Lavavetri: l’ordinanza ha scatenato un caos mediatico e politico

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 agosto 2007 14:10
Lavavetri: l’ordinanza ha scatenato un caos mediatico e politico

Firenze, 30 Agosto 2007- Sul degrado nei centri urbani e l'ordinanza sui lavavetri a Firenze la sinistra é spaccata al suo interno tra l'ala radicale e quella riformista. Dopo il no di Bertinotti e dei Ministri della sinistra radicale all'ordinanza di Firenze "Più passa il tempo e più appare evidente che l'ordinanza del Comune di Firenze contro i lavavetri -ribadisce il ministro Ferrero- è sbagliata". ''Ho apprezzato l'iniziativa del Comune di Firenze" conferma invece il ministro dell'Interno Giuliano Amato.

E c'è chi crede che sia proprio la paura del centrosinistra di perdere Firenze che ha fatto emettere a Cioni questa ordinanza.

Sergio Staino ha avuto sulle pagine de L'Unitá l'onestà intellettuale di ammettere che "i problemi di Firenze sono veri" e che "la cittá rischia grosso", mentre la sinistra nazionale e locale è "in ritardo". "Il problema vero -sembra rispondergli Enzo Mazzi su il Manifesto- non è l'immigrazione, ma la globalizzazione liberista. L'economia basata sul valore assoluto e quindi totalitario del denaro e del profitto sfrutta il divario Nord-Sud per annullare gradualmente la società dei diritti, per distruggere lo stato sociale, per portare a fondo la sconfitta della classe operaia e della sua cultura solidale.

Al dominio della finanza che regola il libero mercato fa comodo un Terzo Mondo disperato. E gli immigrati servono in quanto assolutamente ricattabili, bisogna quindi che almeno in certa misura siano irregolari, braccati, disperati, impauriti, affamati, pronti a subire tutto per sopravvivere".

«Con il recente provvedimento contro i lavavetri -interviene il capogruppo dello SDI Alessandro Falciani- la campagna elettorale locale è aperta e si inizia a sparare col cannone alle mosche, pur di sollecitare ogni attenzione dell'elettorato e catturarne il consenso.

Come un tempo si arrestava il ladro di mele, ora si spara col cannone ai lavavetri. Da tempo sosteniamo che il problema della sicurezza è un dovere delle istituzioni e non ha pertanto colore politico. Ma a Firenze, quasi addormentati da un oblio permissivista, negli ultimi anni abbiamo purtroppo assistito ad un evolversi di fenomeni gravi: lo spaccio e il consumo della droga, l'accattonaggio, il commercio abusivo, il borseggio e i furti, le aggressioni fisiche, l'occupazione indiscriminata delle piazze: il risultato di una politica di accoglienza "buonista", supportata anche da elargizioni di danaro pubblico.

L'amministrazione,evidentemente in difficoltà sulla gestione della sicurezza, fa tintinnare le manette come alternativa forte, trascurando soluzioni operative diverse ai problemi che l'integrazione etnica crea. Metodi ed idee ci sono per intercettare il fenomeno e provare a gestirlo. Basti ad esempio pensare ad incentivare lo strumento lavoro, socialmente utile o temporaneo. E' evidentemente controproducente predicare una politica dell'accoglienza e non essere poi in grado di gestirla. L'obiettivo è la sicurezza , che non può che passare attraverso il rispetto delle regole, e pertanto con un'integrazione ad essa compatibili.

Se vi fosse un comportamento veramente integrato e razionale della amministrazione pubblica, la fermezza non sarebbe più "spot" e darebbe vere garanzie ai cittadini. La strada degli speroni e delle manette, in assenza della concretizzazione di un piano operativo di integrazione, lascia il tempo che trova e dura lo spazio di un campagna elettorale. La prassi di una sinistra che vuol essere "nuova" deve saper prescindere dal richiamo qualunquista che più volte si è manifestato in momenti difficili per il nostro vivere comune».
«E' positivo che si cerchi di rispondere a tanti cittadini, soprattutto anziani e donne, che si sono trovati in situazioni di difficoltà e disagio di fronte all'evoluzione di questo fenomeno».

