Centro storico: gli immobili abbandonati si recuperano solo con il cambio di destinazione d'uso?

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
27 luglio 2008 23:06
Centro storico: gli immobili abbandonati si recuperano solo con il cambio di destinazione d'uso?

Basta passeggiare in centro in queste mattinate di sole, un po' meno affollate per via delle vacanze dei fiorentini, per notare il numero di edifici abbandonati, o fatiscenti lungo strade importanti e storiche della città. Lo notano facilmente i turisti, ma non è difficile nemmeno ai nostri occhi assuefatti da un degrado urbano che ci colpisce da decenni. Sembra incredibile, ma nemmeno la bolla speculativa che ha colpito il mercato immobiliare negli ultimi anni ha rivitalizzato davvero il cuore della città, eccezzion fatta per i canoni commerciali schizzati alle stelle e che spesso finiscono soltanto per sfrattare esercizi commerciali tradizionali a vantaggio di precarie proposte per il turismo.
Emblematico il caso dell'area circostante a piazza santa Trinita.

D'angolo con la storica piazza si travano un bar tabaccheria e una cartoleria artistica, entrambi sotto sfratto per finita locazione con una rischiesta di aggiormanento del canone che dovrebbe più che raddoppiare (roba tipo € 100,00 al mese per mq.). Facile immaginare che gli esercenti tengano duro, per vie legali, piuttosto che cedere a richieste che farebbero immediatamente saltare il piano dei conti della loro attività. Non lontano, dall'altra parte della piazza, c'è un edificio in manutenzione straordinaria.

Si tratta di un immobile inutiliazzato da decenni, in cui di recente ha ceduto persino il tetto. I proprietari ha commissionato lavori per tamponare i danni, ma non intedono ristrutturare, né per riaffittare gli appartamenti, né per venderli. L'immobile è noto, perché a cavallo tra anni '80 e '90, fu occupato dagli anarchici, e la Questura faticò non poco per restituirlo libero ai legittimi proprietari. Che da allora si sentono legittimati a inutilizzarlo. Valeva la pena di sfrattare gli anarchici? Almeno loro per un certo periodo di quel posto ne hanno fatto qualcosa...
Nei giorni scorsi è stato approvato il Piano di recupero e contestuale variante urbanistica dell'ex Sede del Banco dei Pegni della Cassa di Risparmio di Firenze di via Palazzuolo.

Il piano riguarda il complesso edilizio, composto da 14 unità immobiliari, che occupa l'area ubicata fra via Palazzuolo, piazza San Paolino, via dei Fossi, Borgo Ognissanti e via del Porcellana, sono anche presenti sette appartamenti. Gli immobili sono trasformati in albergo. Nei giorni scorsi in consiglio comunale l'assessore Biagi ha presentato così questa operazione: "Questo piano ha una duplice valenza: da un lato consente il recupero di un immobile da tempo dismesso; dall'altro, grazie alla qualità dell'insediamento alberghiero che vi si collocherà, consentirà una significativa riqualificazione di questa zona della città.

Una riqualificazione che favorirà anche la permanenza della residenza nel quartiere. Migliorare la qualità e la vivibilità rappresenta infatti un elemento importante perché il centro continui ad essere abitato come è oggi" "Interventi come quello di via Palazzuolo rappresentano quindi un elemento di riqualificazione importante del centro storico anche per le ricadute positivi in termini di vivibilità a servizio dei residenti" "L'unico cambiamento riguarda la destinazione, che passa da residenziale, direzionale e artigianale, a turistico-ricettivo perché vi si trasferisce un albergo già presente in città".
L'ex sede del Monte dei Pegni in Via Palazzuolo, è stata acquistata nel dicembre del 2003.

Si tratta di un vasto complesso immobiliare che da Via Palazzuolo giunge sino a Borgo Ognissanti, fiancheggiando la Chiesa di San Paolino e, sul retro, l'ex Ospedale di San Giovanni di Dio, per una superficie complessiva di circa 10 mila metri quadri. È costituito, nella sua parte rivolta su Via Palazzuolo, dalle strutture del convento annesso alla chiesa di San Paolino, ricostruito nel '600 e rimaneggiato nell'800; negli anni '50 è stato ampliato sul retro mediante strutture per il deposito dei beni in garanzia, sino a comprendere parte di un edificio vincolato che si affaccia su Borgo Ognissanti.


La chiesa di San Paolino è anteriore al 1000, del convento si hanno notizie già nell'XI secolo come Collegiata con canonici e priore; dal 1217 al 1271 è occupato dai Domenicani che poi si trasferiranno a Santa Maria Novella. Dal 1221 ritorna ad essere Collegiata con preti regolari. Il convento venne notevolmente ampliato e restaurato nel 1619. Soppresso nel 1808, dal 1810 il convento è libero da religiosi e la chiesa è ridotta ad uso profano. Nel 1814-17 i Carmelitani Scalzi tornano in possesso del complesso e ne ampliano un braccio destinato alle spezierie.

Nel 1866, dopo il decreto di soppressione, i religiosi lasciano nuovamente il convento che viene destinato ad Amministrazione generale del Fondo del Culto e acquistato dall'Azienda dei Presti. Nel 1873-1890 una parte del convento viene riacquistata dai Carmelitani e ristrutturata su progetto dell'arch. Giuseppe Malvolti. Il fabbricato principale destinato a sede dell'Azienda dei Presti viene ristrutturato sotto la direzione dell'arch. F. Cintolesi. Nel 1980 il complesso è suddiviso fra la proprietà della Cassa di Risparmio di Firenze e la Provincia Toscana dei Carmelitani Scalzi.
Nei giorni scorsi l'amministrazione comunale ha avviato il procedimento per cambiare l'attuale destinazione d'uso direzionale e residenziale in destinazione alberghiera, proponendo di mutare anche la classificazione degli edifici per consentire di fatto alla proprietà di poter eseguire tutte le opere murarie funzionali alla nuova destinazione alberghiera.
"Si deve evidenziare la sostanziale difformità di queste azioni di trasformazione rispetto allo Statuto del territorio del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Firenze che in riferimento ai Centri Storici -tuonano in un documento i Comitati dei Cittadini- prescrive, in caso di recupero e sostituzione, una giusta "proporzione tra le varie funzioni, evitando l'accumulo di quelle terziarie, per favorire, invece, il recupero residenziale.

Nel Piano provinciale si afferma anche che negli interventi di sostituzione edilizia è necessario aprire una prospettiva per una cultura e per una pratica del risarcimento urbano: nel senso che le operazioni di ricupero delle aree dismesse siano e diventino sempre più le occasioni per una reale opera di compensazione all'interno della città contemporanea, nei suoi spazi, nelle sue funzioni, nei suoi modi di fruirla e di viverla. Ciò vuol dire ancora che le attese e gli interessi dei soggetti coinvolti (proprietari e operatori) dovranno essere commisurati a un generale miglioramento della condizione urbana.

Ci chiediamo, inoltre, se queste scelte siano coerenti con il riconoscimento, da parte dell'UNESCO, del Centro Storico di Firenze come patrimonio mondiale dell'umanità. I nostri amministratori, autori di un recente - e in molti aspetti largamente discutibile - Piano di Gestione del Centro Storico, sembrano, tra l'altro, disattendere nei fatti le stesse affermazioni di principio espresse in quel loro testo, in cui si sottolinea la necessità di una gestione condivisa del patrimonio culturale e il coinvolgimento della comunità dei cittadini oltre che dei cosiddetti portatori di interesse".
N.

Nov.

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