Urbenistica nella Maremma sud: che stanno facendo i comuni e la Regione Toscana?

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 agosto 2007 18:51
Urbenistica nella Maremma sud: che stanno facendo i comuni e la Regione Toscana?

Orbetello agosto 2007- La Regione Toscana ha approvato il PIT(Piani di Indirizzo Territoriale) e la provincia di GR da anni è munita del PTC (piano territoriale di coordinamento). Questi strumenti dovrebbero coordinare gli interventi degli enti locali in materia urbanistica e presiedere alla salvaguardia del nostro territorio e del nostro paesaggio, che, per chi ancora non lo ha capito, rappresenta, non solo un patrimonio storico e naturale da proteggere, ma anche un motore fondamentale per lo sviluppo economico, sopratutto di quelle zone a forte vocazione agricola e turistica come la Maremma.
Però, se facciamo un giro tra i comuni della provincia grossetana, a partire dal capoluogo, dobbiamo osservare con amarezza che in questi ultimi anni è avvenuta una crescita di lottizzazioni; di case a schiera, sui poggi, tra gli uliveti e la macchia mediterranea; sono letteralmente nati veri e propri villaggi, come nel comune dell’Argentario, dove sono sempre in corso sbancamenti di un intero poggio per continuare a costruire villette per privati.

Nel comune di Magliano ville lussuose, residence e nuove abitazioni con caratteristiche che nulla hanno a che fare con le abitazioni di quanti operano in agricoltura e che mai saranno accessibili ai cittadini residenti.
Ovviamente tutto in regola con gli strumenti urbanistici passati e presenti.
In questi mesi la preoccupazione più forte la sentono i cittadini del comune di Orbetello con l’attuazione del Piano Strutturale e del Piano Integrato, approvati dal consiglio comunale ,on il benestare della Regione Toscana e della Provincia di Grosseto, anche se questa ha posto delle riserve però su aspetti secondari e formali.

Questi due piani urbanistici prevedono la realizzazione di circa 70.000 m3 di cemento più le opere di urbanizzazione: parcheggi, rotonde, marciapiedi, tutto concentrato nella fascia dell’istmo tra Orbetello Scalo e Orbetello paese, lungo non più di 1500 metri e che separa la laguna di levante con quella di ponente. In questa area di riserva naturalistica, oggi vivono migliaia di fenicotteri rosa, aironi bianchi e cenerini, garzette, germani.
Ma tutto questo non basta. A poche centinaia metri di distanza c’è un’area industriale dismessa con circa 400.000 m3 di volumi esistenti e con una superfice di diversi ettari su cui già si paventano insediamenti residenziali per seconde case,e, come al solito, accompagnati dalle promesse di sale per convegni e esposizioni che poi non vengono mai realizzate.

Ricordiamo agli amministratori di ogni livello e ai cittadini, che a Orbetello scalo è stata appena realizzata una lottizzazione di 40.000 m3 più altre costruzioni nelle immediate vicinanze. Orbetello è un comune che negli ultimi venti anni è a crescita demografica zero.
Di fronte a questa erosione del paesaggio che mina alla base le potenzialità dello sviluppo economico e occupazionale delle nuove generazioni dobbiamo chiederci perché viene permesso e in nome di quale logica. Da anni si è diffusa la convinzione che costruire seconde e terze case nei luoghi più belli della Maremma poteva creare sviluppo economico, occupazione e benessere e arricchire le casse dei comuni con le entrate dell’ICI.

Ma i lavori hanno durata breve e la manodopera è quasi tutta di provenienza esterna e dura una stagione. Trattandosi di edilizia speculativa i prezzi sono lievitati a cifre inarrivabili per i cittadini residenti, su cui ricadono però i costi di urbanizzazione: acqua, strade, raccolta dei rifiuti, energia elettrica, polizia urbana. Nonché il degrado sociale, visto che nei mesi invernali c’è solo il deserto. Inoltre, per i giovani che vogliono accedere alla prima casa di fronte a costi così elevati, non resta che un forte indebitamento con le banche, oppure rinunciare e rimanere in famiglia.

Ma il danno più grave si percepisce nei tempi lunghi, come già è avvenuto in altre zone italiane: una località che perde le sue bellezze naturali non è più appetibile per il turismo e rimane solo il degrado ambientale e la depressione economica e occupazionale.

Tonino Fornaro

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