Cinema: Luis Bunuel alla Cineteca di Firenze (via Reginaldo Giuliani 374)

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
05 gennaio 2008 23:03
Cinema: Luis Bunuel alla Cineteca di Firenze (via Reginaldo Giuliani 374)

Dal 7 gennaio all'11 febbraio 2008, tutti i lunedì, martedì, mercoledì e straordinariamente anche i giovedì con proiezioni alle 20.00 e 21.30 verrà presentata la restrospettiva completa dei film realizzati dal maestro del cinema Luis Bunuel con qualche curiosità in più come i film a lui ispirati o che lui ha ispirato.
Bunuel nasce proprio all'inizio del novecento in Spagna e muore nel 1983 in Messico. Suo padre commerciante ha fatto fortuna in America e a quarant'anni torna in Aragona e si sposa con una giovane nobile di diciassette anni.

Luis è il primogenito di sette figli, si forma a Saragozza, frequentando collegi religiosi dei fratelli del Sacro Cuore e dei gesuiti. Tutto lascia prevedere che sarà un trasgressivo. Si trasferisce a Madrid per studiare musica alla Schola Cantorum poi si iscrive al corso di laurea in agronomia dell'Università dove alla Residenza degli studenti conosce Lorca e Dalì. A vent'anni segue le lezioni dell'entomologo Candido Bolivar e partecipa a gare di boxe.
Nel 1924 si laurea in Lettere e Filosofia e l'anno successivo va a vivere a Parigi, diventa assistente del regista Jean Epstein, conosce Man Ray e Louis Aragon.

Nel 1929 entra a far parte del gruppo surrealista e produce con i soldi della madre il corto Un chien andalou che prende il titolo da una sua raccolta di poesie "El pierro andaluz". Poi finanziato dai visconti di Noailles realizza L'age d'or. Dopo questi due capolavori sperimentali si separa dai surralisti. Va a Hollywwod ma ne rimane deluso .Conosce Joris Ivens, gira in Spagna Las hurdes, prodotto da un amico anarchico con i soldi della vincita a una lotteria. Si sposa e nasce il suo primo figlio Jean-Luis che poi seguirà il mestiere di regista.
Nel 1936 con la guerra civile Bunuel è in Spagna e viene inviato a Parigi come delegato dell'ambasciata del governo repubblicano.

Nel 1938 è negli States per supervisionare film sulla guerra di Spagna e, per l'affermazione della dittatura di Franco, vi rimane, aiutato da Iris Barry fondatrice della cineteca del Modern Art of New York. Nel 1940 abita a Manhattan e nasce il suo secondo figlio Raphael, l'anno successivo inizia a lavorare per l'ufficio del coordinatore degli affari inter-americani occupandosi delle versioni dei documentari per l'America Latina. Nel 1942 accusato di avere idee comuniste e di essere ateo, come rilevato in un libro di memorie di Dalì edito proprio in quel periodo, è costretto a dare le dimissioni.
Dopo aver lavorato a Hollywood alla Warner Bros e collaborato a una sequenza con Peter Lorre di The Beast of Five Fingers di Robert Florey, nel 1946 si trasferisce in Messico dove prenderà la nazionalità messicana.

Conosce il produttore Oscar Dansingers con cui realizzerà molti film, il primo è Gran Casino, storia di equivoci intorno a pozzi di petrolio. Segue El gran calavera, ancora una storia di equivoci attorno al patrimonio di un anziano uomo d'affari in crisi dopo la morte della moglie. Poi è la volta del più quotato I figli della violenza, uno Sciuscià made in Mexico, storie di giovani abbandonati a se stessi, costretti ad essere come è la società: paradossalmente criminali.
Dal 1950 al 1952 Bunuel realizza cinque storie di donne protagoniste che si misurano ora con il loro fascino e spesso con astuzia con il mondo degli uomini.

Dalla Susana, incarcerata e miracolata, amata e di nuovo incarcerata, di Adolescenza torbida, a Marta, La figlia dell'inganno, che recupera il padre che per un equivoco l'ha erroneamente disconosciuta determinando anche un cambio radicale della propria vita: da ligio impiegato a gestore di un night chiamato "El enfierno". Equivoco e inganno per l'adulterio di Rosario, Una donna senza amore, ispirato al racconto"Pierre e Jean". Raquel, la tentazione che seduce il giovane protagonista sulla collina chiamata Subida al cielo durante una sosta di un viaggio allucinante su una corriera.

