Topi in carcere: trovati escrementi nel forno della cucina dei detenuti

"Oltre al danno c’è però la beffa di essere gli unici esposti a malattie come l’HIV, la tubercolosi, la meningite, la scabbia e altre malattie che si ritenevano debellate in Italia"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 febbraio 2013 15:29
Topi in carcere: trovati escrementi nel forno della cucina dei detenuti

“E’ gravissimo quanto sta accadendo da tempo nel carcere di Lucca. Non bastassero le continue risse ed aggressioni, un sovraffollamento spaventoso e le brande finite per i detenuti nuovi giunti, gli agenti di Polizia penitenziaria sotto organico, costretti ad occupare contemporaneamente più posti di servizio (a tutto discapito della sicurezza) taluni senza riscaldamento, è notizia di oggi il ritrovamento di escrementi di ratti nel forno della cucina che prepara i pasti ai detenuti! Adesso bisogna capire come è potuto succedere ma credo sia comunque il caso che l’Amministrazione penitenziaria regionale, attraverso il competente Ufficio di vigilanza sull'igiene e sicurezza dell'amministrazione della Giustizia (Visag), disponga immediatamente accurati controlli a Lucca ed in tutti gli altri penitenziari toscani per vedere se siano o meno a norma con la legislazione che regolamenta la sicurezza e la salute dei luoghi di lavoro.

A cominciare certamente dalle cucine interne al carcere che preparano i pasti per i soli detenuti ma anche nelle cucine della Mense del Personale di Polizia, nelle intere strutture ed in tutti i posti di servizio in cui sono impiegati in servizio le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria””. E’ quanto dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, la prima e più rappresentativa organizzazione dei Baschi Azzurri. Penitenziaria, alla notizia del rinvenimento di escrementi di topo nel carcere di Lucca. “E’ ovvio che anche episodi come questo possono turbare la tranquillità e la serenità delle sezioni detentive, in cui - non dimentichiamolo - lavorano 24 ore su 24 e con molte difficoltà operative gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria, gravemente sotto organico.

Mi sembra che, a Lucca come in tutte le carceri italiane, la Polizia Penitenziaria è l’unica rappresentante dello Stato che sta fronteggiando l’emergenza sovraffollamento: oltre al danno c’è però la beffa di essere gli unici esposti a malattie come l’HIV, la tubercolosi, la meningite, la scabbia e altre malattie che si ritenevano debellate in Italia. Per queste ragioni il SAPPE sollecita visite ispettive dell’Ufficio di vigilanza sull'igiene e sicurezza dell'amministrazione della Giustizia (Visag) a Lucca ed in tutte le carceri toscane ed in ogni posto di servizio in cui sono impiegati poliziotti penitenziari per verificarne la salubrità.” Il sovraffollamento e le drammatiche condizioni delle carceri italiane rappresentano ormai un’emergenza da affrontare rapidamente e con soluzioni concrete.

Per questo il provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria e i Garanti dei diritti delle persone private della libertà attivi oggi in Toscana, sia a livello regionale che comunale, hanno stipulato un patto per la riforma del sistema carcerario. Nei giorni scorsi la firma del documento, siglata dal provveditore per la Toscana Carmelo Cantone, dal Garante dei detenuti della Toscana Alessandro Margara, dal Garante per il Comune di Firenze Franco Corleone, e per il comune di Livorno da Marco Solimano, per Pisa da Andrea Callaioli, per Pistoia da Antonio Sammartino, per la provincia di Massa Carrara da Umberto Moisè, per il comune di San Gimignano da Emilio Santoro. Il documento nasce da una scommessa di fondo: realizzare in Toscana un’alleanza fra tutte le parti in causa per tutelare i diritti dei detenuti, migliorare le loro condizioni di vita all’interno delle carceri e potenziare i percorsi di trattamento e reinserimento. L’obiettivo è quello di dar vita a un’esperienza pilota, e in questo senso il patto per la riforma si pone una serie di obiettivi concreti, che i firmatari si impegnano a realizzare già nel 2013.

Numerosi i punti affrontati: dall’avvio di un monitoraggio al confronto con le Asl per rendere effettivo il passaggio della sanità penitenziaria al sistema sanitario nazionale; dalla promozione di percorsi di inserimento esterno, per lo svolgimento di lavori di pubblica utilità, alla chiusura effettiva dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino; dalla nascita delle case per le semilibertà in vari Comuni toscani all’istituzione di case per madri detenute con figli; dal potenziamento dei programmi per tossicodipendenti con affidamenti terapeutici e detenzioni domiciliari, in caso di pene sotto i 18 mesi, all’incremento dell’offerta culturale, formativa, lavorativa e sportiva all’interno del carcere. Migliorare poi le condizioni di vita all’interno degli istituti penitenziari rappresenta una priorità assoluta, e le parti si sono impegnate ad ampliare le possibilità di lavoro interno, a migliorare le aree destinate all’incontro con i familiari, soprattutto se minori, e a incrementare le misure alternative alla detenzione.

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