Cosmologie in lotta: le origini dell'astronomia a Firenze

L’opera di Luigi Guerrini ricostruisce la storia del conflitto tra Chiesa cattolica e sostenitori della teoria astronomica copernicana nel periodo che va dalla stampa del De revolutionibus di Niccolò Copernico (1543) al primo processo di Galileo (1616)

Redazione Nove da Firenze
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03 ottobre 2010 22:16
Cosmologie in lotta: le origini dell'astronomia a Firenze

di Nicola Novelli Il domenicano Giovanni Maria Tolosani scrisse nel 1547 nell'opuscolo Sul cielo, la prima opera anticopernicana della storia. Custodito alla Biblioteca Nazionale di Firenze, è stato tradotto in italiano per la prima volta dallo studioso Luigi Guerrini nel volume Cosmologie in lotta. Le origini del processo di Galileo, edito recentemente da Polistampa (pp. 312, € 18,00). Il libro ricostruisce la storia del conflitto tra la Chiesa cattolica e i sostenitori della teoria astronomica eliocentrica prendendo in esame i dibattiti cosmologici e teologici fra '500 e '600.

De coelo supremo immobili et terra infima stabili ceterisque coelis et elementis intermediis mobilibus fu scritto da Tolosani per confutare il celebre De revolutionibus orbium coelestium di Niccolò Copernico, che nel 1543 proponeva la teoria eliocentrica suscitando violente reazioni negli ambiti ecclesiastici. E' l'inizio della disputa scientifico-religiosa che nel 1616 avrebbe condotto Galileo Galilei al processo e alla messa all'indice del testo di Copernico. Il libro di Luigi Guerrini ha due importanti meriti.

Il primo è di sottolineare il rilievo dell'attività pre-scientifica sviluppata nei conventi fiorentini nel XVI secolo per opera di uomini come il monaco domenicano di San Marco. Il secondo è quello di significare in maniera implicita l'importanza dirompente del contributo scientifico di Galileo Galilei, quasi un secolo dopo Tolosani. L'anticopernicano Giovanni Maria Tolosani, nella seconda metà del Seicento studia i nessi fra cosmologia e teologia dal convento fiorentino di San Marco. Come già messo in chiaro da Eugenio Garin, per due secoli la biblioteca di San Marco è la meta del pellegrinaggio dei dotti.

Edificato da Michelozzo fra il 1441 e il 1444 su commissione di Cosimo il Vecchio il convento è il primo luogo di pubblica lettura della storia dell'Occidente latino. La centralità a livello europeo della sua biblioteca per gli studi scientifici è assicurata dalla straordinaria concentrazione di manoscritti e libri di astronomia, di matematica, di scienze naturali e di medicina. La raccolta fiorentina rivaleggia con le maggiori biblioteche del tempo e fa coppia con il ricchissimo deposito di codici umanistici, accumulati nel Quattrocento, sempre a San Marco.

Oggi l'intero patrimonio si trova nelle biblioteche Laurenziana e Nazionale di Firenze. Veniamo alla seconda questione. Sino alla rivoluzione galileiana la cultura teologica e filosofica si basa su una sorta di commistione di elementi provenienti dalla Bibbia e dalla conoscenza naturale di Aristotele, nella ferma convinzione che nei libri sacri la scienza naturale sia trasmessa agli uomini direttamente dallo Spirito santo. In effetti è già l'astronomia copernicana, che colloca il sole al centro dell'universo, a sovvertire l'ordine naturale stabilito da Dio, in modo sufficiente ad incrinare a catena la credibilità storica e scientifica di tanti eventi biblici, e meno di rinunciare all'interpretazione letterale del testo sacro.

Ma se Tolosani dichiara questa sovversione pericolosa, perché passano ben 70 anni prima che il tribunale ecclesiastico proceda contro queste idee? Perché la persona di Galileo Galilei fa tanta paura alla Chiesa del dopo Concilio di Trento? Eppure nello stesso convento di San Marco vengono letti senza difficoltà i testi del maestro pisano di Galileo, Francesco Buonamici. La “colpa” di Galileo è il suo pragmatismo che lo fa padre del metodo empirico-scientifico.

Galileo diventa più temibile di Copernico perché delle intuizioni del predecessore da dimostrazione pratica. I Domenicani fiorentini, eredi del Tolosani, e artefici del processo a Galileo nel 1616, prima che condannare il pensiero dello scienziato né condannano la sua popolarità, guadagnata con gli esperimenti pubblici, oltre che con gli scritti. E' l'”eppur si muove” frutto dell'esperimento con il pendolo nel duomo di Pisa a far tremare i monaci suoi persecutori, un esperimento scientifico la cui evidenza è lampante per tutti, potenti e popolani, più di qualunque testo ben scritto.

E' quel canocchiale fatto di due lenti e un tubo di legno, ma che consente di osservare per la prima volta all'occhio umano i satelliti di Giove, che scardina inconfutabilmente secoli di credenze consolidate. Davanti alla concretezza del pensiero-azione galileiani nulla può il processo, né l'abiura impostagli dal Papa. La scienza “eppur si muove” e valica sino ai giorni nostri la fragilità umana dell'imortale eroe toscano.

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