Paloma, Katy Jurado, la moglie senza scrupoli di un ricco proprietario affascinata dai modi rudi del macellaio dipendente chiamato El Bruto, Pedro Armendariz.
Le avventure di Robinson Crusoe tratto dal famoso romanzo di Defoe di cui superando il reale accentua l'humor è di coproduzione messicano-statunitense è il primo film a colori di Bunuel e sembra segnare un confine tra le produzioni messicane precedenti e le successive che si misurerranno sulla psicologia degli uomini, preferibilmente con manie e ossessioni.
Il capolavoro El è un film sull'erotismo del piede, dalla tradizione religiosa della lavanda dei piedi alle scarpe che li nascondono.

In Cime tempestose, dal romanzo di Emily Bronte, molto apprezzato per il suo concetto di amour fou dai surrealisti, narra la disperata ricerca di morte di un uomo che non riesce a espiare la morte dell'amata. In La ilusion vaja en tranvia un conduttore e un bigliettaio di un tram non accettano l'idea che il mezzo su cui hanno lavorato per lungo tempo sia destinato alla rottamazione. Lo rubano dal deposito e inserendosi sulla rete tranviaria cittadina gli fanno fare un viaggio d'addio per un'intera giornata facendo salire gratuitamente i passeggeri.

Ha ispirato Hanno rubato un tram con Aldo Fabrizi. El rio y la muerte è un film contro le faide familiari e le questioni di onore, dell'occhio per occhio-dente per dente. Il medico protagonista, a cui per storici rancori familiari è stato ucciso il padre, superando la tradizione tribale e feudale mira alla riconciliazione. Altro capolavoro Estasi di un delitto, molto vicino a El, racconta le manie assassine di Archibaldo de la Cruz, ossessionato dal suono di un carillon e dalle donne per un trauma infantile.
Nel 1955 Bunuel torna in Europa per girare in Corsica Celà s'appelle l'aurore (Gli amanti di domani) e in un primo momento coinvolge per la sceneggiatura Jean Genet che non la porta a termine.Di coproduzione franco-italiana il film è interpretato da Lucia Bosè quasi in Dominguin nel ruolo dell'amante italiana del medico francese protagonista.

Di produzione franco-messicana, secondo film girato a colori La mort in ce jardin(La selva dei dannati) narra di cercatori di diamanti in fuga ,accusati ingiustamente di aver sobillato la popolazione per una rivolta contro il governo. Viene girato in Messico ,la sceneggiatura e i dialoghi sono affidati allo scrittore surrealista Raymond Queneau.
Nel 1958 realizza Nazarin, palma d'oro a Cannes 59 interpretato da Francisco Rabal nel ruolo di un prete dalla parte dei poveri (indifesi, derelitti , peccatori e fuorilegge per necessità) che la chiesa e la società puniscono sospendendolo a divinis e arrestandolo.

Alla fine metterà in dubbio l'esistenza di Dio.
Nel 1959 affronta una nuova coproduzione franco-messicana L'isola che scotta, girato a Acapulco, l'ultimo film con Gerard Philipe nel ruolo di un giovane politico ambizioso e illuminato, spinto da principi umanitari, che si trova a sostituire un dittatore assassinato ed entra nei giochi di potere come vittima designata.
Nel 1960 affronta la seconda coproduzione Messico-USA Violenza per una giovane, storia di tre personaggi su un'isola: una seducente quattordicenne,un nero ricercato per aver violentato una donna bianca e un guardiacaccia che approfitta delle grazie della ragazzina.Tutti hanno da fare i conti con qualcosa,indipendentemente dal colore della pelle.
Nel 1961 Bunuel torna in Spagna e con Viridiana apre una serie di capolavori che lo accompagneranno fino alla fine della sua carriera e della sua vita tutti giocati tra religione e/o erotismo e tutti provocatoriamente confezionati per mettere in gioco l'integralismo della Chiesa,delle censure e dei costumi,con la consapevolezza,forse, del danno che poteva subire l'integrità dell'opera.

