell’Unione camere penali per auspicare che si affrontino “progetti concreti di riforma”.

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