Apre a Livorno il Museo delle collezioni cittadine

Collocato nel polo culturale Bottini dell’Olio nel cuore de La Venezia. Un suggestivo viaggio nella memoria antica e recente della città. Dall’archeologia alla prima bandiera del Partito Comunista Italiano, dalla stampa dell’Encyclopedie di Diderot e D’Alembert alle pellicole di Virzì il Museo della Città offre anche un’importante sezione di arte contemporanea suggestivamente collocata nell’adiacente chiesa sconsacrata di piazza del Luogo Pio

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
25 aprile 2018 08:13
Apre a Livorno il Museo delle collezioni cittadine

Livorno- Il 30 aprile 2018 apre a Livorno il Museo della Città, o più propriamente il Museo delle collezioni cittadine , un ampio percorso espositivo che, attraverso opere d’arte, fotografie, cimeli e reperti archeologici, selezionati dalla collezioni cittadine, racconta l’evoluzione storica e culturale di Livorno, dalle sue origini fino all’epoca attuale. Un museo nel museo, potremmo definire la sua collocazione, perché il nuovo percorso espositivo trova spazio nell’antico edificio dei Bottini dell’Olio nel cuore del quartiere de La Venezia.

Un grande deposito oleario del ‘700 con ampi ambienti e volte a crociera , un tempo adibiti alla conservazione dell’olio. È qui che attraverso oggetti, immagini, installazioni e supporti multimediali si potrà ripercorrere la storia di Livorno, un suggestivo “viaggio” nel tempo per recuperarne la memoria antica e recente. Il nuovo Museo della Città ( che conta anche un’importante selezione di opere d’arte contemporanea, collocate negli interni barocchi della Chiesa sconsacrata a fianco dei Bottini dell’olio e con questi collegata) va a completare il Polo Culturale Bottini dell’Olio, inaugurato lo scorso dicembre nei locali superiori del complesso adibiti a Biblioteca Comunale.

Il Museo della Città, allestito a piano terra dei Bottini dell’Olio, mette in mostra un vero florilegio del patrimonio delle collezioni cittadine conservate nei depositi del Museo Fattori e della Biblioteca Labronica “F.D Guerrazzi” : circa 600 oggetti d’arte - oltre le collezioni archeologiche e numismatiche - pezzi rari e preziosi, particolarmente significativi ed emblematici delle varie fasi storiche della città. Il percorso Si parte dall’archeologia e dai numerosi reperti provenienti dai siti dell’area livornese e pisana: vasellame, bronzi, busti e fibule che testimoniano la forte vitalità di Livorno strettamente connessa allo sviluppo del vicino Portus Pisanus fin dalla prima età del Ferro.

Determinante in questa sezione, la preziosa collezione archeologica e numismatica Enrico Chiellini donata al Comune nel 1883 con reperti pregiati che risalgono all’età etrusca e roman . Di forte suggestione anche la parte di archeologia subacquea con anfore e un ceppo d’ancora, tratti dal relitto di Ardenza, scenograficamente allestiti in un “fondale” di sabbia. Il percorso è arricchito dalla presenza di documenti medievali redatti su pergamena appartenenti al fondo conosciuto come Diplomatico di Livorno ed esemplari miniati del XV e XVI secolo: un prezioso incunabolo del 1482, la Leggenda Aurea di Jacopo da Varazze e i Salmi Davidici, un manoscritto con caratteri gotici e capolettera dalle grandi figure e racemi dorati.

Di particolare interesse due spazi dedicati al monumento simbolo della città, ovvero il Monumento dei “Quattro Mori” di cui viene esposto un bozzetto in gesso attribuito a Pietro Tacca, e alla Fortezza Vecchia documentata attraverso antiche stampe nelle sue secolari trasformazioni. Il percorso procede con la fondazione di Livorno città, ovvero al progetto del Pentagono di Bernardo Buontalenti che disegnò la città sul finire del XVI secolo secondo una concezione umanistica della città ideale.

Del progetto buontalentiano sono in mostra interessanti stampe. È in questo fase della storia di Livorno che si decise, su volere dei Medici, di potenziare l’apparato difensivo con la realizzazione della Fortezza Nuova e di incrementare la popolazione con la promulgazione delle “Leggi Livornine” che faranno di Livorno in pochi anni una città. Il percorso prosegue attraversando il ‘600 con lo sviluppo della città dichiarata porto franco, condizione che consisteva nel commerciare liberamente senza il pagamento di dazi.

E’ in questo secolo, come documentato da diverse stampe e quadri in mostra, che il porto di Livorno ebbe uno sviluppo inarrestabile con la conquista del primato nel commercio del grano in tutta l’area del Mediterraneo. Si passa poi al ‘700 con la costruzione de “La Venezia nuova”, il nuovo quartiere che accolse il cospicuo afflusso di popolazione costituita per lo più da mercanti. I cosiddetti Fossi della Venezia Nuova compaiono in numerose stampe con vedute del quartiere da varie angolazioni.