E' quanto hanno dichiarato il capogruppo del partito democratico Alberto Formigli e la vicecapogruppo Rosa Maria Di Giorgi a proposito dell' «ordinanza degli assessori Graziano Cioni e Silvano Gori che vieta l'esercizio del mestiere girovago di lavavetri sulle strade fiorentine». «Siamo di fronte - hanno aggiunto - a situazioni di insicurezza solo apparentemente marginali ma da non sottovalutare perché accentuano il disagio e la fatica del vivere nelle città. Condividiamo il provvedimento e invitiamo a valutarlo nei suoi effetti e nelle sue implicazioni tenendo presente che questa iniziativa di contrasto dell'amministrazione non può che inserirsi nella piena e ulteriore valorizzazione di tutte quelle politiche di integrazione e solidarietà che i Comuni e lo Stato mettono ogni giorno in campo verso coloro che sono in situazioni di emarginazione e povertà».

Secondo Formigli e Di Giorgi «solo il rispetto della legalità può rendere possibile la convivenza tra gruppi e culture diverse. E la legalità è un diritto fondamentale dei cittadini in sé non perché lo dicono politici più o meno autorevoli». «La richiesta che emerge con più forza dalla città - hanno concluso - è quella della necessità di ristabilire la legalità, l'unico strumento che può tutelare e garantire in primo luogo quei cittadini che spesso devono subire le vessazioni dei più forti.

Altrimenti la comprensione per gli altri rischia di trasformarsi in tolleranza della illegalità se non del crimine. Il principio di accoglienza, cui il centrosinistra non può rinunciare, deve realizzarsi nel rispetto pieno del principio di legalità. In caso contrario si rischia davvero di alimentare un razzismo che cova già sotto le ceneri e che rifiutiamo di considerare una caratteristica dei fiorentini».
Legambiente critica la recente ordinanza dell’Amministrazione Comunale che vieta l’esercizio girovago di lavavetri.

«E’ un atto di governo inutile e lesivo della dignità umana - ha affermato Leonardo Sgatti, presidente di Legambiente Firenze - figlio di una logica reazionaria, che colpisce solo le fasce più deboli in un quadro di risibile politica dell’accoglienza. Ben altre le misure a tutela della sicurezza dei cittadini – ha continuato Sgatti – cominciando proprio dalla qualità della salute minacciata da una mobilità devastante o da usi impropri della città praticati da malviventi e arroganti pirati della strada».

Legambiente Firenze ritiene questo atto contrario al buon governo della città e richiede immediatamente il ritiro di questa iniqua ordinanza, ipotizzando, in caso contrario, di svolgere a settembre la prossima iniziativa di ‘Puliamo il Mondo’ proprio sui vetri degli automobilisti fiorentini, come segnale di protesta a tale atto. «Meglio pulire i vetri a qualche infastidito automobilista - ha concluso Sgatti - che non lavarsi la coscienza con atti assurdi a fronte di una carente sensibilità all’integrazione».

A destra Forza Nuova Toscana giudica giusta, ma del tutto insufficiente l'ordinanza dell'assessore Graziano Cioni di denunciare i lavavetri, in quanto offende i fiorentini e la loro intelligenza e chiede che siano fermati e rispediti nel loro paese d'origine i mandanti egli sfruttatori del racket dello spaccio, della prostituzione e dell'accattonaggio.


«Mai avrei pensato che un’ordinanza come quella sui lavavetri potesse scatenare un caos mediatico e politico di questa fatta -commenta il Capogruppo di Alleanza Nazionale in Consiglio regionale, Maurizio Bianconi- Poi ho riflettuto un po’ e allora tutto mi apparso più chiaro. La questione è che questa nostra società ha smarrito completamente il senso non solo di molti capisaldi etici, ma anche quasi tutti quelli che regolano la civile convivenza. La miscela esplosiva del falso solidarismo cattolico e del classismo pseudosolidarista di matrice comunista hanno prodotto un veleno che si è instillato nella società in modo tale che le coordinate per l’ordinata convivenza sono andate smarrite.

Così, impedire a una nomade di chiedere l’elemosina esibendo un minore o un infante in condizioni disastrose non è un atto di legalità e di reale solidarietà verso il minore, ma diventa un atto di prevaricazione dei primi contro gli ultimi. Impedire ai vu’ compra di vendere merce contraffatta non è rispettare il lavoro di chi paga autorizzazioni, concessioni, tasse e spreme il suo ingegno per l’inventiva, ma è un atto di discriminazione sociale. E potremmo continuare. Non mi commuovo né gioisco per l’ordinanza dei lavavetri.

