Arresti per il passante TAV: l'inchiesta "Sistema" ritrova la corruzione nelle Grandi Opere

Cessioni d’appalto: situazioni critiche al limite della legalità. La proposta del candidato Donzelli: "Applicare a chi ruba la norma sui Savoia". Firenze riparte a sinistra: "Fuori da Governo e Ministeri tecnici e politici coinvolti nell'inchiesta". Mario Razzanelli: "E l'azienda che costruisce la tramvia? Siamo assolutamente sicuri che sia tutto in regola?"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 marzo 2015 22:16
Arresti per il passante TAV: l'inchiesta

E' di stamani la notizia dell'arresto di quattro persone e di 51 indagati rispetto alla vicenda TAV. Tutto è partito da un' inchiesta sul nodo Tav fiorentino i cui lavori sono stati affidati al consorzio Nodavia, su cui già c'era un procedimento in corso che aveva portato a scoprire un'associazione a delinquere che coinvolgeva imprenditori e politici. Quattro arresti e una cinquantina di indagati per la gestione illecita degli appalti delle cosiddette Grandi opere. Tutto è partito dagli appalti per l’Alta velocità nel nodo fiorentino.

Da lì l’inchiesta si è allargata a tutte le più importanti tratte dell’Alta velocità del centro-nord Italia ed a una lunga serie di appalti relativi ad altri Grandi Opere, compresi alcuni relativi all’Expo: sotto inchiesta quindi, la Tav di Firenze, City Life e Fiera Milano, Metro 5 Milano, Fiera di Roma, Autostrada Salerno Reggio Calabria. Nel mirino ci sarebbe anche la costruzione della Tirrenica. Ercole Incalza, il nome più altisonante fra gli arrestati odierni, è stato il primo Amministratore Delegato di TAV spa, e come tale principale protagonista dell’affidamento diretto a Eni, Fiat e Iri, i tre “General Contractor” per la costruzione delle prime linee ad alta velocità in Italia.

Ha attraversato 7 governi, restando sempre ai vertici dell’apparato decisionale del ministero delle infrastrutture. Riconfermato da Lupi nel governo Renzi anche quando già indagato nell’inchiesta sul sottoattraversamento fiorentino dell’Alta Velocità. Del resto Lupi già al meeting di CL del 2005 chiedeva un applauso a Incalza, “una persona eccezionale e un patrimonio per il nostro Paese”. Insomma l'inchiesta partita dalle indagini sul “Passante TAV di Firenze” sta mostrando le grandi opere come un verminaio di corruzione e pessima economia che sta contribuendo al disastro sociale italiano.

I Consiglieri comunali Grassi e Trombi e la Consigliera Verdi intervengono: "quanto appreso riguarda due aspetti che da anni i comitati e la cittadinanza attiva, e anche noi nelle istituzioni, hanno da anni evidenziato a partire dalla commistione e dalla sovrapposizione nella struttura dell'appalto tra controllore e controllato attraverso lo strumento del general contractor, oltre alla connivenza e l'omertà di tecnici delle strutture tecniche che dovevano controllare e anche rilasciare i permessi per la realizzazione della grande opera fino ad arrivare a politici che si sono impegnati per togliere, con ogni mezzo, ogni ostacolo legislativo e normativo pur di procedere nella realizzazione dell'attraversamento in sotterranea della città di Firenze con i tunnel dell'alta velocità.""Preoccupati per quanto estesa la rete che emerge dall'inchiesta possa essersi estesa negli anni chiediamo che da subito siano messi fuori da Governo e Ministeri tecnici e politici coinvolti nell'inchiesta: non si tratta di un giustizialismo spicciolo ma della volontà di chiedere al Governo un atto di coraggio contro una piaga del nostro Paese, quella della commistione tra politica e affari, tra ministeri e aziende.