Livorno si fa sempre più cosmopolita e aperta a etnie e confessioni diverse, vede nascere la sua “Piazza d’Arme” destinata a luogo di cerimonie pubbliche e adunate militari (significativo il dipinto “Piazza d’Armi” di Tommaso Gherardini del 1766 recentemente restaurato dal Rotary Club Livorno insieme all’altro dipinto “Festa in Darsena”, anch’esso esposto ), e alla costruzione di importanti edifici quali il Palazzo Granducale, la Dogana, i Tre Palazzi e il Santuario di Montenero.

Molteplici pezzi iconografici della collezione Oreste Minutelli raccontano la città nella sua evoluzione attraverso mappe, vedute e testimonianze storiche ma anche scene immaginarie che riportano al folklore e alle abitudini passate. Tra queste la famosa Pianta delle città e del porto di Livorno di Antonio Piemontesi. Sempre nel ‘700 assistiamo alla sviluppo di una nuova attività: l’editoria. Il nuovo spazio museale mette in mostra vari esempi dell’attività tipografica di questo secolo: dalle opere meno conosciute uscite dai torchi della tipografia di Marco Coltellini alle edizioni simbolo del periodo quali “Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria e l’Encyclopedie di Diderot e D’Alembert, nella sua terza ristampa pubblicata in città ad opera dell’imprenditore Giuseppe Aubert.

L’800 è rappresentato da varie stampe che rappresentano le eccellenze architettoniche cittadine realizzate in questo secolo. Sono di questi anni infatti il compimento dell’acquedotto Leopoldino con le grandi Conserve del Cisternone e del Cisternino, il teatro Goldoni, i Casini di Ardenza. Di particolare interesse e di forte suggestione per l’allestimento, la sezione dedicata all’Arte sacra. In mostra gli affreschi databili fine ‘300 appartenenti all’Eremo della Sambuca e staccati nel 1953: L’Annunciazione (originariamente sulla campata di destra della Chiesa) e San Giovanni e San Luca (che si trovavano in origine sulle vele della crociera della Chiesa).

In mostra anche la campana dell’Eremo. La Livorno delle Nazioni, ovvero la città caratterizzata dalla eterogeneità etnica dei numerosi stranieri che durante tutto il ‘600 popolarono Livorno, è documentata dalle sezioni dedicate agli Armeni, agli Ebrei e la Sinagoga (di cui è in mostra una scenografica ricostruzione in scala 1:2 in legno e gesso. L’antica Sinagoga storica fu distrutta dai bombardamenti del 1943). Nella sezione della Comunità Greco-Ortodossa compare la preziosa Iconostasi della Santissima Trinità e l’Iconostasi Russa.

Tante le opere rappresentative dell’Arte Sacra Cattolica: la grande tavola “Crocifissione” di Neri di Bicci (XV secolo) e opere del ‘400 toscano a soggetto sacro oltre a crocifissi, calici, paramenti e codici miniati a carattere religioso. Il Risorgimento, a cui Livorno ha offerto un generoso contributo di idee e di partecipazione, viene documentato attraverso numerosi cimeli garibaldini (tanti livornesi presero parte alla Spedizione dei Mille e Garibaldi in più occasioni trovò ospitalità a Livorno presso la famiglia Sgarallino).

In mostra il poncho di Garibaldi, il suo scrittoio, camicie rosse e copricapo da battaglia. Parte della collezione esposta fa capo al patrimonio a suo tempo conservato nella Mostra Permanente di Porta San Marco negli anni’80 e che qui, dopo la chiusura dei locali della Porta, trova una giusta collocazione.A seguire una selezione di pregevoli opere di grafica che vanno da Enrico Pollastrini, Giovanni Fattori, Plinio Nomellini a Leonetto Cappiello, il ritratto di Aristide Sommati di Amedeo Modigliani, passando per Moses Levi e Gastone Razzaguta.

Questa raccolta rappresenta il trait d’union con il percorso espositivo del Museo Fattori di Villa Mimbelli che, grazie all’apertura di questo nuovo Museo della città, ritrova la sua unitarietà del percorso incentrato nel periodo di fine ‘800 primi ‘900. Non poteva mancare una sezione dedicata a Pietro Mascagni di cui vengono esposti manoscritti, libretti d’opera, albumine e locandine testimonianza della sua importante produzione. Un vero gioiello del percorso, la prima bandiera del Partito Comunista Italiano cucita dalla compagne livornesi nel 1921 quando proprio a Livorno si verificò la scissione dal Partito Socialista e al Teatro San Marco ( tra l’altro poco distante dal Museo della Città) si dichiarò aperto il primo congresso del Partito Comunista d’Italia aderente alla III Internazionale.

