Pd toscano e Regione contro i tagli del Governo a cultura e scuola

E sulla newsletter della Provincia d'Arezzo il presidente scrive: "Mi auguro, almeno, che si desistita dalla decisione di abolire 9 province fissando una soglia minima di popolazione del tutto arbitraria".

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 maggio 2010 19:58
Pd toscano e Regione contro i tagli del Governo a cultura e scuola

"E' un attacco mortale alla cultura e all'identità storica della Toscana. Il taglio dei finanziamenti pubblici di ben 33 grandi istituzioni culturali è una decisione gravissima che va contrastata con forza. Il Partito Democratico si mobiliterà nelle prossime ore in tutte le sedi istituzionali e convoca per il prossimo 7 giugno un tavolo regionale di confronto con amministratori, operatori e rappresentanti degli enti e delle associazioni". Lo dichiarano, in una nota, il senatore Andrea Marcucci, resposabile cultura del Pd della Toscana e il consigliere regionale Nicola Danti, presidente della commissione cultura della Regione Toscana. "In un colpo solo Tremonti è riuscito a rendere evidente la totale assenza di peso politico del ministro Bondi e a cancellare l'eccellenza toscana rappresentata da tante istituzioni quali tra le altre Il Museo di storia della scienza, il Gabinetto Vieusseux, l'Accademia musicale chigiana, la Fondazione Spadolini, il Museo Stibbert, la Domus mazziniana l'Istituto storico lucchese.

E' chiaro che ormai la cultura in Italia è sotto la tutela di Giulio Tremonti, che da solo deciderà quali enti riammettere ad un minimo contributo pubblico: ci auguriamo che il ministro Bondi intanto ne prenda atto. Il risparmio previsto dal taglio dei finanziamenti statali è ridicolo, il danno invece è evidente: si cancella l'identità culturale di una regione ed una delle sue principali componenti di attrazione internazionale. Il Partito Democratico reagirà a questa manovra scellerata in Parlamento e in tutte le sedi istituzionali, anche attraverso una mobilitazione regionale convocata per il prossimo 7 giugno e aperta al contributo di amminstratori, operatori ed istituzioni culturali.

Il governo ha prima ridotto costantemente i finanziamenti alla cultura, al cinema e al teatro, ha depotenziato le soprintendenze, poi con un decreto rischia di rendere impossibile il risanamento del Maggio Musicale Fiorentino, ora è arrivato all'attacco finale abolendo improvvisamente i contributi statali alle istituzioni". Scaletti sui tagli: “Manovra ingiusta, pericolosa, inutile” “Ingiusta, pericolosa ma soprattutto inutile”. Così Cristina Scaletti, assessore alla cultura di Regione Toscana, commenta la manovra con l'annunciato taglio, previsto dal governo, dei fondi statali a 232 istituti culturali (una trentina quelli con sede in Toscana, fra i quali alcuni di valore assoluto e di prestigio internazionale).

“Ingiusta perché – commenta Scaletti - penalizzare la cultura significa impoverire la comunità intera e renderla più vulnerabile in un periodo storico nel quale, per salvarsi, un Paese come l'Italia dovrebbe puntare molte delle sue carte proprio sulla valorizzazione di un patrimonio che il mondo ci invidia. Da qui – prosegue l'assessore toscano – la dimensione assolutamente pericolosa di un tentativo che, c'è da augurarsi, venga ripensato anche perché si tratta di una manovra del tutto inutile proprio in termini di razionalizzazione finanziaria”.

Solo in Toscana – sottolinea Cristina Scaletti – la cultura dà lavoro ad almeno 37 mila persone (“molte delle quali, di elevatissima professionalità, cominciano a sentirsi in una dimensione di precariato e di sottoutilizzo”): ma “ciò che colpisce è la evidente limitatezza, appena 20 milioni di euro in tutta Italia, del risparmio finanziario che, con questa manovra, si pensa di ottenere. Mi rifiuto di pensare, nell'Italia delle grandi evasioni fiscali, che un governo non abbia altre armi per affrontare la crisi che rifarsela, solo per fare due nomi, con chi a Firenze studia il Rinascimento o, a Pescia, valorizza Pinocchio”. Espresso l'auspicio che il Parlamento sappia “dimostrare una dose di sapienza maggiore rispetto alle modalità con cui il decreto legge è uscito da stanze governative guidate da chi non ha davvero un grande feeling con la cultura”, dall'assessore toscano non manca un'ulteriore valutazione sulla “necessità che l'intero mondo delle istituzioni culturali riesca a fare concreti passi in avanti, in questo aiutato dalle istituzioni, per modernizzare la sua presenza, impostare efficienti politiche di raccolta fondi, darsi assetti anche organizzativi in grado di rispondere alle sfide della complessità.

