Pergamo d'Oro a Paolo Virzì

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
27 ottobre 2006 15:30
Pergamo d'Oro a Paolo Virzì

Il premio Pergamo d’oro, organizzato Kiwanis Club Prato Centro, con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Prato dal giunge quest’anno alla sua 13° edizione.
Il premio ha visto la partecipazione dei massimi esponenti del cinema italiano, ricordiamo fra i premiati autori come Gianni Amelio, Mario Martone, Carlo Verdone, Giuseppe Tornatore, FrancoZeffirelli, i fratelli Taviani e Liliana Cavani .
Il Pergamo d’oro 2006 sarà assegnato sabato 28 ottobre al regista livornese Paolo Virzì.

Durante l’incontro pubblico Virzì sarà intervistato dal curatore del Premio, Stefano Coppini.
Il premio, una Targa d’oro che riproduce in bassorilievo il Pergamo di Prato scolpito da Donatello, verrà consegnato al regista dal presidente del Kiwanis Club Luciano Perone e dall’Assessore alla Cultura del Comune di Prato Andrea Mazzoni.

Paolo Virzì
Abbandonati gli studi di Lettere e Filosofia all'Università di Pisa, frequenta il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, ove si diploma in sceneggiatura nel 1987.
Autore di soggetti e sceneggiature per il cinema (lavora, ad esempio, con Salvatores, Montaldo, Farina, Giannarelli), fa il suo esordio come regista nel 1994 con "La bella vita", presentato alla Mostra del cinema di Venezia, del quale è pure autore di soggetto e sceneggiatura assieme a Francesco Bruni: il film aggiorna agli anni ‘90, con annotazioni amare, la commedia di costume nostrana, attraverso la storia d’un triangolo amoroso in provincia.

Nel 1995 realizza "Ferie d'agosto" (anche in questo caso firmando soggetto e sceneggiatura assieme a Francesco Bruni), che vince il premio David di Donatello quale miglior film del 1996: stavolta il registro è più lieve, giacché è questione di rivalità di villeggianti d’opposte opinioni politiche.
Nel 1997 è la volta di "Ovosodo", da un copione scritto con Francesco Bruni e l'ausilio di uno dei suoi maestri, Furio Scarpelli; presentata alla Mostra del Cinema di Venezia, la pellicola – che mette in scena il romanzo di formazione d’un giovane livornese – ottiene il Gran Premio Speciale della Giuria ed è tra i titoli italiani di maggior successo della stagione.

Nel 1999 dirige "Baci e Abbracci", interpretato da Francesco Paolantoni ed Edoardo Gabriellini, garbata favola sulla solidarietà fra perdenti nell’Italia contemporanea. Nel 2002 firma la regia di "My name is Tanino", girato tra l'Italia, il Canada e gli Stati Uniti. La pellicola – scritta con Francesco Bruni e Francesco Piccolo ed interpretata dall'esordiente Corrado Fortuna, con la partecipazione di un cast internazionale – narra delle disavventure d’un ragazzo siciliano, in America inseguendo l’amore: talvolta gustoso, appare tuttavia frammentario e discontinuo nell’ispirazione.

Nel 2003 esce nelle sale italiane il suo sesto lungometraggio, "Caterina va in città", che unisce due dei temi prediletti dal regista livornese: il mondo visto dagli occhi dei ragazzi e l’omologazione tra destra e sinistra indigene, nel quadro d’una più vasta degenerazione antropologica.

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