Amerigo Vespucci: il più grande dei navigatori fiorentini

L'Oceano Arno raccontato nel libro di Niccolò Rinaldi, edito da FirenzeLibri

Redazione Nove da Firenze
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25 novembre 2012 13:17
Amerigo Vespucci: il più grande dei navigatori fiorentini

di Nicola Novelli FIRENZE- Il quinto centenario della morte di Amerigo Vespucci è una importante occasione per riaffermare la grandezza della figura dell'esploratore fiorentino. Oltre che l'attivismo del Comitato Amerigo Vespucci a casa sua – Firenze, ce ne offre l'opportunità il libro dell'eurodeputato Niccolò Rinaldi “Oceano Arno, i navigatori fiorentini”, edito recentemente da Firenze Libri, con la consulenza editoriale di Massimo Chiari, la presentazione di Massimo Ruffilli e l'introduzione di Mauro Marrani. Il destino storiografico di Amerigo Vespucci è stato sino ad oggi altalenante e sostanzialmente in contrapposizione con la figura di Cristoforo Colombo.

I due per secoli, sembrano essersi rubati reciprocamente la scena, in una sequenza che potremmo sintetizzare così. 1493: Colombo rientra in Europa dal suo primo viaggio nelle “Indie” e viene accolto trionfalmente alla corte di Spagna e nominato Ammiraglio. Già nel 1504 Colombo si contrappone ai sovrani spagnoli per i torti subiti e la quantificazione economica dei suoi meriti, in un contenzioso legale che si trascinerà per decenni facendo cadere nell'oblio la sua figura. Quasi contemporaneamente Amerigo Vespucci descrive la terre visitate come un "Nuovo Mondo" e per primo si rende conto di essere al cospetto di un nuovo continente.

Le sue Lettere dal Mundus Novus riscuotono un tale successo editoriale (prima dell'invenzione dei caratteri a stampa) in tutta Europa, che nel 1507 il cartografo Martin Waldseemüller gli intitola per antonomasia il continente scoperto. Per secoli, addirittura, si riterrà che il primo europeo a mettervi piede sia stato proprio Vespucci. E' nel corso del XIX secolo che la figura di Colombo viene pressoché rivalutata come primo scopritore dell'America. Questo affievolisce la fama di Vespucci. Restaurata la dimensione storica di Colombo, l'ulteriore dibattito sulla sua nazionalità favorisce il prevalere nell'immaginario collettivo, anche in Italia, dell'esploratore genovese ai danni del suo successore fiorentino. In uno dei luoghi culto per gli appassionati, il museo Casa Colon a Las Palmas de Gran Canaria (tappa fondamentale dei viaggio transoceanici di scoperta) non si può fare a meno di notare come la figura di Vespucci non sia quasi menzionata, mentre la ricostruzione si affida agli studi di Paolo Emilio Taviani, scrupolosissimo ricercatore, anche se non scevro da inevitabile orgoglio di campanile genovese.

Ecco che il Cinquecentenario della morte di Vespucci ci consente di tornare ad analizzare la sua vita, i suoi viaggi e i suoi meriti, primo fra tutti quello di aver divulgato la scoperta, che altrimenti avrebbe rischiato l'oblio. Ma il quinto centenario vespucciano è importante anche perché impone di ricontestualizzare storiograficamente la figura di Amerigo. E il volume di Niccolò Rinaldi si inscrive in questo solco. In altre parole la stessa esistenza di Vespucci non sarebbe correttamente compresa se non nel solco di una tradizione di navigatori fiorentini, che nella stessa Firenze rischiava di essere dimenticata.

Così Rinaldi torna a raccontarci dei geografi fiorentini, ma soprattutto dei navigatori che Vespucci hanno preceduto e seguito, come Angiolo del Tegghi dei Corbizzi, o Giovanni da Verrazzano, Giovanni da Empoli, ecc. Questo si spiega con la navigabilità dell'Arno, unica infrastruttura efficiente di comunicazione e trasporto, come si spiega con la fondazione per opera dei fiorentini della città di Livorno che, dopo la caduta della repubblica marinara pisana, diventa la porta della Toscana. La Firenze del rinascimento è una potenza culturale ed economica, ma anche navale.

Molti vascelli genovesi e veneziani appartenevano in realtà a compagnie commerciali fiorentine, rappresentate sul castello di poppa da comandanti-mercanti di loro fiducia. Amerigo Vespucci (1452-1512) è all'inizio della sua carriera appunto un funzionario della banca della famiglia Medici. Nel 1491 viene inviato a Siviglia per riorganizzare l'ufficio di corrispondenza, diretto da Giannotto Berardi. E' con questo ruolo che partecipa all'armamento del secondo e del terzo viaggio di Colombo, avendo l'occasione di conoscere e diventare amico del navigatore.

Per uomini come il Berardi il Mondo nuovo è un affare. Bisogna anticipare somme per l'allestimento delle spedizioni, noleggiare equipaggiamento e navi, per poi portare a casa oro, spezie, o altre ricchezze. Morto il Berardi, Vespucci si da alla navigazione: tra il 1497 e il 1504 partecipa ad avventure di esplorazione lui stesso. Nel 1499 Vespucci toccherà il Brasile e il Venezuela. Nel 1501, con una spedizione portoghese, costeggia l'America meridionale in direzione sud, spingendosi forse sino alla Patagonia.

Questo viaggio è lo spatiacque delle scoperte in America. Sino ad allora si ritiene di aver esplorato un enorme arcipelago. Adesso Vespucci comprende di trovarsi di fronte ad un territorio immenso, che non è certamente l'Asia. Di più, Vespucci si è spinto così a sud da rendersi conto di aver raggiunto gli "antipodi", cioè di aver navigato dall'altra parte del globo. E' questa la parola che si trova nella "Lettera di Amerigo Vespucci delle isole nuovamente trovate in quattro suoi viaggi" pubblicata nel 1505.

Nel 1507 un cartografo lorenese suggerisce che il nuovo continente venga chiamato America. E' il segno del credito di cui gode il fiorentino negli ambienti commerciali, ma anche scientifici europei. Nel 1508 Vespucci assume la cittadinanza spagnola e dirige la scuola navale della potente casa del commercio transoceanico. Istruisce i piloti professionisti e redige la carta ufficiale delle terre scoperte, aggiornandola costantemente sulla base delle relazioni che i naviganti sono obbligati a fornire a Vespucci.

Alla sua morte, per confermarne il prestigio personale, gli succederà il nipote Giovanni. A differenza di Cristoforo Colombo, Amerigo Vespucci con la sua cultura ha saputo tradurre l'esperienza di navigazione in dati scientifici divulgabili, conquistando fama e gloria meritate.

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