Flavescenza dorata: a rischio i vigneti del Chianti, ma i monitoraggi non sono obbligatori

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 luglio 2006 13:38
Flavescenza dorata: a rischio i vigneti del Chianti, ma i monitoraggi non sono obbligatori

Firenze, 6 luglio 2006- La ‘Flavescenza dorata’ minaccia anche il Chianti, ma i monitoraggi non sono sempre obbligatori. L’allarme sulla pericolosità di questo fitoplasma, un parassita vegetale che difficilmente lascia scampo alla ‘vitis vinifera’ quando la colpisce e che si diffonde epidemicamente attraverso lo ‘Scaphoideus Titanus’, la cicalina della vite, è arrivato dall’Arpat, che anche quest’anno, all’inizio dell’estate, ha decretato una serie di interventi per le zone ‘focolaio’, presenti nelle provincia di Massa Carrara, e per altre aree della regione in cui negli anni passati o entro il 15 luglio del 2006 è stata verificata la presenza dell’insetto vettore.



“Il Decreto del Direttore generale dell’Arpat del 9 giugno 2006, con le ‘Misure per la lotta obbligatoria contro la Flavescenza dorata della vite’, – spiega Simone Tofani, responsabile del Settore tecnico della Cooperativa Agricola di Legnaia - prevede una serie di iniziative per scongiurare il pericolo, fra cui interventi fitosanitari obbligatori per le aree ‘focolaio’ nella provincia di Massa Carrara, e per le altri Comuni della Toscana nei quali sia stata rilevata la presenza dello ‘Scaphoideus Titanus’ negli anni passati o venga rilevata la presenza di forme giovanili dell’insetto entro il 15 luglio 2006.

E’ previsto anche l’obbligo di provvedere alla rilevazione della presenza della cicalina della vite, ma questo diventa solo ‘consigliato’ nel caso che venga effettuato, anche per altri motivi, un trattamento fitosanitario efficace anche nei confronti del vettore della ‘Flavescenza dorata’. Una misura che può essere efficace teoricamente, ma che lascia comunque aperta la strada a possibili attacchi del parassita. Per esempio, il trattamento contro la tignoletta della vite, che si effettua in questo periodo con prodotti efficaci anche contro lo ‘Scaphoideus’, indicati nel decreto, può far venir meno l’obbligo di rilevazioni sul territorio, ma non è detto che il periodo a rischio coincida.

La persistenza dei trattamenti è di 10-15 giorni e una sfasatura temporale può farne venir meno l’efficacia, rendendo fondamentale l’obbligo dei monitoraggi: un’infezione potrebbe essere catastrofica per la produzione di vino, se non contrastato per tempo”.

Fra le aree segnalate i Comuni di Barberino Valdelsa, Greve in Chianti, Montespertoli, San Casciano V.P. e Tavarnelle V.P. in provincia di Firenze, Castellina in Chianti, Castelnuovo Berardenga, Gaiole, Montalcino, Montepulciano, Poggibonsi, Radda e San Gimignano in provincia di Siena; Cavriglia in provincia di Arezzo; Capannori, Lucca e Montecarlo in provincia di Lucca; Aulla, Fosdinovo, Licciana Nardi, Montignoso e Podenzana in provincia di Massa Carrara.



“La ‘Flavescenza dorata’ – ricorda Tofani – è un parassita vegetale, che si trasmette attraverso la cicalina della vite, lo ‘Scafoideus titanus’, e per questo è capace di assumere una notevole virulenza e grande rapidità di diffusione, lasciando difficilmente scampo alla vite. Molte piante muoiono in poco tempo, alcune sopravvivono stentatamente per un anno o due, prima di cedere, e comunque in quasi tutti i casi si ha la perdita di oltre il 90 per cento dei grappoli di uva, che cadono anzitempo”.



La ‘Flavescenza dorata’ è un fitoplasma ‘importato’ dagli Stati Uniti e identificata per la prima volta sul Vecchio Continente nella seconda metà degli anni Cinquanta, nei vigneti francesi. Da lì, nel corso degli anni Sessanta si è diffuso in Liguria e nel Nord Italia, prima di trasmettersi anche ad altre regioni. Per informazioni e consigli sui trattamenti contro la ‘Flavescenza dorata’ è possibile rivolgersi agli enti preposti, come Arpat e Arsia, o rivolgersi a strutture come il settore tecnico della Cooperativa Agricola di Legnaia, telefonando allo 055/73581”.

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