CNA Toscana: la priorità di creare un unico Polo Fieristico

Un unico polo fieristico toscano, vendita del patrimonio immobiliare fieristico per investire nella promozione all’estero, favorire la presenza delle imprese nei mercati emergenti

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 ottobre 2012 14:33
CNA Toscana: la priorità di creare un unico Polo Fieristico

Riorganizzare Toscana Promozione, che così com’è oggi ben poco serve alle esigenze delle piccole e medie imprese; razionalizzare le infrastrutture fieristiche toscane costituendo un unico Polo regionale (Firenze-Carrara-Arezzo) che interagisca con maggior forza con gli altri competitor nazionali e internazionali; alienare il patrimonio immobiliare fieristico che costa ingenti risorse pubbliche per investire all'estero in nuove occasioni di fiera e di attrattività imprenditoriale: in tempi di tagli, occorre un modo nuovo di affrontare l'internazionalizzazione e le fiere. Dalla Convention annuale dell'Artigianato Artistico organizzata da CNA Toscana sono emerse queste proposte, da confrontare con il sistema istituzionale locale e nazionale.

Oltre 11.000 sono le unità produttive dell’artigianato artistico in Toscana. Nonostante i recenti dati sull'export (solo la ceramica marca il passo con una regressione del 2%), non si respira aria di ottimismo per le difficoltà oggettive che le imprese si trovano ad affrontare ogni giorno sui mercati. “È una situazione davvero tutta nuova - commenta Franco Vichi, Coordinatore CNA Artistico Toscana e promotore della Convention con il Presidente di settore Andrea Fedeli - siamo di fronte ad un mercato globalizzato che cambia in corsa, ogni giorno e in ogni momento, i propri riferimenti e spazi di interlocuzione.

È vero, mancano le risorse e tutti sono costretti a tagliare, dallo stato ai privati. Ma è pur vero che non ci si può ancorare solo alle emergenze, bisogna saper reagire e individuare nuove opportunità. Bisogna anticipare i flussi del cambiamento e intercettare gusti, esigenze e abitudini dei nuovi mercati: Corea, Algeria, Turchia, Cina, Est Europa, Brasile, India. È lì che dobbiamo andare ed è da lì che dobbiamo riposizionare le progettualità e gli standard organizzativi del sistema impresa". I dati presentati nel corso della Convention rafforzano questa strategia: su un campione di 150 imprese toscane del settore artigianato artistico e tradizionale che lavorano con l'estero e hanno investito in nuovi materiali e nuovi modi di produrre, legandosi alla ricerca e al design innovativo, magari anche all'incontro artistico che queste figure hanno avuto con nuovi stilisti e nuove professionalità creative, il 30% degli intervistati ha dichiarato che nel 2013 non parteciperà alle fiere internazionali, a quelle vetrine commerciali che rappresentavano una fonte primaria di reddito.

Quasi il 90% di questo 30% dichiara di non aver mai usufruito dei servizi di Toscana Promozione, e che è meglio intrattenere rapporti B2B o partecipare a qualche incoming istituzionale sul posto, piuttosto che investire migliaia di euro in un evento fieristico poco redditizio. “Queste analisi pongono l’esigenza – continua Vichi – di introdurre nuovi elementi di formazione nella cultura d'impresa, ma bisogna avere anche il coraggio di lanciare un SOS: le infrastrutture fieristiche presenti sul territorio regionale e nazionale sono troppe e mal distribuite, e sicuramente poco razionali al momento che viviamo! In tempi di tagli, occorre un modo nuovo di affrontare l'internazionalizzazione e le fiere, bisogna uscire dalla logica dei campanili, dei poli fieristici in ogni provincia d'Italia o quasi...

I bilanci e anche i recenti provvedimenti del governo non permettono più di investire in partecipate che hanno i conti in rosso. I costi di partecipazione alle fiere per molte imprese non sono più accessibili. Servono politiche urgenti di accorpamento gestionale dei Poli dedicati alle fiere, agli eventi e all'organizzazione dei congressi, occorre porsi l'obiettivo dell’alienazione delle infrastrutture fieristiche per reperire nuove risorse da investire nell'acquisizione di partecipazioni di fiere all'estero che rispondano alle esigenze del mercato che cambia.

Le imprese italiane disporrebbero così di un patrimonio e di un sostegno internazionale robusto per sviluppare il made in Italy. Per esempio: la Mostra Internazionale dell'Artigianato di Firenze o il Macef di Milano funzionano bene, sarebbe bello esportare questo format a Canton, o a Pechino o a San Paolo di Brasile o in Sud Africa o in Algeria, Tunisia, Russia, Turchia, Singapore, India, ecc. Più noi saremo presenti nei paesi che crescono, più l'accesso delle imprese italiane a questi mercati sarà facilitato!”.

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