Contestualmente ribadiamo la nostra più ferma contrarietà all'opera della TAV sotto Firenze e alla stazione Foster e chiediamo che non si perda anche questa occasione per ripensare al progetto preferendo al progetto attuale una soluzione in superficie che costi meno, non metta a rischio l'incolumità degli edifici, dell'equilibrio ambientale e della città.""Abbiamo parlato di appalti eccellenti poco chiari, abbiamo sollevato la questione della legalità nell'affidamento di lavori a ditte che non avevano solidità economica, abbiamo denunciato la scarsa trasparenza dei procedimenti, abbiamo chiesto al Comune di Firenze di sorvegliare e verificare il percorso che ha portato all'affidamento dei grandi appalti in città, nello specifico: Tav, Tramvia e Nuovo Teatro dell'Opera.

-dichiara Mario Razzanelli- Ogni appello è caduto nel vuoto, ha dovuto pensarci la Magistratura a cui va il nostro plauso e le notizie che emergono anche stavolta ci danno ragione. E anche in questo caso torniamo a fare la nostra solita domanda: cos' altro c'è da sapere prima di fermare definitivamente il progetto della stazione Foster di Firenze in cui costi sono già triplicati prima ancora di cominciare? E ancora domandiamo: i lavori della tramvia, le ditte che hanno acquisito l'appalto dopo svariati passaggi di mano sono senza ombra di dubbio in regola?""Sinistra Ecologia Libertà vuole accendere le luci sulle zone d'ombra di tutte le grandi opere toscane, a cominciare dalla TAV.

E' insopportabile che siano i Toscani a pagare il costo della corruzione e del malaffare. SEL, da tempo, chiede l'istituzione di una commissione d'inchiesta parlamentare sulla TAV: i fatti di queste ore ci dicono che la sua istituzione non è più rinviabile". Lo affermano le parlamentari toscane di Sinistra Ecologia Libertà, sen. Alessia Petraglia e on. Marisa Nicchi."Prevedere il sequestro dei beni, il ritiro della cittadinanza e l'esilio per chi si macchia di gravi reati di corruzione".

A proporlo è il candidato a governatore per la Toscana Giovanni Donzelli, capogruppo di Fratelli d'Italia in Regione, alla luce degli arresti di cui si è appreso oggi nell'ambito degli appalti per le grandi opere. "Non è accettabile che mentre la gente fatica ad arrivare a fine mese, a pagare tasse e bollette, lo Stato getti al vento miliardi di euro in corruzione - aggiunge Donzelli - per questi personaggi non deve esserci pietà, è giusto prevedere l'espulsione dall'Italia per chi commette un reato così grave: le norme della legge Severino non possono certo bastare".

"Per anni abbiamo tenuto in esilio i discendenti dei Savoia per un'assurda norma costituzionale - conclude Donzelli - non credo che qualcuno piangerà, se non i diretti interessati, se i corrotti non potranno più mettere piede in Italia"."I cittadini non possono che ringraziare la magistratura per aver sollevato il velo che copre il corpo in decomposizione del mondo delle infrastrutture. Le inchieste non fanno altro che confermare le denunce della cittadinanza attiva, in tutta Italia, che da più di un decennio sta indicando le gravissime anomalie del mondo delle grandi opere -interviene il Comitato No Tunnel TAV Firenze- Ovviamente dovremo aspettare di leggere le motivazioni dei provvedimenti da parte della magistratura, ma il quadro che ormai abbiamo sotto gli occhi è abbastanza chiaro: qui non si tratta di qualche mela marcia - come si affanneranno presto a dire molti esponenti politici - ma di una finestra spalancata su un sistema complessivo di malaffare. Ercole Incalza non è un dirigente qualunque: capo della Struttura di Missione del Ministero delle Infrastrutture sotto governi di tutti i colori, primo amministratore delegato di TAV S.p.A.

che ha introdotto il sistema criminogeno del “general contractor all'italiana” e la spartizione del primo enorme regalo al sistema di grandi imprese parassitarie. Incalza ha presenziato a tutto il sistema delle grandi opere inutili che hanno parassitato parecchie centinaia di miliardi di euro agli Italiani. Se, come pare, nessun politico è coinvolto nell'inchiesta, è tutta la politica nazionale e locale ad essere chiamata in causa. La magistratura ha svolto il suo compito, quello di scoprire reati commessi; al governo e al parlamento spetterebbe il compito di legiferare perché il sistema criminogeno che è stato messo in opera venisse smantellato. Il Ministero del Tesoro dovrebbe cominciare a guardare cosa succede dentro le Ferrovie dello Stato, visto che ne controlla il 100% delle azioni: l'amministratore delegato Michele Mario Elia, di fronte alla denuncia del comitato fiorentino dell'esplosione dei costi del Passante, non ha trovato di meglio che minimizzare e affermare il falso dicendo che i cantieri fiorentini sono fermi.

