Agricoltura in Toscana: tra lavoro, voucher e caporalato 

​A Firenze il convegno “Agricoltura è lavoro” dopo i recenti fatti di cronaca e annullamento voucher. Rossi al convegno Cia: "Rafforzare la presenza internazionale con più interventi statali"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
27 marzo 2017 15:41
Agricoltura in Toscana: tra lavoro, voucher e caporalato 

Nel 2015 erano 22.912 i lavoratori autonomi iscritti all’Inps, con 8.380 datori di lavoro. Fra questi – evidenzia la Cia regionale - sono 5.002 le imprese agricole in economia, mentre risultano 3.173 coltivatori diretti che sono iscritti come autonomi ma hanno anche dipendenti. I datori di lavoro con dipendenti si sono 6.425 che occupano circa 55.432 lavoratori. Il dato ancora più significativo è relativo al numero degli occupati 2.276 imprese hanno un solo dipendente fisso, 1.269 due dipendenti, 1.541 da tre a cinque e 665 imprese da 6 a 9. In sintesi 5.751 imprese agricole hanno meno di 10 dipendenti, solo 432 da 10 a 19, 193 da 20 a 49, 38 da 50 a 99, 13 da 100 a 199 e 7 da 200 a 500 dipendenti.

Inoltre ci sono i dipendenti a tempo determinato, gli stagionali e qui i numeri sono diversificati per ogni anno a seconda dell’andamento stagionale, dei cicli colturali, dei “picchi” di alcune produzioni, tutti aspetti che modificano anche in maniera significativa le giornate che vengono dichiarate quindi dati da maneggiare con cura che devono essere attentamente approfonditi di volta in volta. Considerando anche gli autonomi, coadiuvanti, dipendenti fissi e stagionali l’agricoltura toscana occupa a vario titolo oltre 100mila lavoratori.

«Agricoltura è lavoro; in Toscana è buon lavoro. Alcuni casi isolati anche recenti di sfruttamento dei lavoratori nella nostra regione, da combattere e contrastare con fermezza e determinazione, hanno generato confusione, gettato ombre sulla qualità del lavoro, sulle relazioni, sugli atteggiamenti delle imprese agricole. Facciamo subito chiarezza. Vogliamo la legalità, vanno contrastate tutte le forme di illecito, sfruttamento, caporalato, frodi, lavoro nero, illegalità tutti aspetti che producono una concorrenza sleale che penalizza le imprese “normali”, quelle che rispettano le regole.

Per cui nessun fraintendimento siamo dalla parte della legalità, difendiamo e tuteliamo le imprese virtuose». E’ in sintesi quanto ha sottolineato in apertura del convegno “Agricoltura è lavoro” - a Firenze, nella sala Pegaso della Regione Toscana -, Giordano Pascucci, direttore della Cia Agricoltori italiani Toscana. «Semplificare le norme, gli adempimenti e snellire i controlli – ha proseguito Pascucci -aiuta le imprese ad operare in trasparenza, a non scivolare nelle aree grigie o del sommerso, a contrastare concretamente il lavoro nero, tutte pratiche che provocano un forte disagio sociale e una competizione sleale.

L’attuale quadro normativo non aiuta, a partire dal lavoro accessorio al caporalato. La recente legge sui voucher è un esempio, si toglie una opportunità ad un settore che ha dimostrato un utilizzo corretto. Non avendo il coraggio di sanzionare gli abusi si toglie per tutti. Con questa scelta l’agricoltura è penalizzata, ma anche gli studenti ed i pensionati che potevano utilizzarli per alcune attività stagionali».

Al convegno, organizzato da Cia, hanno partecipato Enrico Rossi, presidente Regione Toscana; Stefano Casini Benvenuti, direttore Irpet; Orazio Parisi, direttore Ispettorato interregionale del lavoro di Roma; Claudia Merlino, responsabile Settore relazioni sindacali Cia. Quindi Cristina Grieco, assessore a istruzione, formazione e lavoro Regione Toscana; Marco Remaschi, assessore all’agricoltura Regione Toscana e Luca Brunelli, presidente Cia Toscana.

