Regione: in Consiglio 33 contro 22

Ecco i i nomi del futuro consiglio regionale. La Lega Nord raddoppia i consensi a Firenze. Nel Circondario Empolese Valdelsa il Pd più forte d’Italia. Claudio Martini: «Il verdinismo è finito per mancanza di risultati»

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 marzo 2010 22:39
Regione: in Consiglio 33 contro 22

Firenze- Lo spoglio è concluso. I verbali sono già stati spediti nei tribunali delle città capoluogo e la proclamazione degli eletti spetterà, subito dopo le verifiche di rito, alla Corte d'appello. Ma i 55 posti del Consiglio regionale, dieci in meno rispetto a cinque anni fa, sono già stati ufficiosamente assegnati. La simulazione è stata fatta dall'ufficio elettorale regionale. Alla coalizione che ha sostenuto Enrico Rossi andranno 32 seggi: 33 con il presidente della giunta, che siede di diritto in Consiglio.

Ventuno saranno i seggi per le minoranze, 22 con il seggio per Monica Faenzi. Il Partito Democratico e Riformisti Toscani saranno rappresentati da 24 consiglieri: i cinque candidati del listino regionale (Andrea Manciulli, Caterina Bini, Pieraldo Ciucchi, Daniela Lastri, Alberto Monaci) e poi ancora 2 consiglieri a Arezzo (Vincenzo Ceccarelli, Enzo Brogi), 5 a Firenze (Vittorio Bugli, Gianluca Parrini, Alessia Ballini, Paolo Bambagioni, Nicola Danti), 1 a Grosseto (Anna Rita Bramerini), 2 a Livorno (Matteo Tortolini, Marco Ruggeri), 2 a Lucca (Marco Remaschi, Ardelio Pellegrinotti), 1 a Massa-Carrara (Loris Rossetti), 2 a Pisa (Ivan Ferrucci, Pier Paolo Tognocchi), 1 a Pistoia (Gianfranco Venturi), 1 a Prato (Fabrizio Mattei) e 2 a Siena (Marco Spinelli, Rosanna Pugnalini).

L'Italia dei Valori porta in Consiglio i cinque candidati del listino regionale (Fabrio Evangelisti, Francesco detto Pancho Pardi, Sonia Alfano, Giuliano Fedeli, Marco Manneschi). In caso di rinuncia di uno o più candidati passerebbero, nell'ordine, il primo candidato nella lista provinciale di Firenze (Cristina Scaletti), di Pisa (Maria Luisa Chincarini), di Livorno (Marta Gazzarri), di Lucca (Renato Baldi) e di Arezzo (Franca Corradini). La Federazione della Sinistra e i Verdi saranno rappresentanti da Monica Sgherri, Paolo Marini, Mauro Romanelli, candidati anche loro nel listino regionale.

In caso qualcuno rinunci, passerebbero nell'ordine Carlo Bartoloni (Firenze), Maurizio Bini (Pisa) e Alessandro Trotta (Livorno). L'Udc porta in consiglio il candidato presidente (Francesco Bosi) e l'unico nome del listino regionale (Nedo Lorenzo Poli). I primi non eletti, in caso qualcuno dei due rinunci, sono Marco Carraresi (Firenze), Giuseppe Del Carlo (Lucca), Luca Paolo Titoni (Pisa) e Lorenzo Zirri (Arezzo). Nella Lega Nord entrano in Consiglio regionale il candidato del listino (Antonio Gambetta Vannia), il primo tra i candidati di Firenze (Claudio Morganti) e di Lucca (Marina Staccioli).

Se Morganti, eurodeputato, si dimettesse, subentrerebbe il primo dei non eletti a Firenze ovvero Gian Luca Lazzeri. Nel Pdl, oltre a Monica Faenzi, entrano Alessandro Antichi, Stefania Fuscagni, Salvadore Bartolomei, Marco Taradash e Stefano Mugnai (candidati nel listino regionale), 2 consiglieri a Firenze (Nicola Nascosti e Stefania Fuscagni, che se opterà per il listino regionale sarà sostituita da Paolo Marcheschi), un consigliere ad Arezzo (che se Stefano Mugnai sceglierà il listino regionale sarà sostituito da Paolo Enrico Ammirati) e sempre un consigliere per ciascuna delle altre otto province ovvero Andrea Agresti (Grosseto), Maurizio Zingoni a Livorno (se Taradash opterà per il listino), Santini (Lucca), Jacopo Ferri (Massa-Carrara), Giovanni Donzelli (Pisa), Roberto Benedetti (Pistoia), Claudio Marignani (Siena).