Anche come Regione Toscana – conclude l'assessore – intendiamo fare per intero la nostra parte”. Dopo i limiti imposti dal Patto di stabilità arriva un’altra mazzata sulle comunità locali "Ormai da tempo andiamo protestando per i vincoli posti all’azione delle province dal Patto di stabilità, con conseguenze gravi sull’economia locale, ora dobbiamo fare i conti con il solito taglio indiscriminato di risorse agli enti locali. Premesso che noi per primi siamo convinti della necessità che tutti i soggetti dello Stato partecipino allo sforzo complessivo per contenere la spesa, dobbiamo registrare come, ancora una volta, non si è avuto il coraggio di andare ad individuare i centri di spreco – che certamente ci sono - e si sono colpite nello stesso modo le amministrazioni virtuose e quelle viziose, con un taglio orizzontale, pesante e destinato a porre nuovi freni alla ripresa.

E’ l’ennesima conferma dell’azione contraddittoria di un Governo che da un lato parla di federalismo fiscale, mentre dall’altro prende decisioni ogni giorno più centraliste. Mi auguro, almeno, che si desistita dalla decisione di abolire 9 province fissando una soglia minima di popolazione del tutto arbitraria, dopo che il premier Berlusconi ha recentemente spiegato all’Italia intera che l’abolizione delle Province non aveva senso perché il risparmio per le casse dello Stato sarebbe stato insignificante, rispetto al danno fatto alle comunità locali” si legge nella newsletter dal presidente della Provincia d'Arezzo. Ceccuzzi e Cenni si mobilitano contro le politiche del governo sulla scuola Una “full immersion” nel mondo della scuola per dire no alle politiche del governo e rilanciare le proposte del Partito democratico per una riforma del sistema scolastico nazionale.

E’ quella che lunedì 31 maggio vedrà protagonisti i parlamentari democratici senesi Franco Ceccuzzi e Susanna Cenni che, nell’ambito della mobilitazione nazionale del Pd, incontreranno, a Siena, studenti, docenti, personale tecnico amministrativo ed esponenti delle istituzioni locali e dei sindacati. Il primo incontro della giornata è previsto alle ore 10, presso la sede del provveditorato agli studi di Siena, dove Ceccuzzi e Cenni incontreranno il provveditore Anna Maria Cotoloni.

Alla riunione parteciperanno anche Simonetta Pellegrini e Maria Teresa Fabbri, rispettivamente assessore provinciale e comunale all’Istruzione. Nel pomeriggio, invece, alle ore 16, presso la sede dell’Unione comunale del Pd di Siena, in via Banchi di Sopra 31, i parlamentari senesi, insieme a Benedetta Granai, responsabile provinciale scuola del Pd e Niccolò Guicciardini, segretario provinciale di Generazione democratica, si confronteranno con i rappresentanti delle associazioni sindacali. Alle ore 21.30, infine, sempre nella sede del Pd cittadino, è previsto l’incontro con alcuni rappresentanti dei lavoratori precari del mondo della scuola della provincia di Siena. “La scuola italiana – affermano i deputati senesi - è stremata dai tagli, che di fatto impediscono il normale svolgimento dell’attività della didattica.

Una situazione che mette sempre più in discussione il diritto allo studio e fa crescere il disagio del personale, a partire dagli insegnanti. La manovra annunciata dall’esecutivo, inoltre, colpendo Regioni, Province e Comuni, finirà per ripercuotersi negativamente sulla scuola, sull’edilizia scolastica e sulla formazione. Questo governo sta sacrificando una delle strutture più importanti che forma le coscienze ed è decisiva per la qualità della vita e per il futuro del Paese. Con la nostra iniziativa vogliamo manifestare vicinanza e solidarietà al mondo della scuola e rappresentare in Parlamento la necessità di una svolta in materia di risorse, qualità della didattica e stabilizzazione del precariato.

Per questo – concludono Cenni e Ceccuzzi – aderiamo anche all’iniziativa promossa dai sindacati della scuola per il 3 e 4 giugno prossimi, rivolta a tutte le forze politiche e sociali, agli amministratori, ai lavoratori e agli studenti per difendere e rilanciare il ruolo insostituibile della scuola pubblica”.

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