"Dobbiamo fare i conti con una diminuzione delle risorse da parte dell'Europa, calo che con la Brexit aumenterà ancora di più. Ma soprattutto dobbiamo pronunciarci nettamente, come sistema paese (come regione lo abbiamo fatto) a favore di politiche di coesione sociale". Così il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha aperto il suo saluto al convegno organizzato dalla Cia Gli altri requisiti postulati dal presidente per mettere in atto una incentivazione dell'occupazione in agricoltura sono una minora burocrazia, e una forte capacità di indirizzare le risorse in maniera differenziata.

"Sarebbe opportuno – ha detto Rossi – fare degli incontri insieme alle associazioni e agli esperti del settore per riflettere su quanto succederà tra 5-6 anni, in modo da essere dentro i processi e ingranare come paese una marcia veloce. L'agricoltura toscana ha degli elementi di forza e tenuta e anche l'export è aumentato. Quello che è deficitario è però l'aspetto dell'internazionalizzazione. Manchiamo di piattaforme logistiche per invadere i mercati internazionali. Ci vogliono interventi a livello nazionale.

Mi colpisce che paesi con qualità di prodotti non superiori alla nostra abbiano capacità di penetrazione molto più elevate". Rossi ha posto l'accento, per far ripartire l'agricoltura, anche sulla necessità di interventi di alta formazione che andrebbero incentivati nella Toscana del sud e di periodi di apprendimento "sul campo", in cui le imprese possono avere un forte ruolo. Per quanto riguarda la lotta al caporalato, "da cui purtroppo anche la Toscana non è indenne, il primo passo – ha ribadito il presidente - deve essere quello di regolarizzare chi lavora.

E' sulla invisibilità della manodopera di extracomunitari – si stima che siano oltre 450.000 in Italia gli immigrati irregolari – che si innestano fenomeni di degrado non compatibili con la dignità che il lavoro deve consentire. Da qui passa un pezzo di civiltà del nostro paese. Lo Stato ha il compito di garantire condizioni di legalità. Altrimenti scatta un circolo vizioso". L'intervento di Rossi si è chiuso toccando due punti che in passato hanno visto diversità anche accentuate di posizioni con gli agricoltori: "Sono convinto – ha detto - che sia la legge urbanistica che il Piano del paesaggio, su cui si sono appianati gli ostacoli, siano due buoni 'prodotti', e abbiano contribuito a evitare l'uso improprio e la cementificazione del territorio agricolo, e il recupero di tanti immobili.

Dall'altra parte l'attenzione mai venuta meno al paesaggio toscano ha consolidato il prestigio dei marchi degli stessi prodotti agricoli".

Un saluto agli agricoltori convenuti lo ha fatto anche l'assessore regionale a Istruzione, formazione e lavoro Cristina Grieco, che ha sottolineato il clima collaborativo con l'assessore all'agricoltura, Marco Remaschi, e il dialogo aperto con le associazioni di categoria. "L'agricoltura è lavoro, ma anche innovazione – ha detto Grieco - il che significa puntare sui giovani, come sta facendo la Regione Toscana per incentivarli a mettersi in gioco. Peraltro i dati Irpet rilevano che il 10% degli imprenditori sono nella fascia di età 20-40 anni.

E se l'agricoltura è innovazione, fondamentale è l'aspetto formativo. Oltre ai diplomi per supertecnici, che escono dagli istituti superiori, c'è anche l'esperienza della scuola per contadini, in cui ragazzi che avevano abbandonato percorsi di studio tradizionali hanno trovato un'altra strada che gli ha aperto le porte del mondo del lavoro. Infine &ndas h; ha concluso l'assessore regionale – stiamo lavorando col governo per rafforzare i centri per l'impiego, infrastruttura necessaria per regolare la domanda e l'offerta".

Ha chiuso i lavori nel secondo pomeriggio l'assessore regionale a agricoltura e foreste Marco Remaschi, sottolineando che il tessuto delle aziende agricole toscane è in larghissima parte costituita da imprese che adempiono con regolarità a obblighi aziendali e economici connessi al lavoro regolare. E sono estranee a fenomeni di sfruttamento. "Per quanto riguarda la politica della Regione Toscana – ha concluso – essa da sempre pone la massima attenzione, insieme a tutti i soggetti coinvolti, a mettere in campo le azioni finalizzate a contrastare fenomeni di incivilta ed è all'avanguardia anche in questo settore nella ricerca di percorsi virtuosi".

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