Ieri sera il dibattito sulla terza corsia dell'A1 a Bagno a Ripoli
Intanto a Calenzano il Difensore Civico ha dichiarato l’illegittimità della delibera sull'ex cava di Valigari

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
27 settembre 2005 15:07
Ieri sera il dibattito sulla terza corsia dell'A1 a Bagno a Ripoli<BR>Intanto a Calenzano il Difensore Civico ha dichiarato l’illegittimità della delibera sull'ex cava di Valigari

Si è svolto ieri sera ad Antella l’incontro pubblico su Bagno a Ripoli e la Terza Corsia dell’A1, organizzato dall’Amministrazione Comunale allo scopo di favorire il dibattito sul progetto di ampliamento della Terza Corsia dell’Autostrada A1 nel tratto Firenze Sud-Incisa Valdarno. All’assemblea hanno partecipato: Luciano Bartolini, Sindaco di Bagno a Ripoli; Alessandro Calvelli, Vice Sindaco e Assessore alle Politiche dello Sviluppo; Annalisa Papini, Assessore ai Servizi di Rete e Mobilità; Stefano Pisilli, Assessore ai Lavori Pubblici; Claudio Tonarelli, Assessore al Governo del Territorio; i Tecnici del Comune e della Società Autostrade; numerosi consiglieri comunali.
Si è trattato di un incontro dall’alta presenza di pubblico, nel corso del quale non sono mancati momenti di accalorata contestazione.

Nel corso della serata – 300 persone, 20 interventi del pubblico, chiusura alle 2 di notte – i Tecnici hanno ascoltato le richieste dei cittadini.
L’Amministrazione Comunale, per parte sua, ha ribadito le sue posizioni. L’autostrada c’è già ed è un forte veicolo di inquinamento: mettervi le mani deve voler dire migliorare enormemente le condizioni attuali in termini di impatto ambientale (acustico, atmosferico), ed eliminare i punti critici presenti nel progetto, in particolare di fronte all’ospedale e nell’attraversamento degli abitati di Antella, Osteria Nuova e Ponte a Ema.

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“Violazione e mancata applicazione della legge regionale n.

5/1995”, “erronea applicazione della legge regionale n. 1/2005”.
Con queste motivazioni il Difensore Civico ha dichiarato l’illegittimità della delibera (la n. 68 del 30 maggio 2005) con la quale il Consiglio Comunale ha approvato il “Piano di recupero della ex cava di Valigari”.
Il provvedimento del Difensore Civico del 26 luglio 2005 è stato emanato a seguito di un ricorso del nostro Comitato, che si era visto respingere le sue osservazioni sul Piano di recupero sulla base del semplice fatto che sarebbero state presentate oltre i termini previsti dalla legge.

Come sostenuto dal Comitato, il Difensore Civico ha riconosciuto che le nostre osservazioni erano state depositate nei termini e quindi l’Amministrazione Comunale aveva l’obbligo di valutarle e di rispondere ai rilievi in esse contenute.

Riepiloghiamo le tappe fondamentali della vicenda.
Il 30 dicembre 2004 il Consiglio Comunale approva la delibera n. 162, con la quale viene adottato il “Piano di recupero della ex cava di Valigari”.
Per questo tipo di provvedimenti la legge richiede vari passaggi.

Il primo è appunto quello della “adozione” da parte del Consiglio Comunale. A questo deve seguire un periodo di tempo durante il quale i cittadini (singoli o associati) possono presentare le loro “osservazioni”. Infine, terzo passaggio, il Consiglio Comunale deve esaminare le osservazioni pervenute e decidere definitivamente.
Il Comitato ha dunque depositato le sue osservazioni il 16 aprile 2005, entro i 60 giorni di tempo previsti dalla legge regionale (la n. 5 del 1995) in vigore al momento della delibera di adozione.
Il Piano di recupero prevede, in sintesi, il ripristino ambientale della ex cava di Valigari, vicino a La Chiusa, e la costruzione di 40 nuove abitazioni nelle immediate vicinanze della cava stessa.
Su questo Piano il Comitato ha avanzato tre osservazioni fondamentali.
La prima questione riguarda la conformità dell’intervento con il Piano Strutturale approvato lo scorso anno dal Comune.

Infatti, secondo l’articolo 15 delle Norme, non sembra che in quella zona siano consentiti interventi di questo tipo.
Inoltre, più che un “piano di recupero”, quello proposto dalla proprietà sembra essere piuttosto un vero e proprio “piano di costruzione”, per di più in un’area che dovrebbe entrare a far parte del Parco di Travalle, anch’esso previsto dal Piano Strutturale. Ricordiamo che recentemente l’Amministrazione Comunale ha ritenuto “in alcun modo accettabile” (vedi la delibera della Giunta Municipale n.

