Cocchi: ''La Firenze ipotetica del 2059? Un drive-in''

Una provocazione un po' visionaria affidata alla matita con passioni futuriste di Pablo Echaurren. Domani la Conferenza regionale della cultura e del turismo nella Gipsoteca dell'Istituto d'Arte di Porta Romana.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 novembre 2009 20:04
Cocchi: ''La Firenze ipotetica del 2059? Un drive-in''

Una Firenze futuribile, ipotetica targata 2059. Una Firenze da drive-in. E' quella riprodotta su 10.000 cartine che sono state distribuite oggi in città da 10 ragazzi con felpa omologa. Una Firenze in cui i monumenti-icona sono stati trasferiti a fianco dei grandi snodi autostradali e aeroportuali, mentre al loro posto, nelle location storiche, sono stati installati fantasiosi ologrammi firmati da un giapponese. Un divertissement, una provocazione un po' visionaria, affidata alla matita con passioni futuriste di Pablo Echaurren.

L'ha ideata e voluta l'assessore Paolo Cocchi, alla vigilia della Conferenza regionale del turismo e della cultura in programma domani in mezzo ai calchi in gesso della Gipsoteca dell'Istituto d'arte di Porta Romana che porrà tra l'altro il quesito “Voglio vivere così?” a vari personaggi, dal ministro del turismo, Michela Vittoria Brambilla all'architetto delle torri rotanti David Fisher, dal giornalista culturale Riccardo Chiaberge all'ex-manager Fiat Paolo Fresco e al docente di diritto romano Aldo Schiavone.

"La Firenze ipotetica del 2059 – afferma Paolo Cocchi – è una Firenze da drive-in, ovvero da consumo della cultura e dell'arte senza neanche uscire dalle macchine o dagli aerei. Una provocazione che vuole far riflettere su quali possano essere gli sbocchi di una visione “fast” e consumistica della cultura e dell'arte. E' la Firenze che incombe apolitticamente su di noi se non usciamo da un atteggiamento puramente conservazionista e museificante. Sia chiaro, quella raffigurata nella cartina distribuita oggi, in cui Florenzaland e i suoi palazzi storici sono un puro arredo alle arterie autostradali, non è certo la città che vogliamo.

Ma dobbiamo renderci conto che davanti alla curiosità planetaria e ai flussi turistici a tanti zeri che rischiano di abbattersi, aldilà della crisi, sulle nostre città d'arte, e a travolgerci e stravolgerci – pensiamo quanto negli ultimi venticinque anni è cambiato il volto di Firenze, che si è trasformata da città vera a città turistica - dobbiamo imboccare una strada di adattamento intelligente. La conservazione a tutti i costi è perdente". di Lorenza Pampaloni

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