Se un consigliere si dimette I meccanismi previsti dalla legge elettorale per la surroga dei consiglieri eletti che rinunciano all'incarico – o che si dimettono perché magari nominati assessori - sono semplici. Per i candidati presiden ti eletti come consiglieri subentra il candidato della circoscrizione provinciale che ha il miglior resto non ancora utilizzato. In caso di coalizioni, si considera il miglior quoziente di tutte le liste che compongono quella coalizione: è il caso di Monica Faenzi, parlamentare, che se si dimettesse lascerebbe il posto ad un quarto consigliere della Lega Nord, ovvero Dario Locci (Arezzo).

Lo stesso meccanismo di surroga vale per i candidati del listino regionale. Per i consiglieri eletti nelle liste circoscrizionali subentra il primo dei non eletti di quella determinata circoscrizione. C’è soddisfazione nell’Empolese Valdelsa per i risultati ottenuti dal Partito democratico, che con il 51,81% è al primo posto in Toscana e quindi in Italia. A Castelfiorentino il miglior dato percentuale con il 60,34% per il partito di Bersani. Rispetto alle elezioni europee del 2009 il Pd territoriale guadagna il 5,65%, il comune con il più alto incremento è Cerreto Guidi che passa dal 45,58% delle europee del 2009 al 53,26% delle regionali 2010.

Nel Circondario inoltre si registra il più alto consenso a Enrico Rossi con il 67,26% di voti. Anche il dato dell’affluenza 66,20%, nonostante il calo in linea con il dato nazionale, è il più alto delle province toscane e superiore del 4,53% al dato regionale. Nel Circondario spicca Certaldo dove il dato dell’affluenza si attesta al 68,92% (+7,29% rispetto al dato regionale). Soddisfatto il segretario del Pd territoriale Giancarlo Faenzi: «Il Pd cresce e questo è molto importante. E’ il risultato di una campagna elettorale capillare, al fianco della gente, a parlare dei problemi veri, della crisi, del lavoro, della scuola.

E’ il frutto dell’impegno dei candidati, dei dirigenti e dei militanti mobilitati su tutto il territorio. Il Pdl da noi perde il 4,83% rispetto alle europee del 2009 e a livello nazionale addirittura l’8,7%, ma nessuno lo dice. Se il centro destra si è salvato è solo grazie alla crescita della Lega, che peraltro da noi è stabile». In consiglio regionale torna Vittorio Bugli, capolista del listino della provincia di Firenze, che nella scorsa legislatura aveva ricoperto la carica di presidente della commissione Attività produttive. «Il martinismo finisce per scelta personale, il verdinismo per mancanza di risultati politici».

Claudio Martini, presidente della Regione in procinto di concludere il mandato, sceglie una battuta per condensare, il giorno successivo alla tornata elettorale, la sua riflessione politica. E si spinge a invitare proprio chi ha riposto la sua fiducia nel centro destra a pretendere una vera «discontinuità» nel proprio schieramento, perchè, spiega, «una opposizione debole e poco competitiva è negativa anche per noi e una competizione più seria e più alta ci aiuterebbe a superare qualche rilassamento e qualche autoreferenzialità.

Prato insegna.» Incontrando oggi i giornalisti il presidente Martini ha voluto in primo luogo ringraziare la macchina amministrativa regiona le, che ha permesso alla Toscana di essere la prima regione a fornire ai cittadini un quadro significativo dell'andamento elettorale, i Comuni che hanno funzionato molto bene e le Prefetture per la disponibilità dimostrata. Il tema dell'astensionismo è stato il primo ad essere analizzato: «Un dato rilevante -- ha affermato Martini -- che in Toscana ha toccato la punta del 10% e sul quale sarà necessaria una riflessione approfondita.

