Nasce il Parco Archeologico di Carmignano

Riunirà in un unico sistema il nuovo Museo Archeologico di Artimino e i monumentali siti etruschi del territorio. Inaugurazione al pubblico il 5 febbraio del 2011.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 marzo 2010 16:53
Nasce il Parco Archeologico di Carmignano

In una delle aree più importanti della Toscana per la civiltà etrusca, sta nascendo un nuovo polo dell’archeologia: il Parco Archeologico di Carmignano, in provincia di Prato, che riunisce in un unico sistema il nuovo Museo Archeologico di Artimino e i monumentali siti etruschi del territorio. Il tutto in un contesto caratterizzato da ambienti naturalistici e paesaggistici tra i più belli della Toscana, a due passi dalle città di Firenze e Prato. Lavorano a pieno ritmo i cantieri per la realizzazione del nuovo parco e museo, che inaugureranno al pubblico il 5 febbraio 2011 e per cui sono stati stanziati oltre 2 milioni di euro, di cui 1 milione e 250 dalla Regione Toscana e il restante dal Comune di Carmignano e dalla Provincia di Prato.

Il Parco è reso possibile grazie ad un accordo di programma tra la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, la Regione Toscana e il Comune di Carmignano ed entrerà a far parte del Parco della Piana. Il nuovo Museo Archeologico di Artimino sarà il fulcro del sistema parco ed accoglierà i reperti ritrovati nei siti del territorio. Il museo comprenderà un’area espositiva e una didattica che sorgeranno in due diversi edifici del borgo, vicini e collegati tra di loro. Nei locali dell’ex-tinaie della Fattoria di Artimino - grazie alla generosità della Artimino spa che ha donato l’edificio - sarà realizzata l’area espositiva del museo, su una superficie interna di 550 metri quadri, posta su due livelli.

Mentre l’area didattica e per le esposizioni temporanee sarà ricavata in un nuovo edificio, costruito appositamente al posto delle ex scuole pubbliche. Il nuovo Museo, diretto dall’archeologa Maria Chiara Bettini, sostituirà il precedente, aperto al pubblico nel 1983 nei locali sotterranei della Villa Medica di Artimino, nato per accogliere i reperti degli scavi condotti fin dagli anni Sessanta dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, allora sotto la direzione di Francesco Nicosia e in seguito di Gabriella Poggesi.

E proprio a Nicosia, l’amministrazione comunale intende intitolare il nuovo museo, per cui sono state iniziate le procedure necessarie. Il nuovo Museo Archeologico ospiterà ritrovamenti fondamentali non solo per la storia di Artimino, una delle più importanti città etrusche dell’antichità, ma anche e soprattutto per la storia degli Etruschi in Toscana. I reperti saranno presentati secondo un ordine topografico e cronologico, suddivisi in due sezioni denominate il “mondo dei vivi” e il “mondo dei morti”.

Tra gli oggetti più spettacolari, i corredi funebri delle tombe principesche del periodo Orientalizzante, tra cui il famoso incensiere di bucchero con iscrizione in alfabeto etrusco settentrionale (VII sec. a. C.), scelto come simbolo grafico del Parco e del nuovo Museo. Dal tumulo di Montefortini una bellissima coppa di vetro turchese risalente al 640-630 a.C., un pezzo di straordinaria bellezza, tra i più pregiati e rari reperti di vetro mai scoperti in sepolture principesche etrusche. Simili manufatti sono confrontabili solo con quelli rinvenuti nei palazzi di Nimrud in Siria, realizzati probabilmente da artefici siriani o fenici al servizio della corte assira.

Sempre da Montefortini proviene inoltre la straordinaria serie di oggetti in avorio che saranno esposti per la prima volta al pubblico. Si tratta di circa 10.000 frammenti di avorio che restaurati, stanno restituendo una grande quantità di oggetti - scolpiti ad alto e basso rilievo, a tutto tondo, incisi o lavorati a traforo - come piccole figure femminili e maschili, pettini, pissidi, placchette, tra cui quelle che dovevano ricoprire un manufatto andato distrutto nel tempo, forse un trono. Vi sono rappresentate figure mitologiche, tra cui il Pegaso (molto raro in Etruria durante questo periodo), animali reali o fantastici, sfingi, leoni alati, elementi floreali, eccetera. Il Parco Archeologico di Carmignano comprenderà, oltre al Museo, quattro siti principali, di grande interesse sia dal punto di vista archeologico che naturalistico: la necropoli di Artimino a Prato Rosello, il tumulo di Montefortini, la tomba dei Boschetti a Comeana e l’insediamento fortificato di Pietramarina.

Oltre a questi quattro siti, saranno visibili nel Parco altre testimonianze quali l’antico abitato etrusco di Artimino con l’area sacra della Paggeria Medicea e le mura di cinta. Completano e ampliano l’offerta del Parco Archeologico di Carmignano quattro itinerari nel territorio: archeologico, naturalistico, storico-artistico e trekking. Dotati di una segnaletica specifica, gli itinerari saranno fruibili dal pubblico che potrà usufruire di una guida edita, insieme al catalogo del nuovo museo, per l’occasione. Uno dei più importanti monumenti archeologici della Toscana è il Tumulo di Montefortini (seconda metà VII secolo a.C.).

All’esterno il tumulo si presenta come una collinetta alta circa 12 metri (3 - 5 meno che nell'antichità), mentre al suo interno ha due tombe a camera: la più antica delle due – indagata negli anni Ottanta del Novecento - è a pianta circolare (tholos). Grazie ai lavori realizzati dalla Soprintendenza, è possibile, entrando dentro il tumulo, avere una visione dall’alto della tomba a tholos, uno spettacolo unico, che lascia letteralmente senza fiato. La necropoli etrusca di Artimino a Prato Rosello (fine VIII - VI secolo a.C.) è caratterizzata da tombe a tumulo, tra cui la più antica ritrovata fino ad oggi in questo territorio, detta del “guerriero”.

Il luogo è affascinante anche dal punto naturalistico e paesaggistico, così come l’altro sito del Parco, Pietramarina, da cui si domina un paesaggio a 360 gradi. Sulla sommità della propaggine meridionale del Montalbano, a 585 metri sul livello del mare, Pietramarina (dal VII al I secolo a.C. con tracce di frequentazioni medievali) consentiva di controllare un vasto territorio e costituiva così un riferimento per chi utilizzava i percorsi di pianura o proveniva dai passi appenninici. Oltre ad alcuni edifici, ad un ingresso monumentale e probabilmente ad un’area sacra, il sito presenta una cinta muraria che in origine doveva cingere tutta la sommità della collina per circa 360 metri.

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