Essa ha tutto l’aspetto di una ordinanza spot fatta da coloro che, come risvegliati da un lungo letargo, parlano di questioni che non gli appartengono e lo fanno con la conseguente sicumera e superficialità. L’ordine, non è nel dna della sinistra e purtroppo la Toscana è governata dalle sinistre. La realtà è che una società ad alto tasso di ordine sociale diffuso come la nostra, civiltà stanziale e che ha come centrale il lavoro, si è trovata a interagire con civiltà nomadi e dunque non stanziali e per natura e tradizione predatorie, in senso tecnico, non offensivo.

Stanzialità e lavoro contro nomadismo e attività predatoria. Con il mito della solidarietà abbiamo incentivato le seconde e non abbiamo tutelato il lavoro, col risultato di mettere a repentaglio la sicurezza dei comuni cittadini, proprio degli ultimi, come dice Bertinotti, quelli senza scorta e senza vigilanza. Di poi, quandanche le forze dell’ordine avessero fatto il loro dovere c’è sempre un magistrato tenero o una legge sbagliata che soccorre le attività predatorie a danno della civiltà del lavoro.

Allora mi chiedo dove sta un piano organico che ripristini la legalità, che impedisca alle attività predatorie di prendere campo diffuso, di occupare intere zone di città grandi e piccole, le stazioni, i posteggi degli autobus, le strade, di penetrare nelle case a qualsiasi ora, vuote o abitate che siano. Dove stanno dunque gli investimenti delle amministrazioni che non siano per convegni sulla sicurezza, sulla sicurezza sociale, per pagare professori, sottoprofessori e clientelismi vari. Gelli, vicepresidente della Regione, ha messo le azioni di contrasto fra i 14 punti illustrati per il ripristino della sicurezza in Toscana al 14esimo posto.

Non è un caso, è frutto di un atteggiamento culturale legittimo ma sbagliato e soprattutto inefficace alla bisogna. Se Cioni pensa con questa ordinanza non solo di aver risolto il problema, ma anche semplicemente di aver cominciato a risolverlo, sbaglia e sbagliano ancor di più i cittadini che pensano allo stesso modo. Attendiamo piani organici, destinazioni di risorse reali, cambio di mentalità, rispetto per le nostre regole e per il lavoro, per i più deboli e indifesi, reali provvidenze per quanti hanno bisogno che una civiltà ordinata e che lavora consenta loro di integrarsi, a chi ne ha voglia in modo duraturo, e che sappia espellere senza falsi moralismi chi non intende stare alle regole».


«Che l'ordinanza dell'Assessore Cioni sui lavavetri, dal punto di vista giuridico, faccia acqua da tutte le parti è ormai acclarato - dichiarano i Consiglieri di Forza Italia Enrico Bosi e Massimo Pieri -Resta il fatto che il provvedimento ha determinato un vero e proprio terremoto politico e ha messo in luce le divergenze tra moderati e sinistra radicale a tutti i livelli. Per risolvere il problema dei lavavetri (sono tutti zingari rumeni) e non solo (accattoni, prostitute ecc.), l'Unione Europea ci ha dato un'arma letale: la direttiva che prevede infatti l'allontanamento dal territorio italiano degli stranieri, anche comunitari, senza un lavoro regolare e quindi incapaci di provvedere al proprio sostentamento.

Firenze ha nella cintura periferica diversi "accampamenti" che ospitano circa mille Rom, quasi tutti rumeni. Perché non si cominciano ad identificare e catalogare, in una banca dati, le presenze indesiderate? L' "anagrafe degli ultimi", così è stata ribattezzata a Milano, sarà pronta fra breve e così avranno inizio i "riaccompagnamenti" nelle città di provenienza. Il nomade, che vuole soggiornare in Italia, deve dimostrare di possedere un lavoro che gli consenta di restare al di sopra di una soglia di sopravvivenza per tutto il tempo che vuole restare qui.

L'Unione Europea, fra l'altro, prevede percorsi di reinserimento nel territorio di origine anche attraverso aiuti finanziari, come il fondo sociale europeo. Solo così si risolve il problema (all'Assessore Cioni ricordiamo che il Sindaco diessino di Pavia ha mandato a casa 200 Rom) e non con provvedimenti monchi che alla fine non avranno alcuna possibilità di applicazione pratica nel caso di ricorsi davanti al magistrato».

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