Era il 21 gennaio del 1921. Ad arricchire l’allestimento anche un nutrito apparato fotografico che illustra l’evoluzione architettonica urbanistica del secolo scorso, dalla costruzione dei primi edifici tardo ottocenteschi ai fabbricati in stile liberty fino alla devastazioni della guerra. Spazio poi alla satira con l’esposizione di periodici di satira politica e di costume e, nella stessa sezione, le Tre teste false di Modigliani che nel 1984 portarono Livorno alla ribalta delle cronache mondiali per la grande “beffa di Modì”.

Completano l’allestimento una sezione dedicata a Livorno e il cinema con i manifesti dei numerosi film ambientati in città e che portano la firma di maestri del neorealismo e non solo come Giorgio Ferroni, Lattuada, Comencini. Indimenticabili le scene del “Sorpasso” di Dino Risi e “Le notti bianche” di Luchino Visconti fino ai film più recenti di Paolo Virzì. Un filmato realizzato da Marco Sisi e proiettato in loop proporrà alcuni spezzoni dei film più importanti girati a Livorno a partire da Ben Hur del 1925.A chiudere Livorno in cucina con foto e immagini dei piatti tipici della cucina labronica: dal Cacciucco alle Triglie alla Livornese, dalle baccalà al classico ponce; una vera cucina “fusion” che trae spunti dai suggerimenti di Caterina dei Medici per arrivare alle contaminazioni della cucina francese, inglese, russa, ebraica. 

Da segnalare nel percorso museale anche gli apparati multimediali costituiti da un tappeto multimediale (una installazione che consentirà ai visitatori di poter interagire con una grande mappa di Livorno disposta sul pavimento e, a seconda della loro posizione, osservare dei brevi filmati che presenteranno alcune illustrazioni d’epoca corrispondenti al punto della mappa sul quale il visitatore si trova in quel momento) e il “Cave”, un ambiente dedicato alla “realtà immersiva”, nel quale il visitatore, grazie alle immagini proiettate su tutti i lati della “stanza” e all’uso di occhiali stereoscopici , si sente parte dello scenario e nella quale si sfrutta il coinvolgimento dato dal meccanismo ludico per imparare a conoscere meglio la città storica di Livorno e i suoi siti più importanti.

La sezione d’arte contemporanea

Il Museo della Città comprende anche una sezione di arte contemporanea che trova spazio ai fianchi e all’interno della chiesa sconsacrata della Vergine Assunta e di San Giuseppe , detta del Luogo Pio, collegata attraverso un passaggio al blocco dei Bottini dell’Olio.Qui è esposto un importante nucleo di opere d’arte del secondo Novecento di proprietà comunale, provenienti in larga parte dall’ex Museo Progressivo d’Arte Contemporanea di Villa Maria. Fra i lavori che animano il percorso figurano Il grande rettile di Pino Pascali, Hiroshima n.2 di Tancredi, La corsa di Alma di Emilio Isgrò oltre ad altri artisti quali Enrico Castellani, Mario Nigro, Piero Manzoni, Claudio Parmieggiani, Mino Trafeli, Giuseppe Uncini.

Si tratta di una significativa collezione che il Comune di Livorno ha acquistato negli anni in occasione delle mostre della Casa della Cultura (dal 1951) e nelle otto edizioni del Premio Modigliani (tra il 1955 e il 1967), ma anche in occasione dell’apertura del Museo di Villa Maria (1974) quando molti protagonisti della scena artistica italiana donarono o vendettero a un prezzo simbolico i loro lavori alla città di Livorno.Oggi anche questa civica raccolta d’arte torna a mostrarsi in un percorso che non pretende di rappresentare tutte le esperienze artistiche del secondo Novecento, ma che punta a evidenziare i nuclei forti della collezione.

Un percorso che vuole essere, anzitutto, un nuovo punto di partenza. PIUSSIl Polo Culturale Luogo Pio – Bottini dell’Olio, dove hanno sede il nuovo Museo della Città e la sezione corrente della Biblioteca Labronica, si inserisce nel complesso formato dall’edificio dei Bottini dell’Olio e dalla Chiesa dell’Assunzione della Vergine e di San Giuseppe, meglio conosciuta come Chiesa del Luogo Pio. Situati nel cuore del settecentesco quartiere della Venezia gli edifici, di grande rilievo, sono stati oggetto di un importante intervento di recupero e riqualificazione da parte del Comune di Livorno, nell’ambito del programma della Regione Toscana P.I.U.S.S.- Piani integrati di Sviluppo Urbano Sostenibile “Livorno città delle opportunità“.

Foto gallery
In evidenza