Caetano Veloso sorride ancora a Firenze

L'artista brasiliano ieri sera a Villa Solaria per Sesto d'Estate.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 giugno 2010 09:12
Caetano Veloso sorride ancora a Firenze

Firenze - Caetano Veloso è tornato ancora una volta a Firenze, per i suoi affezionati, per la piccola comunità brasiliana, per gli amanti della musica d'autore. Lo ha fatto ieri sera a Villa Solaria di Sesto Fiorentino aprendo la tre giorni di musica sudamericana, intitolata Sesto Sabor, all'interno della rassegna Sesto d'Estate. Veloso è ormai un volto consueto per il pubblico fiorentino, che negli ultimi anni lo ha visto in diverse occasioni. Lo ricordiamo in città anche nel 2007 e nel mitico concerto del 2003 al Teatro Comunale e la serata a piazza Santo Spirito con i ragazzi di Axé.

Ieri sera si è presentato in una veste inedita, accompagnato da un rock band di giovani musicisti brasiliani. E' il frutto di "Zii e Zie", il suo pluripremiato album del 2009, in cui affronta con il suo personale tocco le sonorità rock. Sulla scena una formazione in maglietta, basso, batteria e due chitarre, che ricordano i Beatles, ma il cantante ha i capelli bianchi. I suoni sembrano quelli dei Police, un rock netto e preciso come se fosse jazz, ma sotto, sotto le melodie si sente che sono state composte con l'anima di ragazzini, chitarra sulle ginocchia, magari accovacciati sulla soglia di casa, guardando il mare e la pioggia. La Banda Cê, con lui dall'album del 2006 e composta da Pedro Sa alla chitarra, Ricardo Diaz Gomes al basso e Marcello Callado batteria, accompagna Veloso con attenzione, mentre il maestro si muove sul palco, corredando la sua voce, con movimenti misurati del corpo, quasi fossero frutto di una coreografia.

Siamo al cospetto di una leggenda della musica, non solamente, né semplicemente brasiliana, per l'esperienza personale internazionale, le contaminazioni globali, la consapevolezza intellettuale. Nei suoi 68 anni Veloso ha dialogato con João Gilberto, inventore della Bossa Nova, ha fondato il Tropicalismo con Gal Costa e Gilberto Gil, insieme al quale nel 1969 è stato contretto all'esilio a Londra dal regime militare.

Ormai il suo è il nome è quello di uno degli artisti più influenti della cultura sudamericana e sinonimo di eleganza a livello mondiale. Eppure il marchio di fabbrica personale, nelle contaminazioni pluridecennali che lo contraddistinguono, rimane la grazia della sua emissione vocale, sorta di jodel tropicale, con cui riscrive a modo suo la musica di mezzo mondo. Sempre con quel sorriso leggero, che ha conquistato anche ieri sera il pubblico fiorentino. N. Nov.

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