I lavori vanno avanti in maniera molto rallentata, ma i costi stanno volando alle stelle in maniera incontrollata davanti alla colpevole cecità della politica locale, nazionale e delle stesse FS. Il Governo del premier più querulo della storia repubblicana si spera trovi non solo battute di spirito, ma strumenti per smantellare completamente il sistema criminogeno delle infrastrutture e lo stesso decreto sblocca-Italia che è nella scia della “legge obiettivo”, uno dei più fallimentari provvedimenti degli ultimi decenni: le opere concluse sono solo l'8%, mentre il flusso di denaro verso il sistema politico-economico-mafioso si è mantenuto costante e generoso. Ormai è chiaro a tutti: il sistema di deregulation delle grandi opere non è finalizzato ad una più efficiente realizzazione delle stesse, ma a garantire un generoso finanziamento del sistema parassitario che le gestisce. Ad una politica seria resterebbe solo una cosa da fare: sabotare questo vergognoso malaffare".“Ci sono situazioni limite anche qui in Toscana: cessioni d’appalto e subappalti con molte ombre, denunciati anche come fasulli dai lavoratori, al limite della legalità.

Vengono fatti dalle aziende con l’unico scopo di prendere i contributi e non avere alcun legame con i lavoratori”. E non solo. “Ci sono stati di crisi finti o quasi, pretesti per far leva sulla necessità delle famiglie, dove in cambio del mantenimento del posto di lavoro vengono fatti sottoscrivere contratti capestro”. Sono i primi segni del Jobs Act nella nostra regione, quelli racchiusi nelle parole del segretario generale della Uiltucs Toscana Marco Conficconi.

E’ sulla base delle segnalazioni dei lavoratori e delle lavoratrici che si rivolgono al sindacato, che emerge un quadro piuttosto sconfortante della situazione regionale che si sta delineando con il nuovo provvedimento. “Il caso peggiore e più grave – spiega Conficconi - è il passaggio dei lavoratori da un’azienda a un’altra quando una ditta si aggiudica un appalto. Per non perdere il posto di lavoro il dipendente è costretto ad accettare condizioni assurde che non possiamo tollerare perché alla fine sono ricatti legalizzati”.

“La cancellazione della reintegra nei casi di licenziamento, poi, fa il resto: il giudice si deve limitare, come un ragioniere qualunque, a quantificare in termini monetari quanto spetta al lavoratore. Ci sembra assurdo”. E’ anche per questo che la UilTucs Toscana, ricordano dalla sede regionale, “ha deciso di scendere in piazza contro il Jobs Act. E contro una situazione ipocrita che ci ha visto combattere, e manifestare perché non abbiamo intenzione di lasciare i lavoratori soli contro il potere delle aziende.

In Toscana – conclude Conficconi – notiamo, oltretutto, rilevanti situazioni paradossali. Abbiamo verificato, per esempio, casi in cui alcuni funzionari sindacali, purtroppo anche delle strutture confederali, hanno sottoscritto, con estrema leggerezza e senza riflettere sulle pesanti ricadute sui lavoratori, accordi che anticipavano l’applicazione del Jobs Act. Intese che hanno consentito alle aziende di aspettare il momento più propizio per assumere in barba alle esigenze e ai diritti dei lavoratori”. Proprio per spiegare questo momento così complesso, la Uiltucs Toscana ha organizzato un seminario di approfondimento per tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici.

Un'occasione per capire le nuove norme, conoscere i veri effetti del Jobs Act, approfondire la formazione continua e i nuovi ammortizzatori sociali, che si terrà il prossimo 18 marzo. E’ aperta a tutti e a ingresso libero ma, essendo in uno spazio coperto, i posti sono limitati. C’è ancora tempo per partecipare. Basta chiamare lo 055.295063 o inviare una mail a segreteria@uiltucstoscana.it con il proprio nome e un numero telefonico.

In evidenza