Operatori di pace da proteggere: rischio per le Ong toscane?
D’Angelis: “Siamo i primi in Italia e presenti in tutto il mondo”. Cianferoni: “il mio rapimento ha portato una tregua”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 dicembre 2004 22:21
Operatori di pace da proteggere: rischio per le Ong toscane?<BR>D’Angelis: “Siamo i primi in Italia e presenti in tutto il mondo”. Cianferoni: “il mio rapimento ha portato una tregua”

Proteggere il lavoro umanitario degli operatori di pace nei paesi in guerra, per non trasformarli in strumenti della guerra mediatica. Questo l’appello lanciato al convegno di Siena “Quando la guerra colpisce gli operatori di pace. Il ruolo delle Organizzazioni non governative”, per iniziativa del Consiglio regionale della Toscana in collaborazione con l`Università della città del Palio.E la Toscana è la regione più a rischio –ha ricordato il consigliere regionale e membro dell`ufficio di presidenza Erasmo D`Angelis-, in quanto con 374 Organizzazioni non Governative è leader nazionale del settore, con oltre 90.000 volontari attivi che stanno lavorando a circa 400 progetti di cooperazione internazionale.

“Dobbiamo denunciare l’attacco agli operatori di pace –ha detto D’Angelis- che ha origine nella crescita dei conflitti e delle violenze nel mondo. Infatti, rispetto al decennio passato le spese militari sono cresciute del 25,8%”. Con l’acquisto di armi per 958 miliardi di dollari l’anno è avvenuta una chiara inversione di tendenza rispetto agli anni ’90 e le guerre oggi in corso sono ben 33, con una percentuale altissima di vittime civili. “Oltre ai civili e fra questi milioni di bambini uccisi, adesso vengono colpiti anche gli operatori di pace ed i giornalisti –ha continuato D’Angelis- e per ridurre gli effetti e le cause occorre l’impegno di tutte le istituzioni per incrementare le azioni ed i progetti di cooperazione nei paesi che soffrono ed in quelli più poveri”.

Al convegno hanno portato una toccante testimonianza sulle guerre di ieri e di oggi il vescovo di Fiesole, monsignor Luciano Giovannetti, e l’operatore di pace dell’Ong ‘Movimondo’ Andrea Cianferoni. Il primo ha ricordato la guerra vista con gli occhi dei bambini, quando lui ancora ragazzo fu presente alla strage di Civitella in Val di Chiana (Ar), nel 1944, da parte dei nazisti. Nell’occasione lui perse il padre ed altri 7 familiari, tutti civili inermi, uccisi per rappresaglia. Il secondo,invece, rapito nelle Filippine da criminali comuni ha analizzato la causa della sua rapidissima liberazione.

“Lo sviluppo economico e sociale è l’unica cosa che può fermare la guerra. Per questo –ha detto- la sicurezza degli operatori di pace nel contesto di un conflitto deriva dal rispetto che le comunità locali nutrono verso di loro. Noi di ‘Movimondo’ eravamo arrivati a portare aiuti dove non era mai arrivato nessun occidentale, per questo i miei rapitori sono stati subito isolati dalla popolazione locale. Per assurdo, quest’esperienza ha portato anche ad un accordo tra guerriglia ed esercito per lavorare assieme alla mia liberazione”.

Ma perché i membri delle OnG sono nel mirino? Il motivo principale è legato alla comunicazione, lo ha spiegato Maurizio Boldrini (giornalista e responsabile del Centro Comunicazione e Marketing dell’Università di Siena). “Siamo davanti alla prima guerra mediatico-globale e ciò è dimostrabile per tre motivi. Mai si era visto un così grande dispiegamento di mass media occidentali –ha detto Boldrini- nel raccontare la guerra al terrorismo, cioè la comunicazione è divenuta una componente tra le due forze in campo.

Secondo motivo: è stata strutturata una presenza autonoma di testate informative mediorientali. Infine, è cambiato il rapporto tra Stati, politica, eserciti ed opinione pubblica, perché il messaggio è letto contemporanemanete da più popoli con alfabetizzazione differente”. Al convengo di Siena hanno partecipato i massimi rappresentant.delle Organizzazioni non governative italiane(da `Un ponte per...` a Pax Christi, dalla Caritas a Movimondo fino al Consorzio Italiano di Solidarietà), della Croce Rossa, di storici come Marcello Flores, che ha ricordato che la Toscana ospita due dei quattro Master universiari italiani in “diritti umani”.

“Non è un caso –ha detto Flores- perché qui c’è attenzione e sensibilità a questi temi”. (G. di I.)

In evidenza