Il Piano degli investimenti europeo è una delle priorità dettate dall’Agenda Juncker per tutto il suo mandato proprio perché la crisi economica che ha investito l’Europa ha portato a conseguenze disastrose per l’appetibilità dei mercati europei a livello internazionale.
Il piano, pubblicato nel novembre 2014, si incentra sulla rimozione degli ostacoli agli investimenti, sulla necessità di dare visibilità e assistenza tecnica ai progetti di investimento e su un uso più intelligente delle risorse finanziarie nuove ed esistenti.
Per fare ciò sono stati individuati tre ambiti di intervento:
- Mobilitare
investimenti per almeno 315 miliardi di euro in tre anni attraverso
l’istituzione del Fondo
europeo per gli investimenti strategici (FEIS).
Il Fondo si configura, in pratica, come una garanzia in favore della
Banca Europea degli Investimenti (BEI) per permetterle di assumere
più rischio in una serie di settori chiave (quali le
infrastrutture, l'istruzione, la ricerca e innovazione e il capitale
di rischio per le piccole imprese) ed attrarre di conseguenza gli
investitori sui progetti d’investimento.
Il FEIS ha un budget pari a 21 miliardi di euro, di cui 16 sono coperti dall’UE e 5 dalla BEI.
- Sostenere gli investimenti nell'economia reale creando opportunità sia per gli investitori istituzionali nell'UE e nel resto del mondo, attraverso l’accesso a progetti sostenibili in vari settori e paesi e mediante piattaforme di investimento tematiche o geografiche, sia per i promotori di progetti, attraverso l’accesso semplificato al finanziamento del rischio per aiutare a finanziare progetti infrastrutturali e di innovazione di portata europea in settori chiave, sia per le piccole e medie imprese, attraverso l’accesso migliorato a finanziamenti per le imprese innovative con un massimo di 3 000 dipendenti.
Per sfruttare al meglio le opportunità offerte dal FEIS, sono stati sviluppati due strumenti più specifici, il portale dei progetti di investimento europei (PPIE) e il polo europeo di consulenza sugli investimenti (EIAH).
Il portale dei progetti di investimento europei (PPIE), attivo da aprile 2016, rappresenta un mercato online per far incontrare investitori e promotori di progetti dell'UE e di tutto il mondo. Questo portale è stato istituito dalla Commissione europea per garantire maggiore trasparenza sulle opportunità di investimento dell’UE. Fa parte del piano di investimenti per l’Europa ed è progettato per sostenere gli investimenti nell’economia reale.Il portale offre ai promotori pubblici e privati di progetti con base nell’UE un modo facile per aumentare la visibilità dei loro progetti d’investimento semplicemente compilando e inviando un’apposita scheda.
Il PPIE presenterà questi progetti in modo strutturato e agevole per gli utenti e attirerà così investitori di tutto il mondo, che potranno inserire tra le proprie riserve un maggior numero di progetti europei. Per quanto riguarda l’Italia sono già stati caricati 5 progetti promossi da enti privati o da partenariati europei negli ambiti del turismo, delle risorse naturali e nei trasporti.
Il polo europeo di consulenza sugli investimenti (EIAH), è un Hub con l’obiettivo di rafforzare il supporto alle capacità di progettazione nell’UE. L’Hub lavora attraverso tre componenti:
- punto di raccolta dei programmi di consulenza/assistenza tecnica e delle iniziative rivolte ai beneficiari pubblici e privati, gestiti da esperti di alto livello;
- piattaforma cooperativa di scambio e disseminazione di expertise;
- strumento che orienti i nuovi bisogni rafforzando servizi di consulenza già esistenti o creandone di nuovi.
- Creare
un ambiente favorevole agli investimenti, migliorando il contesto in
cui operano le imprese e le condizioni di finanziamento attraverso
la realizzazione del mercato
unico digitale, dell'Unione
dell'energia e dell'Unione
dei mercati dei capitali.
Per aiutare i paesi membri, la Commissione ha delineato le principali sfide per gli investimenti a livello nazionale.
L’analisi della compagine economica italiana rileva che gli investimenti sono scesi dal 21,6% nel 2007 al 17,8% nel 2013 e adesso sono inferiori di 2 punti percentuali rispetto al dato dell’UE considerato nel suo insieme (19,3%).
La principale sfida per l’Italia è rappresentata dalla ripresa degli investimenti produttivi. La prolungata recessione, le prospettive incerte e le difficili condizioni del credito continuano a ostacolare la capacità di investimento delle imprese italiane, anche a causa del loro elevato rapporto di indebitamento. In Italia vi sono inoltre margini per migliorare la qualità della spesa. Il miglioramento del contesto imprenditoriale, l’apertura dei mercati, lo sviluppo dei mercati dei capitali e un sistema fiscale più favorevole alla crescita possono contribuire a migliorare sia la quantità che la qualità degli investimenti e ad attrarre investimenti diretti esteri.
L’economia italiana si fonda ancora sulla produzione di beni tradizionali a contenuto tecnologico medio-basso, il che espone il paese ad una forte concorrenza sui costi. Gli investimenti dovrebbero pertanto mirare a migliorare il contenuto tecnologico e di conoscenze dell’economia, un’evoluzione che tarda ancora a realizzarsi. La quota italiana degli investimenti nelle TIC (tecnologie per l’informazione e la comunicazione) sul totale degli investimenti non ha più tenuto il passo con quella di altri importanti paesi europei sin dalla metà degli anni ‘90, epoca in cui si ritiene che le TIC abbiano alimentato la crescita della produttività.
Le piccole dimensioni delle imprese italiane e i bassi livelli di forza lavoro qualificata (nel 2013 soltanto il 22,4% delle persone di età compresa tra 30 e 34 anni aveva un diploma universitario o equivalente, la percentuale più bassa dell’UE) sono sia la causa che la conseguenza di tali circostanze. L’Italia evidenzia inoltre gravi lacune nelle infrastrutture, in particolare per quanto riguarda la rete elettrica e gli impianti di stoccaggio del gas, la