Commentatori ed analisti ci forniranno le chiavi interpretative di questo fenomeno. Oggi possiamo pensare al tasso di invecchiamento che in Toscana è più alto rispetto ad altre regioni o al fatto che un risultato più scontato rispetto ad altre situazione possa aver demotivato gli elettori. Quanto all'impossibilità di poter esprimere preferenze -- ha aggiunto - non sono convinto che possa essere un fattore rilevantissimo. Il problema è generale e riguarda l'acutezza della crisi che sta cre ando sgomento e preoccupazione tra la gente, i lavoratori e gli imprenditori e dal fatto che questa venga negata dal governo nazionale che non che ancora non ha fornito risposte adeguate.

Tutto ciò produce uno scoramento e quindi la disaffezione alla politica. Ma se la riflessione che ritengo necessaria fosse richiesta solo alla politica sarebbe riduttiva. In realtà c'è stato un vero e proprio suggerimento all'astensionismo venuto da catene editoriali, da organizzazioni e uomini di pensiero. Gli stessi che oggi se ne lamentano. In questo c'è ipocrisia, un gioco a rendere la politica più debole di quanto già non lo sia.» Quanto ai risultati del voto, secondo Martini questa tornata «rimette l'orologio politico della Toscana e del paese al 2000, mentre il 2005 ha rappresentato a tutti gli effetti una anomalia.

Anche le novità che osserviamo, cioè i risultati di due liste come l'Italia dei valori e la Lega , producono solo qualche aggiustamento nei loro schieramenti. E se in rapporto al 2005 il centrosinistra denuncia un arretramento, quello del Pdl è evidente ormai da un decennio: PdL e An sommavano il 35,3% nel 2000, il 28,1% nel 2005, e ottengono il 27,1% nel 2010. Il Pd toscano - sottolinea Martini - ottiene il miglior risultato nazionale, l'Italia dei valori il secondo risultato. Anche la Federazione della sinistra in Toscana va meglio che altrove.» Ma ora il primo pensiero è al governo della Toscana, che secondo Martini deve partire dall'economia, dalla crisi, dei problemi del lavoro e dell'impresa.

«Qui sta infatti a mio parere -- ha proseguito -- il cuore dell'astensionismo, in una crisi senza precedenti, che viene spesso negata di fatto, nei provvedimenti, e per la quale anche chi oggi svolge un ruolo di opposizione a livello nazionale non è ancora in grado di indicare una terapia. Chi parla di un consiglio regionale difficile da ges tire -- aggiunge -- si dimostra poco rispettoso del voto dei cittadini. Abbiamo una coalizione, la presenza di 6 liste composte da 9 forze politiche smentisce chi diceva che la nostra riforma elettorale avrebbe portato al bipartitismo.

C'è anche un programma di coalizione, che è stato sottoscritto e reso pubblico, che è impegnativo per tutti ed è già abbastanza dettagliato. La politica dovrà essere capace di governare la situazione. Anzi, sarà interessante vedere all'opera due forze nuove, che si misureranno con la fatica del governare e del fare le leggi, che è cosa diversa dal prendere voti.» A conclusione dell'incontro, e in risposta alle sollecitazioni dei giornalisti, qualche accenno di bilancio: per Martini tante sono state le soddisfazioni ottenute negli anni di governo, tra le prime il fondo per l'assistenza agli anziani non autosufficienti, la forte tenuta del sistema sanitario, il miglior rating tra le regio ni ottenuto da Standanrd and Poor, «un vanto, un punto di non ritorno -- ha scherzato -- ottenuto dal "presidente di Porto Alegre".» Tra i dispiaceri quelli di non aver portato a conclusione l'iter di leggi come quella sulla riorganizzazione dei servizi pubblici e del riconoscimento del diritto di voto amministrativo agli immigrati regolari, che ora sono punti che compaiono nel programma del successore Enrico Rossi. “Un caloroso grazie a tutti i toscani che hanno scelto di votare Lega e hanno creduto nel nostro movimento”.

