Inchiesta Tav, chi doveva controllare ha controllato?

Le risposte di Arpat, Agenzia Regionale per la protezione ambientale della Toscana

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
25 gennaio 2013 21:31
Inchiesta Tav, chi doveva controllare ha controllato?

E' la domanda che tutti si sono posti dal momento che è scoppiata l'inchiesta sul passante ferroviario fiorentino: possibile che nessuno degli enti competenti si fosse accorto di nulla? L'inchiesta, lo abbiamo ricordato più volte, si dirige verso due filoni: il primo che riguarda lo smaltimento illegale dei fanghi, l'altro l'impiego di materiali impropri e di macchinari insicuri. Nel registro degli indagati al momento risultano 31 persone: tra questi anche funzionari dell'autorità di vigilanza sulle opere pubbliche.

Regione, Provincia e Comune dal canto loro respingono ogni accusa di inadempienza imputando alla responsabilità dei singoli indivisui eventuali omissioni o colpe. La Regione Toscana ad ulteriore tutela ha poi detto, tramite una lettera inviata dal Presidente Enrico Rossi a Rfi, di essere pronta, qualora le accuse venissero confermate a chiedere alla azienda appaltatrice dei lavori il risarcimento danni per ogni giorno di fermo dei cantieri. Eppure sono ancora molti i dubbi che permangono, per esempio quello ralativo al non rinnovo dell'Osservatorio Ambientale nonostante le molte sollecitazioni da parte di consiglieri d'opposizione, comitati e rappresentanti delle istituzioni pubbliche.

Arpat, l' Agenzia Regionale per la protezione ambientale della Toscana, ovvero l'organismo che avrebbe dovuto fare da ''supporto tecnico'' all'Osservatorio Ambientale e dunque monitorare lo stato di avanzamento dei lavori anche con (come si legge nel sito di Arpat ) campionamenti, misure in situ ed analisi di laboratorio di verifica a spot messe in atto in parallelo al monitoraggio ufficiale realizzato da Italferr"; difende il proprio operato e quello della Regione toscana dichiarando di aver sempre denunciato le irregolarità, ove riscontrate, e anzi precisa che in più occasioni è stata Rfi a 'protestare' e a ricorrere al Tribunale contro quelle stesse denunce.

"Complessivamente l’attività svolta nel triennio ha evidenziato 21 situazioni irregolari segnalate all’Autorità Giudiziaria con 9 comunicazioni. - spiega Arpat in una nota -. Le attività nel 2012 si sono notevolmente ridotte, in quanto presso il cantiere del Campo di Marte era in fase di montaggio la fresa e quindi le lavorazioni non erano in atto. Il controllo si è quindi concentrato sull’area di via Circondaria (cantiere ex Macelli ed ex Centrale del latte) dove comunque i lavori non si sono svolti a pieno regime.

Sono comunque in atto i lavori di scavo per la realizzazione della stazione AV nell’area ex Macelli, e per la costruzione del pozzo Nord nell’area ex Centrale del latte. ARPAT - prosegue la nota - ha anche svolto attività di supporto tecnico-scientifico nei confronti della Regione, con espressioni di pareri, nell’ambito della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale per la realizzazione della collina schermo prevista a Cavriglia, con riguardo all’utilizzo dei materiali di scavo provenienti dal sotto attraversamento di Firenze. Tali pareri, che hanno tenuto conto dell’evoluzione normativa in materia e sono stati sempre molto attenti all’obiettivo della salvaguardia ambientale.

Fra l'altro questi pareri sono stati oggetto di contestazione da parte di RFI. La società infatti ha ricorso presso il TAR in 2 diverse occasioni con ulteriori 3 ricorsi per motivazioni aggiuntive, con richiesta di risarcimento danni, citando – insieme alla Regione Toscana – ARPAT ed i settori tecnici specifici di ARPAT che avevano espresso tali pareri". Per ulteriori dettagli sull'attività di Arpat vai su l'apposita sezione del sito web .

L'Agenzia rende noto anche un report di sintesi sull'attività di controllo svolte nell’ultimo triennio.

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