10 del 25 gennaio 2005) la prevista strada di cantiere per il trasporto dello “smarino” dalla galleria Boscaccio dell’autostrada A1 alla cava di Pizzidimonte, strada che dovrebbe attraversare proprio il Parco di Travalle. Se non è accettabile che una strada di cantiere attraversi il Parco, a maggior ragione non dovrebbe essere accettabile nemmeno la costruzione di 40 abitazioni in quello stesso Parco.
Il Comitato ha poi chiesto di chiarire le metodologie costruttive delle abitazioni, sulle quali sembra che anche la Soprintendenza abbia avanzato dei dubbi.
La seconda questione è stata quella degli obblighi della proprietà nei confronti del Comune, che secondo la bozza di convenzione dovrebbero essere “indivisibili per sé e propri aventi causa”.

Secondo questa formula il Comune potrebbe chiedere non solo alla proprietà attuale, ma anche ai futuri acquirenti delle abitazioni, per esempio di pagare gli oneri di urbanizzazione dell’area.
Questa formulazione potrebbe dar luogo a palesi ingiustizie: perché il futuro inquilino, che non c’entra niente con la proprietà attuale dell’area né con l’impresa edile, deve rispondere dei loro sbagli? Per questo il Comitato ha chiesto che gli eventuali inadempimenti della proprietà non ricadano sugli acquirenti finali delle unità immobiliari, cioè i futuri inquilini delle abitazioni.
La terza questione riguarda il ripristino ambientale della cava.

Nei documenti dell’intervento si specifica che la cava di Valigari potrebbe essere utilizzata per depositarvi i materiali di risulta dei lavori per il raddoppio dell’autostrada. Il Comitato ha fatto notare che tale ipotesi dovrebbe essere studiata ed analizzata in tutte le sue implicazioni (ad es. numero giornaliero e percorsi dei mezzi pesanti) nella valutazione di impatto ambientale proprio dei lavori dell’A1 che è in corso dal luglio 2004.
Il Comitato ha poi sottolineato che perfino nei documenti presentati dalla proprietà si parla di problemi riguardo alla stabilità dei versanti della cava stessa, tanto che – dicono questi documenti – “le attuali condizioni di equilibrio sono difficilmente valutabili” e che “sono possibili, per tutto lo sviluppo della scarpata un tempo oggetto di coltivazione, fenomeni anche isolati di crolli di roccia e/o di blocchi diradicati da fessure talora profonde”.

Secondo il Comitato tali dati impongono quindi, come minimo, di porre una particolare attenzione al tema della sicurezza dei lavoratori che saranno impegnati nel recupero della cava, per non dire delle abitazioni che si vogliono costruire.
Infine, dalla documentazione sembra di capire che la stabilità del materiale depositato nella cava dipende strettamente non solo dalla realizzazione di alcune opere di sostegno, ma anche dalla qualità del materiale stesso. Per questo sarà necessario controllare attentamente la natura di tale materiale.

Il Comitato ha quindi chiesto all’Amministrazione Comunale di individuare procedure certe e rigorose per tali controlli, da effettuarsi in collaborazione anche con l’ARPAT.
Il 30 maggio 2005 il Consiglio Comunale con la delibera n. 68 ha approvato definitivamente il Piano di recupero, però senza prendere in considerazione le nostre osservazioni, dichiarando che erano state presentate oltre i termini previsti dalla legge.
Il 15 luglio 2005 il Comitato ha quindi depositato il suo ricorso al Difensore Civico, lamentando proprio il fatto che il Consiglio Comunale non aveva esaminato in nessun modo le sue osservazioni, pur avendole presentate nei termini.
Il Difensore Civico, con il suo provvedimento del 26 luglio 2005, ha riconosciuto le ragioni del Comitato, specificando che il Consiglio Comunale, in un colpo solo, aveva violato la legge giusta e applicato invece quella sbagliata: non quella in vigore al momento dell’adozione del Piano di recupero, ma un’altra (la n.

1/2005), che è invece entrata in vigore successivamente e concede ai cittadini solo 45 giorni di tempo per presentare le osservazioni, invece dei 60 previsti dalla legge precedente (la n. 5/1995).
Il Difensore Civico ha quindi chiesto al Consiglio Comunale di annullare la delibera n. 68 del 2005, appunto per “violazione e mancata applicazione della legge regionale n. 5/1995”, “erronea applicazione della legge regionale n. 1/2005”.
L’annullamento di tale delibera è all’ordine del giorno del Consiglio Comunale del 26 settembre 2005.

Di conseguenza saranno riaperti i termini per presentare ulteriori osservazioni.

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