E' così che interviene l'eurodeputato della Lega Nord, Claudio Morganti, in merito allo storico successo del Carroccio in Toscana. “Ringrazio tutti i 98.523 elettori che hanno optato per la Lega Nord in Regione e hanno deciso, con il loro voto, di darci la possibilità di mettere in pratica la nostra politica: vicino ai cittadini e nell'interesse dei cittadini. La Lega – termina l'eurodeputato – è scesa anche in una zona difficile, come è la Toscana, ed è qui riuscita a sfondare, segno che ormai è considerata una forza di idee e, soprattutto, unico movimento che lavora nell'interesse dei cittadini e delle Piccole e Medie Imprese”. Rinsaldare il ruolo democratico e partecipativo dei Comuni, per ridare un nuovo vigore all’azione regionale per uscire dalla crisi.

È l’impegno che vuole portare avanti l’Anci Toscana, alla luce dei risultati delle elezioni regionali che hanno visto la vittoria di Enrico Rossi alla guida della coalizione “Toscana democratica”. Dall’Associazione dei Comuni Toscani la richiesta al neo presidente di mantenere l’impegno a partecipare il mese prossimo alla prima riunione del Consiglio regionale dell’Anci Toscana. Ecco le parole del presidente di Anci Toscana e sindaco di Livorno Alessandro Cosimi: “Le elezioni regionali di domenica e lunedì in Toscana hanno indicato in Enrico Rossi e nella coalizione Toscana Democratica la guida e il Governo della regione per i prossimi 5 anni.

Il risultato è esplicito, in termini numerici e percentuali. Alle nostre congratulazioni al neo eletto Presidente Rossi affianchiamo l’impegno che prendemmo poche settimane fa, quando, nel corso di un confronto sul Manifesto dei Comuni toscani, annunciammo che il vincitore della competizione sarebbe stato ospite della prima riunione del Consiglio regionale dell’Anci Toscana. Ciò avverrà entro il prossimo mese e sarà l’occasione per iniziare a tracciare le linee della prossima stagione di rapporti tra Regione e Comuni.

Ma, al tempo stesso, non possiamo sottacere la nostra preoccupazione per l’alto livello raggiunto dall’astensionismo. Dobbiamo essere onesti e sinceri: si tratta di un segnale che va oltre il dato fisiologico per assumere i connotati di un “voto” di protesta nei confronti delle forze politiche in campo. Ciò riguarda anche la Toscana e credo che occorra riflettere su quella che viene definita la “distanza” sempre maggiore avvertita dai cittadini e dalle cittadine nei confronti dei protagonisti della politica, e questo riguarda tutte le regioni italiane e tutte le forze politiche.

Uno scenario che rischia di scivolare verso una delegittimazione dei meccanismi democratici e che aprirebbe le porte a facili populismi e all’emergere di soggetti che si proclamano “salvatori della patria”. Ai cittadini va ridata la fiducia nelle istituzioni e nella politica che le deve abitare, in modo trasparente, onesto e con al centro gli interessi generali del Paese e la coesione sociale. L’Anci Toscana, a partire dall’incontro con il neo Presidente della Regione, Enrico Rossi, si sente impegnata a rinsaldare il ruolo democratico e partecipativo dei Comuni, per ridare un nuovo vigore all’azione regionale per uscire dalla crisi, in un nuovo patto tra pubblico e privato, all’insegna della giustizia sociale e della solidarietà”. “La Lega ha raddoppiato i consensi a Firenze nelle ultime elezioni regionali rispetto alle europee: passa dal 2,6% al 5,4%.

In tre mesi, dal 28 di novembre scorso, una crescita che apre delle prospettive nel prossimo futuro della vita politica fiorentina”. Questo il commento di Mario Razzanelli nel giorno dopo delle elezioni. “Con questo risultato – ha aggiunto Razzanelli -, la Lega varca idealmente l’Appennino e si radica a Firenze. Un partito nato e cresciuto in Padania e diventato oggi il partito della stabilità, destinato a crescere anche in regioni del centro e del sud”. “Ora, il presidente del consiglio comunale Giani, prenda atto della volontà dell’elettorato, e riconosca la presenza del gruppo Lega Nord a Palazzo Vecchio, come previsto dallo statuto e dal regolamento comunale.

