Alfredo Martini: un uomo, un incarico, un mito

In un ricordo personale e originale

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 agosto 2014 23:24
Alfredo Martini: un uomo, un incarico, un mito

di Aldo PiombinoUn giorno, nella prima metà degli anno '90, ero ad Empoli con un amico per salutare Renzo Maltinti, un personaggio luminoso nel mondo del ciclismo (e non solo perché produce lampadari...). La figlia di Renzo mi disse sorridente “andate pure di là, è con un signore”. Ci chiedemmo chi poteva essere questo signore che, visto il tono usato, almeno uno di noi due doveva per forza conoscere; quando entrammo in ufficio lì per lì sbiancai per l'emozione ma, riprendendomi subito, dissi al mio amico: “Ho l'onore di presentarti il Signor Alfredo Martini, un Uomo,un incarico, un mito”. Mi venne proprio spontaneo ma credo che oggi, a 20 anni di distanza, questa sia la definizione più calzante per ricordare Alfredo Martini.

Alfredo Martini, un Uomo: ho messo intenzionalmente la maiuscola, perché Martini è stato davvero e sempre un Signore, fermo nei suoi principi e nelle sue idee, ma dai modi squisiti e modesti. Dopo una mezz'oretta spesa a parlare di atleti, ma non solo, uscimmo dalla Maltinti e il mio amico, che non lo conosceva, ma che era stato conquistato dalla persona, mi disse “oh, ma che uomo è quello, un vero Signore!”. Ed è vero: bastava un attimo per capirlo a tutti quelli che lo incontravano per la prima volta.

Ancora un anno fa, durante una visita sul circuito mondiale (come sono stato contento di averlo potuto vedere!) uno dei volontari del servizio che stava lavorando gli disse “Signor Martini, Lei è un grande”. Risposta pacata: “no, grandi siete voi che state lavorando”. Ecco, anche da questi piccoli episodi si vede l'Uomo. Non era una persona che “si piaceva”, non ne sentiva il bisogno. Penso a tanti altri che in ruoli simili in altri sport “si piacciono tanto”....

Alfredo Martini, un incarico: 22 volte Commissario Tecnico della Nazionale di Ciclismo, con 6 titoli e altri 14 podi (se non erro). Un record difficilmente battibile in un Paese abituato alla rapida sostituzione di allenatori e commissari tecnici. Un periodo durante il quale oltretutto la Nazionale italiana è sempre stata nel ruolo sgradito della formazione da battere, non già perchè quella con gli uomini migliori ma perché era la squadra “più squadra” di tutte. Ed era universalmente riconosciutodi chi era il merito di tutto questo. Anzi, se non arrivava la vittoria “la colpa è stata dei corridori che non hanno fatto quello che il CT aveva detto di fare” (discorso che ho sentito tante volte e su cui ho sempre concordato....) Un fatto in straordinaria controtendenza con il resto delle persone che hanno ricoperto ruoli analoghi. E questo ci porta alla terza parte della definizione.

Approfondimenti

Alfredo Martini, un mito: in questo caso si tratta di vero mito. Analizziamo il perché: innanzitutto il prestigio dei risultati, ma questo da solo non basta. Era l'autorevolezza di quest'uomo, che è andata addirittura oltre i risultati, anche grazie al suo carattere. Non credo possa esistere nello sport,almeno in Italia, una figura così rappresentativa, così amata sia dai tifosi che dagli addetti ai lavori come quella di Alfredo Martini. Una autorevolezza che lo ha accompagnato fino all'ultimo: non è un caso se Davide Cassani, come prima azione da nuovo CT della Nazionale di ciclismo, si sia recato a Sesto Fiorentino in casa Martini, lui che è stato, quando correva, uno dei capisaldi di quella eccezionale Nazionale Tricolore.Come non è un caso che anche nell'ultimo, trionfale per i colori italiani, Tour de France, durante tutte le tappe c'era sempre un pensiero da parte dei telecronisti Francesco Pancani e Silvio Martinello per il grande vecchio del ciclismo italiano “che ci sta sicuramente seguendo”.

Ciclismo che oggi ha davvero tutto il “diritto” di sentirsi orfano.

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