Servizio Civile in Toscana; i giovani ne parlano con Enrico Rossi

Le diverse esperienze a confronto: chi ha finito e chi inizia

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 novembre 2012 19:22
Servizio Civile in Toscana; i giovani ne parlano con Enrico Rossi

FIRENZE – La Costituzione che parla di persone e che è attenta all’individuo con le sue peculariatà, “un libro da avere sempre a portata di mano”, e l’amore per il genere umano, lo stesso che lo scrutatore del libretto di Italo Calvino, al lavoro a un seggio dentro il Cottolengo di Torino, ritrova nei gesti di un padre e di una suora che cercano di alleviare un po’ della sofferenza che pervade il manicomio piemontese e gli fanno pensare che “umano arriva dove arriva l’amore”. Sono due capisaldi che il presidente della Regione Toscana ha affidato, come basi su cui costruire il proprio impegno, ai ragazzi del Servizio Civile regionale – sono 3.000 all’anno i giovani cui si vuole offrire questa opportunità – e ai 10 di loro che oggi erano seduti accanto a lui sul palco del Teatro Verdi per condividere con la platea affollata di ragazzi, in una sorta di “staffetta e di passaggio di consegne”, la propria esperienza, in corso o già alle spalle. C’è Andrea che fa il servizio civile presso la Fondazione Michelucci, “un’esperienza che arrichisce il mio percorso formativo”, e Linda che è impegnata nel Parco di Migliarino San Rossore e che “scoprendo competenze che non sapevo di avere”, si sveglia alla 4 di mattina per andare a disporre i teli con cui catturare i daini in sovrannumero da trasferire altrove.

Ci sono Chiara che in Val d’orcia deve contribuire a “abbassare il divario digitale”, ma il senso vero della sua esperienza lo trova nel sentirsi un riferimento per la comunità, Davide che in un consultorio per la salute e il sostegno psicologico a cittadini “Lgbt” cerca di abbattere stereotipi di genere e omofobia, e Gemma, che si occuperà di statistica, ma ora è impegnata in un progetto di accompagnamento e crescita di bambini con disagi familiari. Silvia invece ha terminato il servizio civile che ha dedicato in Lunigiana ad un progetto “tutto suo” di mediazione culturale partendo dalle favole delle varie etnie che “hanno archetipi simili”.

Anche Virginia fa il bilancio della sua esperienza dentro un progetto di cooperazione internazionale dell’Arci: “Mi ha insegnato la necessità di rimettermi in gioco e di accettare la diversità dell’altro”. Francesca ha aiutato col Cesp ragazzi disabili a muoversi dentro l’università, un confronto non semplice con le loro difficoltà alleviato però dallo spirito di collaborazione degli altri. Elisa invece ha assistito disabili e anziani, una esperienza che le ha insegnato a capire le situazioni e i bisogni delle persone, ma non le ha risparmiato momenti di choc, come quando una donna straniera vittima di violenze e maltrattamenti dal compagno è dovuta scappare col figlio piccolo, con l’aiuto dei Carabinieri, in una casa protetta.

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