La pazienza ha un limite, e vorrei evitare di dover ottenere ragione ricorrendo al giudice ordinario” sostiene ancora Razzanelli, che conclude: “È grande la soddisfazione per il risultato della Lega in Toscana. In consiglio regionale i nostri rappresentanti cominceranno una nuova stagione dell’opposizione”. "La ripresa dell'Udc a Firenze ha bloccato l'avanzata della Lega -ribatte Federico Tondi, consigliere provinciale UDC- Se il risultato del partito di Bosi in Toscana è stato sostanzialmente positivo, questo non si può dire per il Carroccio nella provincia di Firenze.

Il dato fiorentino infatti è il secondo più basso della Toscana, senza contare che il passaggio di Razzanelli dall'Udc alla Lega avrebbe dovuto rappresentare il salto di qualità che, come dimostrano i numeri, non c'è stato. Anzi, non solo la Lega nel territorio comunale e provinciale di Firenze ottiene risultati un punto e mezzo più basso rispetto alla media regionale, ma l'Udc ha integralmente recuperato i voti persi alle comunali del 2009 allineandosi al dato delle europee e delle provinciali.

Mi risulta pertanto incomprensibile la soddisfazione di Razzanelli che per di più nonostante i numerosi sforzi in questa campagna elettorale non è stato neanche eletto in consiglio regionale, ma come si dice chi si contenta gode". “La missione di Italia dei Valori è governare bene la Toscana, sbiancare la politica dalle macchie lasciate da coloro che la sporcano per fare affari e costruire carriere personali, dare ai giovani un futuro felice, valorizzare le eccellenze produttive, culturali e sociali, difendere la Costituzione e le istituzioni dall’assalto del centrodestra.

Il risultato che abbiamo raggiunto in queste elezioni permetterà al presidente Enrico Rossi di realizzare pienamente il necessario rinnovamento della politica, a partire dalla legge elettorale, liberandola da lobby, gruppi di pressione ed inciuci, nell’interesse generale e soprattutto per tutelare i più deboli. Qui partiamo da un’elevata qualità dell’amministrazione pubblica ed in due anni riusciremo in quest’operazione riformista, in modo da essere un’alternativa concreta e totale al berlusconismo ed al leghismo”.

Così Fabio Evangelisti, vice-presidente di IDV alla Camera e capolista alle elezioni regionali toscane, commenta il risultato del 9,4% dei voti ottenuti (con l’incremento più alto in Italia rispetto al 2005), indicando l’alleanza con il PD il fulcro centrale per fare della Toscana la Regione capofila del buongoverno italiano. “La politica deve tornare ad avere regole semplici e trasparenti, interpretando la volontà popolare senza giochi di potere. L’obiettivo più importante –ha sottolineato Evangelisti- è ridare fiducia a chi si è astenuto, agli elettori smarriti dalla politica spettacolo e dalla volgarità.

I vertici delle istituzioni devono sapere ascoltare i cittadini comuni”. “Nel giorno della vittoria del centrosinistra in Toscana non si capisce, perciò, la nota stonata del sindaco di Firenze Matteo Renzi nei confronti del positivo risultato di Italia dei Valori. Una cosa è certa –ha concluso Evangelisti- il buongoverno della Toscana deve partire da Firenze. Il consenso popolare raccolto da Italia dei Valori in città è costruttivo ed è determinato da due fatti reali su cui IDV ha lavorato bene: la necessità di rivedere integralmente le politiche del traffico e della vivibilità ambientale e la voglia di fare pulizia da ogni ‘cricca’ nel settore dello sviluppo urbanistico.

E’ strano che un politico capace ed attento al consenso com’è Renzi non abbia letto il messaggio chiaro e semplice dei fiorentini: ci hanno dato fiducia per mettere a disposizione dell’amministrazione comunale le capacità e le professionalità del nostro partito e lavorare nell’interesse della città”.

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