15esima Edizione del Capalbio Cinema International: in programma un Focus sulla Norvegia e un omaggio a Antonioni

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 giugno 2008 13:42
15esima Edizione del Capalbio Cinema International: in programma un Focus sulla Norvegia e un omaggio a Antonioni

di Bruno Roberti
Quindici anni dalla prima edizione di Capalbio Cinema si festeggiano ricordando, a un anno dalla sua scomparsa, un Maestro come Antonioni. Fu lui a tenere a battesimo questo piccolo-grande festival, come un nume tutelare, fu lui che passeggiando per piazza Magenta con gli ideatori del festival, e con uno sguardo “dall’alto” della torre ( quasi una delle sue inquadrature a volo d’uccello), sottolineò la magia di un luogo come la piccola piazza-teatro, distesa sotto la luna, che ormai è diventata tutt’uno con le immagini che la avvolgono ogni notte, durante le notti dei festival di questi anni.

Fu ancora lui che ci abbracciò, pochissimi anni fa, insieme a un altro grande come Vittorio De Seta, facendo un gesto muto di saluto con la sua mano verso tutta quella gente seduta in piazza, regalando quel suo sguardo attento, dolce, acutissimo, il suo “sguardo di Michelangelo”.
E fu lui che, all’Oasi di Burano, vicino Capalbio, in uno scenario incomparabile, misterioso, sabbioso, ha girato le sue “estreme immagini”, intense, sensuali, arcane, quelle del film Eros, del “filo misterioso della vita”.

Come diceva lui: “a volte si fissa un punto” il titolo che ha dato a quei “corti” disegnati che sono i suoi acquarelli), per cercare qualcosa che si è perduto, riprendere un filo misterioso, seguirlo, inseguirlo. Come in un piano sequenza. E il movimento a cercare con lo sguardo una figura dissolta e riapparsa nell’interiorità (come il personaggio della donna di L’Avventura) è quello di un trascorrere in pianosequenza nel tempo, nel luogo, nel paesaggio, nel set, perduto e ritrovato.

Ritorni sul set che si lascia e a cui appunto si ritorna. Come ogni anno a Capalbio. Sulla Piazza, ai piedi della Torre. E quest’anno tutto ruota intorno allo “sguardo del maestro”: rivediamo i suoi cortometraggi, dalle immagini lungo il Po a quelle del Tevere, dalle vedute dei vulcani siciliani “tra le nuvole” alla Villa dei Mostri di Bagheria, dalla festa indiana del Kumba Mela allo scoglio battuto dalle onde di Lisca Bianca… Il cinema di Antonioni è l’anima dei luoghi, il senso del paesaggio, il nostro essere sospeso tra esterno e interno, la testimonianza, poetica e umana, esistenziale, del nostro stare al mondo.

Ecco allora anche il senso dell’invito a un altro maestro del cinema italiano, Francesco “Citto” Maselli. che ha cominciato giovanissimo, accanto ai grandi , e proprio vicino ad Antonioni ha cominciato il suo cammino nel cinema. L’opera di Maselli riesce a coniugare un estremo rigore formale, una ricerca continua di sguardo inedito sulle cose, sulle realtà umane e sociali, sulle trasformazioni civili, inoltrandosi nelle pieghe dei mondi degli umili, dei lavoratori, dei “non riconciliati”, dei non garantiti, degli emarginati.

E ciò emerge fin dai suoi primi cortometraggi, preziosissimi, pieni di forza visiva e di pietà umana, conservati nell’Archivio dell’Istituto Luce, e di cui una scelta si vedrà a Capalbio.
Ecco ancora l’omaggio a un’altro Maestro del cinema mondiale, Ingmar Bergman, ricordando il toccante destino, emblematico, che lo ha unito ad Antonioni scegliendo quasi lo stesso momento per lasciarci. Di lui si vedrà un mirabile cortometraggio, Il volto di Karin, commosso omaggio alle radici del sangue, all’immagine della madre custodita nel mistero fotografico della memoria, del volto.

E ancora un Maestro, il grande regista brasiliano Julio Bressane che presiede la giuria di quest’anno, per un evento speciale che è anche un “dono” antonioniano, un “pellegrinaggio” sulla sua tomba, nella sua Ferrara, che diventano luoghi dell’anima, territori del cuore, visioni che restituiscono le “lacrime delle cose”: due corti inediti e nuovissimi girati in omaggio ad Antonioni, che uniscono, nel segno del “pathos” delle forme, il “vedere” al “rivivere”, nel valore fisico e metafisico della luce.

Insomma una “Capalbio dei maestri” quest’anno, accanto ai giovani con i loro corti, in un ideale “piano sequenza” dove il tempo delle generazioni sembra un attimo, il breve lampo di una illuminazione folgorante, un fare cinema che si rinnova, che segna ogni volta una magnifica avventura.

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