Recessione in Italia: la causa è non aver saputo prendere coscienza della strategia di sviluppo della economia e della Societa Europea della Conoscenza

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 maggio 2005 21:31
Recessione in Italia: la causa è non aver saputo prendere coscienza della strategia  di sviluppo della economia e della Societa Europea della Conoscenza


di Paolo Manzelli

Il Business d'impresa per lo piu' ingnora le problematiche a lungo termine, come quelle indicate dalla prospettiva di Lisbona 2000, e perciò stanno emergendo i problemi da recessione economica, che assumono una rilevenza strutturale sia pur non ancora in una condizione di irreversibilita'. La previsione socio-economica a lungo termine indicata dalla strategie di Lisbona ha subito un forte ritardo in tutta Europa, ma con tutta evidenza l'Italia per molteplici aspetti ha assunto la posizione infelice di fanalino di coda.



Una analisi responsabile dei costi e benefici a lungo termine della strategia di LISBONA 2000, oggi va fatta perché si possa ancora prevenire la malattia della recessione prima che diventi del tutto incurabile.

Gli indicatori della recessione sono rilevabili da semplici considerazioni:

1) sono aumentate le posizioni di rendita, ad es: il prezzo cosi elevato delle abitazioni e degli affitti, indicatore della difficolta di mobilita del lavoro nel cambiamento dello sviluppo tra la societa' industriale e post-industriale;

2) e' aumentata la povertà delle famiglie a basso reddito mentre la ricchezza si concentra sempre piu in poche mani a causa di un sistema iniquo di tassazione dei dipendenti a ed una elevatissima evasione dei liberi professionisti;

3) la persistenza di privilegi di casta quale ad es.

quelle dei notai che si arricchiscono a dismisura con il rogito che oggi potrebbe essere superato dalla computerizzazione e dalla firma elettronica .

4) la enorme spesa improduttiva orientata alla reclamizzazione dei prodotti, anziche all'effettiva crescita della qualita delle produzioni.

5) la enorme distanza tra Ricerca e Sviluppo, accumulata : a) sia per l'insensibilita' della Ricerca Universitaria ai nuovi modelli di formazione e sviluppo della Economia della Conoscenza, b) sia per la difficolta delle PMI a correlarsi ad un sistema di crescita scientifica e tecnologica ottenibile abbandonando progressivamente le produzioni facilmente copiabili e trasferibili, in altre strategie di produzione a forte valore aggiunto basate su contenuti scientifici e tecnologici elevati anziche sul basso costo della mano d'opera.

Analizzare puntualmente questi ed altri decisivi indicatori della incipiente recessione in Italia e' oggi un fatto di estrema responsabilita' politica e sociale.

Certamente il tempo per acquisire coscienza delle soluzioni da incentivare è divenuto breve.



In termini semplificanti, la divisione internazionale del lavoro puo essere immaginata come una scala, dove chi sale dal basso preme chi sta sopra di lui a salite ulteriormente, così che se chi sta sopra ingombra l'accesso a posizioni piu elevate, chi spinge tende a scaricarlo dalla scala.

L'esempio e' induibitabilmente brutale e riduttivo, ma permette di capire che se i paesi emergenti di economia agricola passano al gradino successivo della economia indistriale, i paesi altamente industrializati, debbono salire ad un livello differente di startegia di sviluppo, detto senza mezzi termini ECONOMIA post-industriale basata e guidata della CONOSCENZA piu avanzata.



Da questa semplice immagine nascono tutti i problemi della nostra societa' che tende ad adagiarsi su politiche e concezioni culturali di fatto diametralmente lontane dalla evidenza delle necessita di un profondo cambiamento della economia e della sociata' della Conoscenza.

Certamente il cambiamento non riguarda solo e soltanto il sistema di produzione ed il raggiungimento di livelli di qualita scientifica e tecnologica avanzati, pertando difficilmente copiabili e trasferibili nei paesi ad incipiente ed emergente industrializzazione, ma soprattutto riguarda prevelentemente il cambiamento delle stesse conoscenze e della relativa loro formazione, realizzata e modulate non piu' secondo le modalita di sviluppo delle obsoleta societa industriale ma di quelle innovative e per molti aspetti creative della Societa della Conoscenza condivisa.


E' proprio l'aspetto di condivisione socio-economica della innovazione cognitiva quello che fatica a rendere comprensibili le irrinunciabili sigenze di sviluppo della Societa Europea della Conoscenza.

Pertanto la necessaria interfaccia tra il cambiamento cognitivo e la nuova dimensione dello sviluppo socio-economico risiede proprio nelle istituzioni piu vicine ai cittadini (Regioni, Province e Comuni) che debbono saper coordinare una risposta politica-organizzativa delle nuove esigenze di sviluppo per creare quelle condizione di sostenibilita' economiche scientifiche e culturali in una dinamica accellerata del cambiemento della divisione inyternazionale del lavoro.

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