Danni da vaccino e trasfusioni: migliaia le pratiche trattate dal Difensore civico della Regione Toscana

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 ottobre 2004 14:35
Danni da vaccino e trasfusioni: migliaia le pratiche trattate dal Difensore civico della Regione Toscana

Sono 2603 le pratiche trattate dall’entrate in vigore della legge (1992 ndr), 475 in corso di istruttoria (267 quelle aperte dal 1 gennaio al 25 ottobre) di cui 16 riguardano minori, 62 familiari di persone decedute a causa di infezioni, 14 coniugi contagiati dal compagno o la compagna, 5 figli infettati da madri trasfuse durante la gravidanza, 31 operatori sanitari contagiati durante il servizio. Ancora, delle quasi cinquecento pratiche, 382 riguardano cittadini residenti in Toscana, 93 cittadini di altre 17 regioni (in particolare Sicilia, Sardegna, Calabria, Emilia Romagna e Puglia).

Tutte persone affette da patologie quali Epatite C (382), Epatite B (48), Epatite B+C (22), nuove Epatiti (4), AIDS (6), o cittadini che hanno subito danni neuromotori e cerebrali (13). Statistiche, numeri, tabelle illustrate nel corso di una conferenza stampa svoltasi oggi in Consiglio Regionale dal Difensore civico della Toscana Giorgio Morales: “Questo appuntamento non vuole essere solo un mero scambio di informazioni e numeri – ha detto Morales - Una raccolta di dati da leggere e dimenticare in fretta.

La conferenza vuole essere soprattutto un appello alla stampa perché tenga alta l’attenzione su questo dramma e sia veicolo strategico per informare i cittadini che il nostro Ufficio, in maniera totalmente gratuita, fornisce assistenza e consulenza nel complicatissimo percorso di richiesta di indennizzo e di risarcimento così come nella redazione di istanze e ricorsi. I mass media possono dare un contributo fondamentale. Pensate soltanto che delle 475 pratiche in istruttoria, solo 2 si riferiscono a cittadini venuti a conoscenza della nostra attività tramite la stampa”.

Il riferimento di Morales è all’attività dell’ufficio del Difensore civico riconosciuto come un: “Punto di eccellenza e di riferimento a livello nazionale, grazie anche alla collaborazione delle Associazioni AMEV (Associazione Malati Emotrasfusi e Vaccinati), CFT (Comitato Famiglie Thalassemiche Speranza di vivere) e FST (Fondazione Futuro Senza Thalassemia).Il nostro costante impegno su questa materia è quello di non abbassare mai la guardia su un dramma di così grande rilevanza nazionale che coinvolge numerosi cittadini e le loro famiglie che troppo spesso si sentono abbandonati e trascurati.

Questa nostra attività, che va ben oltre i compiti istituzionali, ci ha permesso di maturare un’esperienza tale da proporre e suggerire anche modifiche legislative più giuste e solidali” . Numerose sono le lettere inviate a vari esponenti istituzionali e parlamentari firmatari di proposte di legge in materia, con pareri, contributi, spunti esplicativi soprattutto circa la cancellazione del limite temporale per la presentazione delle domande di indennizzo. Secondo la legge vigente, infatti, le persone danneggiate in modo permanente da vaccini e trasfusioni hanno diritto ad inoltrare la richiesta entro tre anni dalla scoperta del danno: “E’ profondamente ingiusto – ha sottolineato Morales – che a molti cittadini venga riconosciuto il nesso causale tra le trasfusioni o le vaccinazioni ed i gravi danni subiti ma non venga loro concesso l’indennizzo perché hanno spedito la domanda non rispettando il limite dei tre anni”.

Anche sul fronte delle tabelle di indennizzo e relativi criteri di assegnazione del beneficio Morales ha insistito: “E’ irragionevole pensare che lo Stato riconosca la propria responsabilità ma non corrisponda alcun risarcimento perché le tabelle utilizzate per la valutazione del danno sono quelle usate per quantificare le malattie contratte durante la guerra che non prevedono i danni specifici da contagio virale. Così come non è giusto risarcire soltanto dal momento della presentazione della domanda e non anche dal manifestarsi della patologia.

Ancora più ingiusto è risarcire le persone gravemente danneggiate con poco più di 500 euro mensili ed un decesso con circa 78mila euro. Soprattutto alla luce degli accordi già fatti dal Ministero della Salute con alcuni studi legali, che riguardano quasi 800 cittadini e secondo i quali vengono erogate loro somme che variano da 388mila euro a 464mila euro, ed in caso di decesso 619mila euro”. E’ bene precisare che la stragrande maggioranza dei casi si riferisce a trasfusioni praticate prima degli anni ’90, in quanto da allora l’introduzione di metodologie di controllo delle donazioni ha consentito di raggiungere oggi elevati livelli di sicurezza rispetto alla trasmissibilità dei vari virus.

Occorre non solo lavorare a ristabilire criteri di giustizia e solidarietà più equi e rispettosi, ma è dignitoso soprattutto non lasciare che questi cittadini affrontino un calvario così pesante e doloroso in completa solitudine. (F.Cio)

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