Il viaggio di Mario Francesconi

A Palazzo Medici Riccardi uno sguardo retrospettivo sui lavori di una figura significativa dell'arte contemporanea italiana.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 maggio 2010 15:10
Il viaggio di Mario Francesconi

“Mario Francesconi Viaggio 1960-2010” presenta il lavoro più recente di Mario Francesconi (Viareggio 1934) insieme a un’importante parte antologica, rappresentativa di tutte le fasi e le tematiche che l’artista ha attraversato. Sono esposti dipinti, disegni, libri d’artista, sculture, istallazioni, video e lavori inediti realizzati appositamente: una mostra antologica sui generis, pensata come un’installazione organica che occupa le sale espositive, la Limonaia e il Giardino di Palazzo Medici Riccardi.

Un viaggio coinvolgente nel mondo di un artista che nel corso di cinquant’anni ha ricevuto testimonianze di stima da alcuni dei più grandi intellettuali e artisti italiani, la ricchezza di queste frequentazioni – come la profonda amicizia con Mario Luzi - è documentata attraverso un vasto apparato di materiali per lo più inediti o rari, che accompagnano il percorso della mostra, e la pubblicazione nel catalogo realizzato da Maschietto Editore. La mostra è articolata tra il Giardino, la Limonaia di Palazzo Medici Riccardi (con installazioni site specific), le Sale Espositive (con la parte antologica, le opere inedite e la rassegna documentaria) e la Sala degli Uscieri (con un apposito bookshop d’artista) e ripercorre in modo libero e rielaborato, alla luce del lavoro presente, le tappe e le diverse fasi del percorso dell’artista.

Al giovanile interesse per la figura come eros negli anni Cinquanta e nelle prime esperienze romane, segue un periodo di intensa sperimentazione caratterizzato dall'utilizzo di materiali di recupero e dalla realizzazione di straordinari monocromi e collages, che caratterizzano la ricerca artistica di Francesconi negli anni Sessanta. Poi, fino a metà degli anni Novanta, predomina una pittura riconducibile all’indagine sulla figura, sul volto, sull’animale, su concetti architettonici e a un’intensa ricerca sulla forma e la composizione.

Il rapporto tra figura e forma dà vita a veri e propri cicli pittorici con soggetti particolari ricorrenti, come Tobia, l'affezionato cane, la casa versiliese di Marta Abba, volti fantastici, paesaggi urbani e marini. Ancora sperimentazione nell'uso dei materiali poveri e dei collages, con i cicli di ritratti di Samuel Beckett e di Mario Luzi, centinaia di opere, un infinito ritrarre “a memoria” per carpire la verità, la vita e la morte dei due personaggi, nella dinamica di una vera ossessione produttiva.

Un altro importante ciclo è composto dagli Archetipi, forme primarie ripetute e variate attraverso centinaia di dipinti, sculture e collages,mentre i libri d’artista costituiscono un’altra parte importante e costante dell’attività di Francesconi, e sono pezzi unici interamente dipinti e assemblati, con un grande rilievo dato alle possibilità di sviluppo materico e tridimensionale. Più recenti sono le sperimentazioni con il video e il suono, a partire da un concetto di partitura musicale.

Come ha scritto Cesare Garboli “Francesconi è un pittore post-moderno, ma era già post-moderno prima che questa categoria esistesse”. E l'indicazione del grande critico sembra la più adatta a cogliere la qualità di una vicenda artistica variegata, ben esemplata nella mostra di Palazzo Medici Riccardi, che rimarrà aperta sino al 15 luglio di Alessandro Lazzeri

Notizie correlate
In evidenza