MPS debole all'indomani del piano (-2,8%)

Bezzini: “Dalla Banca una strategia di rilancio che guarda al futuro”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 giugno 2012 13:26
MPS debole all'indomani del piano (-2,8%)

Banca MPS perde terreno e si riavvicina al minimo storico del 14 giugno a 0,1752 euro. Ieri è stato presentato il piano industriale 2012- 2015. Tre le priorità del piano: rafforzamento della quantità e della qualità del capitale, riequilibrio strutturale della liquidità, puntando a ridurre i costi operativi e tagliare oltre 4.600 posti di lavoro. E secondo i sindacati, il piano è arrogante e approssimato. La Banca Monte dei Paschi di Siena, nata nel 1472 come monte di pietà per dare aiuto alle classi disagiate della popolazione senese, è la banca più antica del paese. "La prospettiva di recupero della redditività rappresenta una delle condizioni decisive affinché Mps, rafforzi la sua solidità, torni a remunerare il capitale investito e continui a essere il più grande polo occupazionale senese e della Toscana -interviene il presidente della Provincia, Simone Bezzini- La redditività è inoltre per il nostro territorio un fattore ancora di più imprescindibile per tutelare il patrimonio della Fondazione, assicurando il rientro dal debito contratto e l’avvio di un processo graduale di differenziazione dei suoi asset, mantenendo comunque anche in futuro un ruolo centrale come azionista.

I vertici di Mps hanno più volte ribadito quanto il rapporto con il territorio rappresenti per la Banca un valore aggiunto e quanto sia al centro delle strategie di rilancio. E’ ineludibile che le scelte contenute nel Piano industriale, sotto il profilo della riorganizzazione, provochino grande preoccupazione nei dipendenti che, negli anni, hanno contribuito a dare valore a Mps e ai quali va tutta la nostra vicinanza. L’auspicio è che si riesca a governare passaggi decisivi, come quello che si trova oggi di fronte la Banca, con equità e secondo logiche di merito, distribuendo i sacrifici, in maniera progressiva, a partire dai livelli più alti.

E’ fondamentale che ogni scelta sia improntata alla sobrietà e al rigore, a partire dai vertici e che siano messe in atto tutte quelle azioni tese a ridurre indennità degli amministratori e numero dei componenti dei Cda delle partecipate". Il Pdl senese fa sentire la propria voce sulla vicenda del Monte dei Paschi di Siena. Quei senesi che si fossero illusi che la Banca MPS avrebbe mantenuto un legame indissolubile con il territorio e la Fondazione MPS non avrebbe ulteriormente diluito la sua partecipazione perdendo anche la “capacità di ultima parola nelle scelte in sede straordinaria”, oggi hanno la certificazione in bollo che gli venivano fatte credere le favole. Non spetta a noi entrare nello specifico del piano industriale presentato ieri, ma il dato politico di fondo è che, a nostro modesto avviso, percorrere la strada dei “tagli” al personale equivale a mortificare la maggiore risorsa che nel tempo ha contribuito a rendere grande l’Istituto bancario senese. Questo con “l’OK” da parte della Fondazione che vogliamo sperare non abbia letto dai giornali il piano industriale.

Una Fondazione che parla di adesione del piano industriale agli indirizzi, dimenticando, ad esempio, che il consorzio nelle mozioni di indirizzo, se ricordiamo bene, era un punto fermo. Ma la cosa ancora più preoccupante è che la Fondazione accolga con favore anche l’ipotesi di nuovo aumento di capitale (addirittura senza diritti di opzione cedibili), previsto in attesa di un miglioramento dei mercati, negli anni successivi al 2013, anno in cui ricordiamo si celebreranno le nuove elezioni comunali. Sembra impossibile che la banca un tempo fra le più solide del mondo, con un patrimonio accumulato in oltre 5 secoli, sia arrivata a dover parlare di 4600 esuberi, o a dover fare ricorso a circa 4 miliardi di aiuti dallo stato – Tremonti Bond – a fronte di una capitalizzazione di Borsa di circa 2,5 miliardi, dopo aumenti di capitale per 7 miliardi e vendita di qualche miliardo di asset. A pagare saranno i dipendenti, il territorio e le istituzioni senesi. Una città e una provincia in crisi per aver sperperato, chi ha governato, risorse enormi, senza creare ricchezza alternativa, occupazione stabile, infrastrutture. I partiti che hanno governato il “sistema Siena” dovrebbero avere il coraggio di assumersi le responsabilità di questa situazione drammatica, iniziando a raccontare come stanno realmente le cose, loro che le conoscono bene, senza continuare a far credere ciò che non è come le affermazioni che si leggono nell’ultimo documento dell’assemblea comunale del PD (21 giugno 2012) in cui, fra le tante, è scritto testualmente: “la Fondazione ha ora la necessità inderogabile di diversificare il proprio patrimonio per diluire i rischi su più settori”.

Ma cosa può diversificare oggi? I debiti (così da poter confondere meglio le idee alla gente)? Resta ferma la convinzione che i senesi vorranno voltare definitivamente pagina e dare vita a vera discontinuità di governo, affidando a persone nuove e competenti , capaci di scelte oculate e coraggiose, il compito di ricostruire un progetto ed un futuro per Siena privo di ingerenze politiche in ambiti che non gli competono.

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