Viridiana è una novizia che scatena l'attrazione erotica del vecchio zio che rivede in lei l'amata moglie defunta.
Ne segue l'anno successivo L'angelo sterminatore (ridotto di circa 15 minuti nell'edizione italiana) religiosamente surreale con questa borghesia annoiata che rimane intrappolata nella stanza di un appartamento dopo una cena e in chiesa dopo una Messa.
Ecco poi nel 1963 Il diario di una cameriera dove si torna ai temi del feticismo delle scarpe di El,alla violenza della provincia, alle ossessioni dentro le mura di casa.

La cameriera è la sempre bravissima Jeanne Moreau che fa inutilmente luce su un omicidio.
Del 1965 l'incompiuto Simon del deserto ritratto di uno stilita che per quarant'anni predica da sopra una colonna venerato dai fedeli e poi tentato dal demonio scende e si fa accompagnare in discoteca dove imperversano le note "devil-lived " dei ritmi della musica rock.
Con Bella di giorno leone d'oro a Venezia '67 Bunuel torna per la terza volta alla pellicola a colori che non lascerà più e anche per le grazie di Catherine Deneuve trova finalmente delle teniture dignitose nelle sale di prima e seconda visione dell'epoca.Tragressivo e paradossale ,minuzioso come un saggio di erotismo sadomasochista nelle citazioni, il film racconta che le prestazioni di prostituta si possono affrontare di giorno e può essere una risoluzione di cura psichica per una signora borghese, felicemente coniugata ma che risente ancora di traumi infantili.
Nel 1969,forse con lo spirito irriverente e libertario delle rivolte sessantottesche più legate alla creatività, all'immaginazione e all'antiautoritarismo confeziona il film a sketch La Via Lattea che riporta all'anticlericalismo surrealista, un viaggio simbolico per la via Francigena che conduceva a Santiago de Campostela con tanti personaggi da De Sade a Gesù.
Nel 1970 Bunuel torna in Spagna per la coproduzione franco-ispano-italiana di Tristana tratto da un romanzo di Benito Perez Galdos ,autore anche di Nazarin.

Il film sempre centrato sull'amour fou tra un vecchio e una giovane, sembra dare tregua alla Chiesa che in Spagna era ancora in allarme per Viridiana.
Tra il 1972 e il 1977 Luis Bunuel realizza in Francia,la patria del surrealismo, il suo trittico finale. Se la prende con l'ipocrisia e il nulla che sta dietro al Fascino discreto della borghesia responsabile dei mali del mondo, e con Il fantasma della libertà che non esiste, solo apparentemente concessa ma nella realtà negata come confermano i vari sketch che compongono il film.

Chiude, tratto da"La donna e il burattino" il più famoso romanzo di Pierre Louys la cui ambientazione viene spostata da Siviglia a Parigi, Quell'oscuro oggetto del desiderio dove l'oggetto è la donna divisa o sdoppiata in due con la sua parte più intima che può scatenare nell'uomo ,con il suo rifiuto,esplosioni di amour fou. Chiude una accesa manifestazione, apparentemente legata ai tumulti culturali sessantotteschi che invece appartiene a un non tanto improbabile paradossale gruppo armato rivoluzionario del Bambin Gesù.
A completare la rassegna BUNUELIANA ci sono alcune curiosità legate a film che hanno riferimenti a Luis Bunuel come il corto porno Suor Vaseline da cui dice di essere stato influenzato,La chute della Maison Usher di Epstein a cui ha lavorato come aiuto regista, Il monaco firmato da Ado Kyrou di cui ha scritto la sceneggiatura.

Poi i film che ha considerato positivamente come E Johnny prese il fucile di Dalton Trumbo dal cui romanzo avrebbe voluto trarre lui un film, o come Viva la muerte di Arrabal che apprezzò.
Poi i film che risentono dei temi bunueliani come El cochecito e L'udienza di Marco Ferreri venati di scuola di humor noir, Il paese incantato di Alejandro Jodorowsky per la rappresentazione della crudeltà della condizione umana, Ho solo fatto a pezzi mia moglie di Alfonso Arau con un diabolico Woody Allen per i riferimenti diretti della descrizione surreale della società messicana, La ragazza dagli stivali rossi del figlio Jean-Luis Bunuel ,ancora un racconto grottesco sul fascino dicreto della borghesia distruttiva.
Infine gli omaggi come il prezioso documentario Bunuel, laico grazie a Dio riferito alla Via Lattea da Jean-Claude Carrière e il lungometraggio fiction Bunuel e le tavole di Re Salomone divertente omaggio del più giovane maestro spagnolo Carlos Saura.

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